
SIENA. In occasione della giornata dedicata al femminile, esce in libreria il testo dedicato alla donna con il titolo: Uccise dal talento di Paola Dei e Alma Daddario per i tipi Porto Seguro.
Una drammaturga e una psicologa e critica cinematografica raccontano dodici donne, dodici artiste. Soprattutto dodici persone dotate di un talento fuori dal comune, che hanno lottato con determinazione per affermarsi in ambiti difficili, a volte ostili, ambiti in cui tutti gli aspetti gestionali e decisionali erano prerogativa maschile. Queste artiste sono state invidiate e spesso discriminate dalle donne stesse, sfruttate dagli uomini, osteggiate dalle famiglie, che non hanno esitato a spingerle precocemente verso una ribalta che le avrebbe private per sempre del diritto di vivere un’infanzia serena. Così è stato per Judy Garland, che proprio durante la lavorazione del Mago di Oz, fu imbottita di anfetamine e sottoposta a diete che ne avrebbero minato per sempre la salute, per aderire all’immagine richiesta dal ruolo.
Così è stato per Natalie Wood, spinta da una madre ambiziosa a esibirsi sin da bambina in film che l’avrebbero lanciata come “enfant prodige”, la cui misteriosa fine è a tutt’oggi un “cold case” ancora irrisolto, in cui il marito Robert Wagner resta il principale sospettato.
Ma così è stato anche per Frances Farmer, che, con un QI superiore alla media, fu sottoposta a lobotomia, nel tentativo di addomesticarne la natura anarchica e l’intelligenza, che la spingeva a discutere con i produttori più potenti della Paramount, in un periodo in cui il dictat di Hollywood era “Impara la parte e taci”.
E ancora Veronica Lake, sfruttata da un marito-regista, che l’avrebbe fatta sprofondare nella depressione, e la bellissima e straordinaria interprete di Via col vento Vivien Light, l’appassionata e ingenua Annamaria Pierangeli, unico grande amore di James Dean, la candida e scandalosa Linda Lovelace, la sfortunata Laura Antonelli, obbligata a sottoporsi a interventi di ringiovanimento per conservare l’immagine dell’eterna giovane, o la carismatica, magnetica e ingenua Maria Callas con i suoi amori sbagliati, l’irruente e ribelle Lupe Velez con il sangue messicano nelle vene e l’animo appassionato, la venere nera Dorothy Dandridge, prima attrice afroamericana ad avere la nomination, a un passo dall’Oscar che le fu negato, e Edith Piaf, passerotto cresciuto nei bordelli con la voce tanto potente da sovrastarne il corpo, la voce dell’anima.
Tutte grandi artiste, accomunate da capacità creativa e da talento, spesso obbligate a uniformarsi a modelli cui la loro vera indole non corrispondeva, portatrici di una capacità che reclamava fortemente una propria ragione d’essere, libera da imposizioni e dictat. Una capacità creativa imprigionata da imposizioni e stereotipi, che ne hanno determinato infelicità o nevrosi.
Tutte avrebbero avuto il diritto di amare ed essere amate, il diritto di essere, di esprimersi liberamente, in un mondo che le ha spesso sottovalutate, sfruttate, considerate alla stessa stregua di un oggetto. Le loro vite private e il loro percorso artistico sono state costellate da luci e ombre in continua lotta fra di sé. Eppure tutte hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema e dello spettacolo, nelle varie espressioni artistiche che le hanno viste protagoniste, grazie a un innato talento. E niente, dopo di loro, sarebbe stato come prima in un mondo che non tollera interruzioni fra le luci sfavillanti di una festa improbabile e infinita.
Il testo che si avvale della prefazione di N. Borrelli, l’Introduzione di R. Tomassoni, la presentazione di P. Tassone e una intervista ad A. Prata, in occasione dell’8 marzo il libro sarà presentato via streaming Saranno presenti le autrici Paola Dei e Alma Daddario. Interventi di P.Tassone. Letture a cura delle attrici Anna Teresa Rossini e Silvia Siravo.