Venerdì 24 lo spettacolo de “laLut”, in collaborazione con la compagnia “Le Faippole”, su testi scritti da Angiolo Cenni
SIENA. Nell’ambito del programma di celebrazioni per il 200° anniversario dell’inaugurazione del Teatro dei Rozzi, l’associazione culturale “laLut” propone per venerdì prossimo, 24 novembre, con inizio alle ore 21.15, il progetto di lavoro “Tre atti impuri del Resoluto”, articolato su tre testi cinquecenteschi, di cui uno inedito, dell’accademico Angiolo Cenni detto, appunto, Il Resoluto.
Il monologo “La vedova”, la breve commedia “Togna” e la serie de “Le stanze rusticali delle fanciulle da maritarsi” colpiscono per l’immediatezza e l’efficacia del linguaggio, oltre che per il crudo realismo dei temi e delle situazioni, e vengono interpretati con una raffinatezza e una sonorità della forma che li rendono un esercizio insieme teatrale e musicale. Le tre sceneggiature, dirette da Giuliano Lenzi e Marco Caboni, saranno interpretate da attori di lungo corso de “laLut”, insieme a giovanissimi quasi esordienti e alla compagnia “Le Faippole” di Monteriggioni, un gruppo teatrale amatoriale costituitosi sotto la guida de “laLut” in oltre 10 anni di laboratori e spettacoli.
“La vedova” è il monologo intenso ed emozionante di una donna che, perduti in un giorno marito e figlio neonato, offre il suo latte a chi ne ha bisogno e, rivolgendosi a un immaginario pubblico di donne senesi, decanta le sue qualità di balia e, forse, anche di amante.
“La Togna” è un breve e fulmineo atto unico in 18 ottave di endecasillabi: il villano Coverino vuol picchiare la moglie, sorpresa in flagrante adulterio col prete, ma lei si difende accusandolo di essere un fedifrago indefesso, pervertito, e di sfogare i propri appetiti sessuali con tutte tranne che con lei. Arriva un militare, che impedisce a lui di picchiarla, lo lega, fa raccontare a lei la sua versione, dopodiché la porta via promettendogli una vita migliore (intanto, diventare sua amante, poi, forse, fare soldi prostituendosi).
“Le Stanze rusticali delle fanciulle da maritarsi”, composte da 19 ottave e 6 sestine di endecasillabi , sono una sorta di parata di zitelle, presentate dal Resoluto, che ne decanta le virtù come un imbonitore: una grottesca sfilata, l’estremo tentativo di piazzare un campionario non più di prima scelta.
Il valore del matrimonio nella società laica e borghese, il ruolo della donna nell’ambito familiare e la crisi dei valori tradizionali rendono attuali questi testi, scritti oltre cinque secoli fa come divertissement di un’accademia di borghesi, per lo più artigiani, con la passione della letteratura e della scrittura in versi.