AREZZO – Non ha tradito le aspettative lo spettacolo “Italia mia” di Vincenzo Cerami, andato in scena al teatro “Pietro Aretino”: un esame di coscienza dell’Italia di oggi condotto sul filo della nostalgia e della parodia, un ritmo scenico dinamico e originale, che alterna monologhi dell’autore a brani musicali affidati alla voce piacevolissima, fresca ed altrettanto eclettica di Aisha Cerami, vera figlia d’arte, che duetta anche, con leggerezza e ironia, in brevi scambi di battute.
Sul fondo della scena si succedono le immagini degli emblemi del costume italiano dagli anni ’50 ad ora, gli stessi evocati dal testo di Cerami: un testo ricco, profondo, fluente, che mescola registri linguistici, citazioni petrarchesche (ahimè, quanto ancor attuali!) e filastrocche, neologismi e giochi di parole, intrecciando rime, assonanze, metafore, invenzioni linguistiche infinite e spesso molto divertenti, vivamente apprezzate dal pubblico.
Ma l’intento dell’autore non è tanto far sorridere, quanto innescare una miccia di riflessioni sul mutamento di costume avvenuto con il ‘boom’ economico e poi tecnologico che, se da una parte hanno prodotto benessere e scacciato i fantasmi della fame bellica, dall’altro hanno creato un pullulare di oggetti tecnologici e di stili di vita consumistici che rischiano di frenare ogni naturalezza o gesto creativo. Continuare a ‘sognare ad occhi aperti’, guardare al futuro come una scala punteggiata da ideali, è l’appello alla ‘sua Italia’, amata nonostante tutto. “Uomini sbiaditi, accecati come Edipo, che vivono sempre di notte”: questa è però l’amara conclusione che Cerami, con voce dimessa e quasi accorata trae dal suo sguardo rivolto con acutezza agli anni attuali, con “ferite che non hanno voce”.
Una voce l’hanno trovata in lui, scrittore a 360 gradi, che non ha deluso il pubblico aretino, quello ‘non sbiadito’ che si è recato a teatro ad applaudire chi, per di più, ha scelto la loro città come sfondo per un film da Oscar.
Tra nostalgia e futuro l’Italia mia di Cerami
di Genny Sestini