Dipinti, ceramiche, installazioni nelnome degli etruschi

Il tema è il “confine sacro” degli Etruschi, cioè Tular, da Thule, l’isola leggendaria di fuoco e di ghiaccio dove il sole non tramonta mai (Pitheas 330 a.C.). Ma anche da “ultima Thule” (Virgilio) nel senso di estrema, cioè ultima terra conosciuta, dove finiva il mondo e cominciava l’Aldilà. Tular è la pietra che segna il confine sacro. Il confine che nell’artista è rappresentato dal suo operare, tra istinto e ragione, il limite tra evocazione e intuizione, tra memoria e passione, tra il silenzio del passato e il clamore del presente. L’artista come eterno nomade si spinge fino all’estremo, alla ricerca del confine sacro, tra la Vita e un’altra Vita.
Secondo il curatore della mostra, Nicola Micieli, “il mondo visionario di Carlo Pizzichini è un inesausto fluire e depositarsi dei segni e un repentino loro rifluire, in scioltezza di manifestazione e di canto, verso nuovi approdi”. Carlo Pizzichini, nato a Monticiano (Siena) nel 1962, si diploma a pieni voti all’Istituto statale d’arte di Siena e all’Accademia di belle arti di Firenze. Inizia giovanissimo la sua attività professionale vincendo premi nazionali e ricevendo incarichi di lavoro da privati, Enti, Istituti bancari e religiosi. Si identifica in una ricerca pittorica personale che lo porta a compiere viaggi di studio e di lavoro, confrontandosi continuamente con culture artistiche differenti. Trasporta il tratto pittorico dalla tela a numerosi altri materiali, come la ceramica, il bronzo, la pietra, il cristallo, il vetro dipinto. Attualmente è titolare della cattedra di Pittura dell’Accademia statale di belle arti di Firenze.