La nuova creazione multimediale Nautipoulpe di Bruno Letort, in prima assoluta al Chigiana International Festival & Summer Academy "Tracce"
SIENA. Un intenso programma musicale attende nel weekend il pubblico del X Chigiana International Festival and Summer Academy “Tracce”, a partire da venerdì 26 luglio, ad esplorare le multiformi tracce dei suoni tra passato e futuro, all’interno dei percorsi individuali dei compositori e degli interpreti in programma, che includono tanto i grandi protagonisti del nostro tempo – tra cui le “leggende” della Chigiana, i suoi docenti – quanto i giovani solisti e cameristi di domani, impegnati nei corsi estivi di alto perfezionamento chigiani.
Venerdì 26 luglio, nella Chiesa di Sant’Agostino, alle ore 21.15, il mezzosoprano Cristina Zavalloni, ecclettica figura di interprete, compositrice, autrice e performer, assieme a Lukas Ligeti, compositore e percussionista di fama internazionale, figlio di György Ligeti, con il Chigiana Percussion Ensemble capitanato da Antonio Caggiano, percussionista e direttore, l’elaborazione in live electronics di Alvise Vidolin, Nicola Bernardini e Julian Scordato, assieme al videoartista Thomas Pénanguer del centro Flashback di Perpignan (Francia), danno vita in prima assoluta all’opera multimediale Nautipoulpe del compositore rancese Bruno Letort, che ritorna alla Chigiana per presentare la sua “création” bastata sulla serie fumettistica Cités obscures (Città oscure) di François Schuiten e Benoît Peters, per 4 percussionisti, percussionista solista e video.
Il programma della serata comprende anche Síppal, Dobbal, nádihegedűvet (Con fischietto, tamburo, ance), per mezzosoprano e 4 percussionisti, capolavoro di György Ligeti scritto agli inizi degli anni 2000 e l’esclusiva prima assoluta per la Chigiana della performance di improvvisazione Pattern Transformation per 4 esecutori e 2 marimbe di Lukas Ligeti, di cui saranno eseguiti anche i brani più celebri tra cui Great Circle’s Tune II, Labyrinth of Stars e Entering: Perceiving Masks; Exiting: Perceiving Faces per marimba lumina, che il compositore definisce “uno strumento estremamente poliedrico e sofisticato che mi entusiasma. Un controller midi progettato dal defunto pioniere americano dei sintetizzatori Don Buchla. Anche se sembra imitare una marimba, dà il meglio di sé quando non si tenta di riprodurre la marimba né il vibrafono. Funziona con campi magnetici: ogni barra della marimba ha una bobina incorporata e le bacchette funzionano come antenne. Un invito a suonare in modo diverso e sviluppare nuove tecniche”.
S
u Nautipoulpe di Bruno Letort – Nautipoulpe nasce su commissione del Festival Today Musics del Théâtre de l’Archipel. Proseguendo la sua esplorazione sonora delle Città Oscure, serie fumettistica fantasy e noir di François Schuiten e Benoît Peters, iniziata all’inizio degli anni 2000 in particolare con l’Orchestre Philharmonique de Radio France, Bruno Letort fa tappa nella città di Mylos. Gli autori della serie presentano questa città come “la più spaventosa di tutte, dove i lavoratori e le loro macchine diventano una cosa sola, dove le quote di produzione dominano tutti i pensieri. La sua architettura in mattoni è piuttosto blanda e una moltitudine di camini emettono costantemente nuvole di denso fumo nero. Situato sulla costa occidentale del continente. Un misterioso Generatore Supremo si trova nel cuore della città, e rifiuti molto pericolosi sono murati nel quartiere di Lizbar. È questo strano legame tra uomo e macchina, che ricorda la drammaturgia di Metropolis, che il compositore presenta qui, ponendo la questione dell’interazione. Chi controlla chi, chi è schiavo di chi?
Dichiarazioni di Lukas Ligeti sulla musica di oggi e di domani – “Vedo un enorme potenziale di innovazione nella musica, commenta Lukas Ligeti, mi piace dire che il 99% delle possibilità musicali non sono ancora state scoperte, e se non le scopriamo la colpa è solo della nostra mancanza di immaginazione! e l’elettronica certamente permette l’innovazione, ma la musica concettualmente innovativa può essere fatta anche senza ausili elettronici. Personalmente, sono più interessato a utilizzare l’elettronica per indagare la relazione tra suono e movimento (ad esempio, su un controller midi, l’azione di suonare e il risultato sonoro possono essere dissociati l’uno dall’altro), e ad usarla come mediatore tra musicisti che interagiscono tra loro tramite il computer. Queste direzioni sono per me più interessanti della pura ricerca timbrica o dell’elaborazione dal vivo o dell’interazione uomo-macchina. Qualche anno fa, ho iniziato a sviluppare un nuovo approccio all’interazione di ensemble in rete tramite controller midi, che io chiamo “improvvisazione attraverso l’elaborazione dati cross-adattiva”. Gli inizi di questo percorso risalgono al mio periodo di docenza all’Università della California Irvine insieme agli studenti di dottorato Omar Costa Hamido e Kevin Anthony, e spero di continuare su questa strada. Sono anche interessato alla scoperta di nuove possibilità di strutture polimetriche e “politempo”, oltre che ai nuovi approcci all’interazione d’insieme”.
Su Síppal, Dobbal, Nádihegedűveli di György Ligeti – Il visionario, colorato e nostalgico ciclo canoro Síppal, Dobbal, Nádihegedűveli per mezzosoprano e quartetto di percussionisti (2000) ripropone per un’ultima volta il mondo fantastico tanto caro al musicista, riscontrabile anche nei Nonsense Madrigals di un decennio prima basati anche su testi di Carroll. Al contempo, con la presenza dei testi fantasiosi e nonsense di Sándor Weöres, il riferimento alla cultura nativa fin dal titolo tratto da una filastrocca infantile, l’impiego di melodie di sapore popolare e scelte compositive e sonore originali e tipiche dell’ultimo Ligeti, esso è segno tangibile della profonda e allo stesso tempo variegata coerenza del percorso di quest’autore nell’arco dei decenni. Il brano è frutto della tensione e della ricchezza di apporti e prospettive che confluiscono nella musica di Ligeti in maniera sempre più “corale” dopo gli anni ’90, con riferimenti alle forme e ai costrutti della tradizione che, al tempo stesso l’autore contribuisce a disgregare, puntando – al contrario di quanto si potrebbe pensare – ad esaltare proprio la vitalità di quella tradizione da cui proviene e alla quale vuole appartenere.
Le performance sono realizzate in collaborazione con Labo Flashback Perpignan (Francia) e con SaMPL (Conservatorio “C. Pollini” di Padova) e con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova.
Nei giorni successivi
Sabato 27 luglio, nella Chiesa di Sant’Agostino, alle ore 18.00 gli Allievi Chigiani del corso di Live Electronics – Sound & Musioc Computing, diretto da Alvise Vidolin e Nicola Bernardini, con la collaborazione di Julian Scordato (SaMPL, Padova) presentano in prima assoluta le loro creazioni, nate all’interno del laboratorio del corso, grazie alla collaborazione degli stessi docenti e in collaborazione con SaMPL (Conservatorio “C. Pollini” di Padova) e con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova.
A Palazzo Chigi Saracini, alle ore 21.15, nel Salone dei Concerti saranno protagonisti i gruppi cameristici allievi della masterclass di Quartetto d’archi e di Musica da camera tenuta dal violoncellista Clive Greensmith. Il concerto è realizzato in collaborazione con “Le Dimore del Quartetto”.
Domenica 28 luglio, al Teatro dei Rinnovati, alle ore 21.00, in un grande concerto sinfonico intitolato Ramifications, i giovani direttori Allievi Chigiani della masterclass di direzione d’orchestra tenuta da Daniele Gatti, docente e coordinatore e da Luciano Acocella, co-docente, alla testa della compagine sinfonica residente all’Accademia Chigiana, l’Orchestra Senzaspine di Bologna, coronano il loro percorso estivo a Siena cimentandosi con un programma estremamente sfidante, di rara esecuzione nei contesti concertistici internazionali. I giovani direttori Andrea Alessandrini, Sieva Borzak, Giovanni Conti, Kai Johannes Polzhofer, Sukjong Kim e Davide Trolton si alterneranno nella direzione di Ramifications di György Ligeti, del Concerto in mi bemolle maggiore Dumbarton Oaks di Igor Stravinskij, della suite Ma Mère l’Oye di Maurice Ravel e della Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven.
Su Ramifications di György Ligeti – La riflessione sulla scrittura polifonica e l’adozione della micropolifonia comportarono a propria volta, in connessione all’indagine sulle modalità della percezione sonora e musicale, il delinearsi un altro aspetto tipico della poetica e della musica ligetiana ovvero il fenomeno dei ritmi e delle melodie “illusori”. La sovrapposizione di moduli ritmici differenziati, così come lo spiccare di alcune altezze ripetute nel corso di un disegno continuo, determina nella mente di chi ascolta il sorgere di figure, temporalità e sovrapposizioni ritmico-melodiche ulteriori rispetto a quanto presente sul foglio. Tale esito è ottenuto con moduli ritmici o ritmico-melodici sovrapposti e caratterizzati da progressivi sfasamenti. Si origina da questa scrittura calcolata e rigorosa, alla quale Ligeti si riferisce anche mediante l’analogia col meccanismo di un orologio, un caleidoscopio ritmico-melodico che, giocato com’è sulla percezione di chi ascolta, ingabbia lo stesso ascoltatore nelle sue griglie mutevoli e allo stesso tempo inesorabili.
Di questo aspetto troviamo esempi straordinari nel Kammerkonzert per 13 strumentisti (fiati, archi, pianoforte e clavicembalo; 1969-70), brano in 4 movimenti il 3° dei quali porta proprio l’indicazione di “Movimento preciso e meccanico”, così come anche in un lavoro solistico come Continuum per clavicembalo (1968): qui la velocità d’esecuzione di una sequenza ininterrotta di crome non solo genera inesauribili e cangianti figure ritmiche e melodiche con ulteriori effetti illusori di accelerazioni e rallentamenti ma “liquefà” agli orecchi di chi ascolta il suono pizzicato e metallico dello strumento in un flusso unitario; quasi lo trasfigura in sonorità elettroniche. La scrittura micropolifonica si riscontra inoltre nel Quartetto per archi n. 2 (1968), nei 5 movimenti del quale le varie caratteristiche tipiche della composizione di quest’autore convergono in una pietra miliare della musica quartettistica del Novecento, e nell’orchestrale Ramifications (1968-69): qui Ligeti dà vita a un ulteriore sviluppo della propria ricerca sul suono e prescrive che metà degli strumenti suoni “in scordatura”, ovvero accordato un quarto di tono sopra il normale. Ritroveremo tale caratteristica, realizzata in termini più complessi, nel Concerto per violino.
Su Dumbarton Oaks di Stravinsky – Il corpo generoso del Concerto grosso, antico ma palpitante ancora nell’Europa dei Trenta, è il calco al quale, con dichiarata evidenza, si ispira il Concerto in mi bemolle maggiore di Stravinsky, noto col nome della proprietà – Dumbarton Oaks, nel distretto di Washington – dei coniugi statunitensi Bliss, che per festeggiare il loro trentesimo anniversario chiedono al maestro una nuova opera, creata nella loro dimora nel maggio del 1938 (sessant’anni fa, esattamente), per la direzione di Nadia Boulanger. Il periodo neo-classico dura ormai da tempo, ma l’invenzione lieve e divertita sa ancora nascondere l’usura del meccanismo. Citazioni contrappuntistiche, economia di mezzi orchestrali: l’imitazione bachiana rispetta questi parametri, e questi soltanto. Se ne stacca nella varietà timbrica, e soprattutto nella mobilità del ritmo, vero motore del concerto, anima inconfondibile del maestro anche nei travestimenti più ricercati.
Se l’armonia resta ferma, il tempo del racconto pulsa, invece e sempre, “a la Stravinsky”. Come scrive Sandro Cappelletto “Pierre Boulez è persuaso che il grande problema di Stravinsky sia stato «non rifare il Sacre», la bomba atomica della musica scoppiata quando l’artificiere aveva soltanto trentun anni. Poi, per non restare imprigionato dall’onda d’urto di quella eruzione sconvolgente, il suo problema è diventato cercare vie di fuga, veri o falsi o tutti e due che siano quei fogli settecenteschi dissepolti nelle generose e misteriose (tuttora) biblioteche di musica napoletane e poi portati a lungo con sé. Ma, e questo è il pregio mirabile, il creatore è sempre riconoscibile, anche all’ombra di queste amichevoli querce americane”.
Su Ma Mère l’Oye di Ravel – Attirato ripetutamente dalle tematiche infantili e dal mondo delle fiabe – un interesse culminato nel 1925 con l’opera L’enfant et les sortilèges – Ravel diede nel 1908 un proprio contributo alla letteratura pianistica per l’infanzia; Ma mère l’Oye, una raccolta di cinque brevi brani per pianoforte a quattro mani, ispirati ad alcune celebri fiabe tratte da celebri e meno celebri letterati del Sei-Settecento: Charles Perrault (La belle au bois dormant e Le Petit Poucet), Marie Catherine d’Aulnoy (Serpentin Vert) e Marie Leprince de Beaumont (La Belle et la Bȇte). Il titolo dell’intera raccolta deriva dall’antologia di Perrault, Contes de ma Mère l’Oye.
L’album pianistico fu dedicato ai piccoli Jean e Mimie Godebsky, figli dei coniugi Ida e Xavier-Cyprien, detto Cipa, forse i più cari amici che Ravel abbia avuto; venne scritto a Valvin, nella casa di campagna dei Godebsky. Il lavoro si rivelò però troppo difficile per i piccoli Jean e Mimie, e la prima esecuzione avvenne due anni dopo ad opera di due allieve di Marcel Chadeigne e Marguerite Long, la quattordicenne Génévieve Durony e l’undicenne Jeanne Leleu, futura “Prix de Rome”, che Ravel ringraziò con una delicata lettera.
Tuttavia le vicissitudini della raccolta erano ben lungi dall’essere terminate. Sedotto egli stesso dal fascino dello spartito pianistico, Ravel cedette ben volentieri alla richiesta del suo editore, e approntò una versione orchestrale, eseguita nel 1910 con esito trionfale.
Sulla Sinfonia n. 2 in re maggiore di Beethoven – La Sinfonia n. 2 in re maggiore di Ludwig van Beethoven è stata composta tra il 1800 e il 1802. Essa si situa sul margine estremo dell’esperienza beethoveniana che ancora risente degli influssi della tradizione, soprattutto di Haydn e di Mozart. Siamo ancora nella sfera delie opere giovanili dove già si avverte una delle caratteristiche fondamentali dello stile di questo maestro: la concisione. L’arte del comporre arriva con Beethoven ad un punto cruciale come mai si era verificato nel passato. Il materiale sonoro viene ora sottoposto ad un controllo rigoroso, ad una verifica imparziale in base ai quali vengono inesorabilmente scartati il superfluo, tutto quello che non inquadra perfettamente col pensiero dell’autore. Questo processo selettivo si manifesta chiaramente negli innumerevoli abbozzi lasciati da Beethoven e che servivano a preparare ed a formare l’opera futura. Se l’idea non possedeva una sua precisa impronta, veniva eliminata oppure elaborata fino alla sua definitiva individuazione. Un simile modo di operare, se da un lato rallentava di gran lunga i tempi necessari per la produzione di una composizione, dall’altro offriva il vantaggio di poter disporre di un lavoro formato da materiale sceltissimo e di altissima qualità. Naturalmente ad un simile trattamento sono sottoposti tutti gli elementi strutturali dell’opera fondendosi in un equilibrio perfetto per essenzialità e compiutezza formale. Venne eseguita per la prima volta nel 1803 a Vienna sotto la direzione dell’autore.
Biglietteria e informazioni – I biglietti dei concerti potranno essere acquistati on-line sui siti www.chigiana.org o www.TicketOne.it e presso le Biglietterie di Palazzo Chigi Saracini (in orario di apertura); inoltre il giorno del concerto la vendita proseguirà presso le rispettive sedi, a partire da due ore prima dello spettacolo. Prezzo unico di 20 euro (posti ridotti 15 euro), con prezzo speciale per gli studenti (5€); i concerti della sezione “Chigiana Factor” avranno tutti un prezzo di 5 euro. Le riduzioni sono riservate ai giovani sotto i 26 anni e alle persone di età superiore ai 65 anni; sono previste offerte speciali per gli Abbonati MIV della stagione 2023/24 e per altri enti e istituzioni convenzionati. Per informazioni: tel. 0577-220922 oppure via e-mail: biglietteria@chigiana.org
PROGRAMMI
26 luglio 2024, ore 21.15
Chiesa di Sant’Agostino, Siena
CRISTINA ZAVALLONI mezzosoprano
LUKAS LIGETI percussioni
CHIGIANA PERCUSSION ENSEMBLE
ANTONIO CAGGIANO percussioni e direttore
ALVISE VIDOLIN / NICOLA BERNARDINI live electronics
JULIAN SCORDATO coordinatore SaMPL
Thomas Pénanguer, videoartista
Bruno Letort Nautipoulpe per 3 percussioni d’acqua, elettronica e video
(prima assoluta della nuova versione per 4 percussionisti e percussionista solista)
György Ligeti Síppal, Dobbal, nádihegedűvet
Lukas Ligeti Great Circle’s Tune II
Lukas Ligeti Labyrinth of Stars
Lukas Ligeti Entering: Perceiving Masks; Exiting: Perceiving Faces per marimba lumina
Lukas Ligeti Pattern Transformation per 4 esecutori e 2 marimbe
In collaborazione con Labo Flashback e con SaMPL (Conservatorio “C. Pollini” di Padova) e con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova
27 luglio 2024, ore 18
Chiesa di Sant’Agostino, Siena
Allievi Chigiani
Alvise Vidolin docente, Nicola Bernardini co-docente
Julian Scordato coordinatore SaMPL
ALVISE VIDOLIN / NICOLA BERNARDINI live electronics
In collaborazione con SaMPL (Conservatorio “C. Pollini” di Padova) e con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova
27 luglio 2024, ore 21.15
Palazzo Chigi Saracini, Siena
Allievi Chigiani
Clive Greensmith docente
In collaborazione con “Le Dimore del Quartetto”
28 luglio 2024
Teatro dei Rinnovati, Siena
ore 21.00
Allievi Chigiani
ORCHESTRA SENZASPINE
Daniele Gatti docente e coordinatore
Luciano Acocella docente
György Ligeti Ramifications
Igor’ Fëdorovič Stravinskij Concerto in mi bemolle maggiore Dumbarton Oaks
Maurice Ravel Ma Mère l’Oye
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36