SARTEANO. Una piccola ala del Castello di Sarteano si trasforma in palcoscenico per ospitare lo spettacolo “Il Canto di Amore e Morte dell’Alfiere Cristoph Rilke”. Il nuovo lavoro della poliedrica performer romana Gabriela Corini (in foto). Danzatrice, coreografa, ma anche attrice passata attraverso lo studio del metodo Stanislavskij- Strasberg.
Impegnata, questa volta, a narrare spaziando tra il linguaggio del corpo e della parola la vicenda realmente accaduta dell’alfiere Cristoph Rilke. Un giovane di diciotto anni che venne trucidato senza motivo dai turchi in Ungheria nel corso di una battaglia. Lui voleva solo tornare a casa….
In scena un rapido susseguirsi di quadri liberamente tratti dall’omonimo poemetto del poeta e scrittore austriaco Rainer Maria Rilke dalla stessa Gabriela Corini che lo interpreta impaginando (come lo definisce lei) “una incarnazione della poesia di Rilke”. Ovvero, far vivere la grande poesia rendendola concreta.
Sette repliche tra luglio, agosto e settembre riservate ad un ristretto pubblico di solo quindici persone a sera.
Le date sono il 23 e 30 luglio ore 22,00, il 13 agosto ore 22,00 e il 4-11-18-25 settembre ore 21,45.
Il biglietto di ingresso è di euro 10 e si può visitare anche tutto il Castello. Informazioni e prenotazioni presso Clanis al numero 3346266850.
Gabriela Corini, dopo un eclettico percorso improntato ad una ricerca di teatro interdisciplinare molto legato al corpo ed all’immagine, si “spoglia” di qualunque concetto di “regia”, per entrare nella narrazione, attraverso una esplorazione “sensoriale”. Ha alle spalle una massiccia esperienza nel teatro danza e a proposito si ricorda tra i suoi lavori: Icaro, Mediterranea, Miraggi.
La performance desidera nella sua essenzialità non inseguire ipotesi di “teatralizzazione”, ma si propone piuttosto di dare materialità al testo, incarnando la voce della poesia stessa. Un allestimento essenziale dunque, privo di orpelli, che trova nell’installazione all’interno del Castello, la sua più consona collocazione.
Rainer Maria Rilke trasse i temi di “Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke” da una cronaca apparsa nel 1665 a Regensburg, una relazione del conte Johan von Stauffemberg, secondo cui, l’alfiere Christoph Rilke, fratello di Otto von Rilke, signore di Langenau, Grànitz e Ziegra, avrebbe prematuramente incontrato la morte nel 1663, in Ungheria, combattendo contro i turchi durante la campagna di Raimondo Montecuccoli.
Scritto nel 1899 e pubblicato nella stesura definitiva nel 1912, il testo riscosse un ”successo travolgente”, come scrisse Ladislao Mittner, “e con ogni probabilità senza precedenti nella storia della lirica di tutta la letteratura mondiale…”.
Effettivamente ne furono vendute cinquemila copie nelle prime tre settimane, quasi duecentomila entro il 1922. Successo purtroppo nutrito anche dalla presenza al fronte di giovanissimi soldati, che fecero di quest’opera la loro dolorosa voce.
Costruito attraverso vividi frammenti il testo risulta nel suo complesso un opera di pura poesia, conseguendo comunque attraverso il susseguirsi dei “capitoli”, la forma narrativa del “racconto”.
E’ una donna in questo caso che narra, sorta di dea della prossimità, la quale si affianca ai ragazzi condividendo il loro ineluttabile “karma” sottolineando, attraverso una purezza incondizionata della sua partecipazione, i sentimenti umani e teneri di chi non conosce odio, ma “catarticamente” si appresta ad un “dovere”.