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Torrita: a tu per tu con Alessio Benvenuti

A poche ore dall

a cura di Nicola Censini
TORRITA DI SIENA. Il attesa del debutto al II Festival di Musica Classica un incontro col il violinista. 

Maestro Benvenuti, tra poche ore avrà inizio la seconda edizione del “Festival Internazionale di Musica Classica – Memorial Roberto Benvenuti”; ci può illustrare il programma e anticipare le principali novità?
Inizio dalle novità: ovvero che a quest’edizione è abbinata una piccola retrospettiva su mio padre che verrà allestita presso i locali della Biblioteca Comunale di Torrita e una mostra di pittura dell’artista fiorentino Andrea Granchi. Il festival, avrà inizio domenica 14 Aprile al Teatro degli Oscuri con il concerto del violoncellista David Cohen accompagnato al pianoforte da Alessandro Tricomi e proseguirà domenica 21 Aprile presso la Sala degli Archi di Villa Rocchi con l’esibizione del chitarrista svedese Johannes Mӧller. Domenica 28 Aprile ci sarà la presentazione del libro “Che mestiere fai? Il violinista. Sì ma di lavoro?”, scritto dal mio carissimo amico liutaio Antonio Bonacchi, alla quale seguirà il concerto di Andrea Cortesi al violino e Marco Venturi al pianoforte. Domenica 5 Maggio avrò la fortuna di esibirmi al Teatro degli con il Maestro Bruno Canino e domenica 12 Maggio concluderemo il festival con l’esibizione del The Cadenza Orkestra, un ensemble che dirigo ormai da tre anni e che presenterà sei concerti dell’Estro armonico di Vivaldi. 
Nella sua carriera ha viaggiato molto, soprattutto per lavoro, ma non nasconde di avere un debole per Torrita: che tipo di legame ha con il suo paese?
Con il mio paese ho un legame di sangue, sono nato e cresciuto qui, a Torrita ho gli affetti, gli amici, i ricordi dei miei primi concerti. Nelle interviste generalmente dicono “…il Maestro Benvenuti porta il nome di Torrita in giro per il mondo” in realtà porto con me il nome di Torrita sempre, perché tutte le volte che suono ricordo sempre il mio paese.
Nei giorni del Palio dei Somari l’hanno visto con il fazzoletto della Contrada Le Fonti..
.Se devo essere sincero abito nella contrada del Cavone da 30 anni, ma i primi 6 anni della vita li ho vissuti nella contrada Le Fonti; e, come tutte le cose che ti rimangono nel cuore, come Torrita, come il Palio, sono rimasto legato e fedelissimo alla Contrada Le Fonti.
Quando fa i suoi concerti in Italia e all’estero, cosa porta con sè di Torrita?
Il violino! No, scherzo!! Porto con me la sensazione di un ragazzino toscano che va in giro per il mondo a portare la sua arte, con Torrita e il suo territorio sempre nei suoi pensieri.
Ha viaggiato spesso all’estero. Da italiano, che sensazione prova a suonare in teatri importanti?
A dire il vero mi manca quell’ambiente dove la musica è nata e dove la musica dovrebbe tornare, ovvero i nostri bei teatri, quelli con i palchi, con la platea, con le poltrone rosse. Mi manca spesso quell’acustica, quella concentrazione del pubblico italiano. È vero che negli Stati Uniti ci sono degli ambienti meravigliosi, in Giappone così come in Palestina, ma spesso mi manca la bellezza dei nostri teatri, delle chiese e delle piazze italiane.
Ha accennato alla Palestina, cosa le ha lasciato quell’esperienza?
Io sono andato in Palestina in un momento difficile della mia vita e devo dire che lasciai l’Italia mal volentieri. Non partii con la stessa felicità di quando, ad esempio, andai in Colombia nel 2002. Come dice il film “Benvenuti al Sud” “chi va a Napoli piange due volte, quando si arriva e quando si parte”; in realtà a me la stessa cosa è accaduta con la Palestina perché nonostante le difficoltà di carattere politico ed etnico e lo scontro in atto tra Palestinesi e Israeliani, c’è in realtà molta voglia di dialogo. La Palestina purtroppo vive in momento drammatico e ad oggi rischia di precipitare in una guerra civile. Nel periodo in cui sono stato a Ramallah, ho conosciuto persone meravigliose, allievi che veramente volevano conoscere lo strumento violino. E comunque della Palestina mi è rimasto il calore della gente, l’accoglienza, il rispetto per la persona straniera; ho mantenuto tanti contatti e spero davvero di tornarci presto.
Negli ultimi mesi ha suonato con musicisti come Giovanni Allevi, i Pooh, i Baustelle… a lei che viene dalla musica classica, cosa hanno lasciato queste esperienze?
In realtà tutta la musica, anche quella leggera, viene dalla musica classica. Senza Bach non avremmo la scala tonale, non avremmo gli accordi, le triadi. È bello anche vedere come questi artisti, che continuano a suonare e a riempire piazze e teatri abbiano deciso di unire al gruppo anche l’orchestra sinfonica i cui suoni si mescolano benissimo a quelli degli strumenti amplificati e al loro genere di musica. Ad esempio, il Maestro Danilo Ballo, l’arrangiatore dei Pooh, ha fatto un arrangiamento splendido insieme all’orchestra sinfonica, praticamente il testo è rimasto lo stesso così come l’armonia, ma alla fine la canzone ne è risultata stravolta.
Qual è il suo giudizio sulla musica di Allevi e com’è dietro le quinte?
In questo momento nessuno ha il coraggio di definire lo stile musicale di Allevi. Anche se non è prettamente musica classica, per il suo modo di scrivere e per l’uso di un semplice pianoforte a coda, direi che suona musica classica. Giovanni Allevi dietro le quinte è una persona molto timida, ma allo stesso tempo ama il contatto con la gente; secondo me è una persona splendida ed ha un pregio che ormai molti musicisti hanno perso, ovvero quello di essere innamoratissimo della sua musica. Inoltre a differenza di quello che viene detto da molti, Giovanni è un musicista vero; quando compone la musica non usa pianoforte, non usa strumenti ma scrive tutto di getto, quello che ha in testa, scrive la partitura sul suo computer e il risultato è quello che sentiamo. 
C’è un genere di musica leggera, un cantante che le piace in modo particolare?
Sì, in realtà ce ne sono, anche se oggi ascoltiamo tanta “spazzatura. Io sono affezionato al passato della musica leggera, ovvero ai Doors, ai Beatles, ai Gun’s ‘n Roses, ai Pink Floyd. Attualmente a me piacciono artisti come Sergio Cammariere, Gualazzi, Fabrizio Bosso, Mario Biondi, i Pooh, Riccardo Cocciante, Battisti, Battiato, Giorgia e Celentano, che rimane uno dei miei preferiti. Il mio gruppo favorito rimane in assoluto quello dei Beatles: non posso stare nemmeno un giorno senza ascoltarli. 
Cosa pensa dei talent show tipo “Amici”, “X-Factor”?
No comment…il problema dei talent show è che se ce ne fosse uno ogni due anni, forse ne uscirebbe qualche talento. Anche Sanremo attualmente è talmente pieno di vincitori di talent che la canzone passa in secondo piano rispetto al personaggio che è stato creato. Il problema è che spesso non ne esce fuori un vero artista quanto semmai un personaggio, insomma, quello che ha la migliore casa di produzione. Certamente ci sono delle eccezioni, ad esempio all’ultima vincitrice di X-Factor, Chiara, che a me piace tantissimo.
Il suo rapporto con le nuove tecnologie e il loro rapporto con la musica.
Io sono un accanito sostenitore della musicassetta e dell’LP. Internet serve perché grazie a questo mezzo i giovani artisti possono mettersi in gioco e farsi conoscere. Non accetto la pubblicità facile sui Social Network, niente in contrario a questi mezzi di comunicazione, la cosa importante è però che vengano usati bene. Per quanto riguarda anche la musica classica, oggi si usano microfoni sempre più evoluti, nuove tecniche di registrazione.
Come la cultura in generale può essere il motore per rilanciare il nostro paese?
Grazie per la domanda per la domanda e approfitto perché vorrei fare un ammonimento. Riccardo Muti, Daniel Baremboim, Zubin Mehta, stanno facendo una giustissima campagna contro i tagli alla cultura e contro la chiusura dei teatri. In realtà la cultura è il motore di un paese, specialmente per la nostra Italia. La campagna di Muti è giusta, però è anche vero che andrebbero distribuiti meglio i fondi anche in riferimento agli stipendi. Ad esempio un direttore d’orchestra prende in un giorno 200 volte più di quanto non guadagni un musicista. È vero che stiamo parlando di grandi direttori, però è anche vero che senza i grandi musicisti che hanno in orchestra, il loro lavoro non sarebbe così ben diretto.
L’ultimo libro che ha letto?
Il libro del mio amico Antonio Bonacchi di Pistoia “Che mestiere fai? Il violinista. Sì, ma di lavoro”, l’ho finito di leggere proprio ieri sera, un libro molto molto interessante.
Il suo film preferito e la tua colonna sonora preferita?
Non ho un film preferito, ma una trilogia preferita, quella di “Ritorno al futuro” che secondo me è uno dei capolavori del cinema contemporaneo. È difficile definire la colonna sonora che più mi ha emozionato, forse “Chevalier de Sangreal” di Hans Zimmer, quella che accompagna l’ultima scena del film “Il Codice da Vinci”. Il più grande compositore di colonne sonore rimane per me comunque John Williams: senza le sue musiche non potrei immaginare film come Harry Potter, Jurassic Park, Star Wars, Lo squalo eccetera
Il suo  rapporto con la fede e con Papa Francesco?
Qui preferirei davvero risponderti no comment. Ho avuto la fortuna o la sfortuna di avere due genitori completamente diversi e differenti da questo punto di vista: una madre credentissima e un padre che entrava sempre in contrasto con ciò che lei diceva. Non era ateo, nemmeno io mi definisco ateo, però mi ritengo una persona che, come nella musica, cerca la verità. Io preferisco pregare con la musica ma non posso dire di credere in un Dio. Cosa penso di Papa Francesco? È un sudamericano, è un tifoso del San Lorenzo, è un argentino e penso che riavvicinerà molte persone alla Chiesa Cattolica.
Il rapporto con sua moglie e con la sua famiglia?
Mia moglie è fondamentale, è una persona che mi completa. Se guardi la storia dei musicisti al loro fianco c’è sempre stata una donna meravigliosa. Natalia è una persona indispensabile, come lo è stato mio padre. Lui è stato sempre il primo critico: quando a fine concerto venivano tutti a farmi i complimenti, lui invece trovava sempre dei piccoli errori, e io per tanti anni ho seguito più il consiglio di mio babbo che di tanti insegnanti. All’ultimo concerto al quale ha potuto partecipare, mi disse “Alessio, sei diventato proprio bravo!”. Capii che anche se quella cosa non me l’aveva mai detta direttamente, l’aveva sempre pensata.
Tre lati positivi e tre lati negativi del suo carattere…
Tra quelli positivi direi la semplicità, la confidenza e la sincerità, aspetti però che mi hanno messo molte volte anche in difficoltà. Sono caparbio, metodico, studio a metronomo, ripeto un passaggio cento volte. In realtà la dote della musica che in molti mi riconoscono è frutto di tante ore di studio; e se adesso mi riconoscono capacità e competenza è perché per tanti anni ha studiato il violino anche 18 ore al giorno. Tornando ai pregi, in realtà questi sono anche i miei difetti, perché se sei semplice, se dai confidenza alle persone, la gente poi si approfitta della tua semplicità e della tua confidenza, se poi sei anche veritiero… è finita.
Il sogno nel cassetto da uomo e da musicista
Quello che sto facendo tutti i giorni. Il desiderio più grande è di avere sempre tanta salute e tanta voglia di continuare a fare quello che sto facendo per tutta la vita per almeno altri cinquant’anni con la stessa felicità e semplicità di sempre.
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