di Giulia Tacchetti
SIENA. Un nuovo allestimento del Tesoro del Santa Maria della Scala riporta all’interno della Sagrestia Vecchia i reliquiari, le reliquie e l’Arliquiera, dipinta dal Vecchietta e fino ad oggi conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena.
Ieri, 17 aprile, è stata presentata al pubblico la realizzazione del progetto frutto della collaborazione, come ha avuto modo di dire il direttore Daniele Pitteri, fra il Comune, il Polo Museale della Toscana e Opera-Civita, rappresentata da Stefano di Bello. Questi, nel suo intervento, sottolinea che, grazie all’accordo di valorizzazione siglato tra il Comune di Siena e il Mibact, lo straordinario manufatto del Vecchietta viene ricollocato all’interno dell’ambiente per il quale era stato realizzato. “Abbiamo sostenuto il progetto perché ricontestualizza non solo opere e reliquie, recuperando il rapporto storico, politico, religioso che lega l’intervento del Vecchietta al loro trasferimento in questa sede alla metà del Quattrocento, ma anche perché rafforza l’idea del S. Maria della Scala come luogo della cultura e dell’identità cittadina”. La luce è il tema conduttore della mostra: le teche di vetro e i dipinti del Vecchietta dialogano tra loro in un tripudio di colori dei materiali e dei dipinti.
Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, dipinse le pareti, le volte dell’ambiente ed il prezioso armadio ligneo destinato a contenere le reliquie, acquistate a Venezia nel 1359 dal mercante Pietro di Giunta Torregiani e provenienti da Costantinopoli. Il lotto, come risulta dal documento originale di donazione, era costituito da reliquie inerenti alla Passione, alla vera Croce e alla Vergine, oltre a numerosi altri santi. A queste si aggiungeva l’Evangelario, dalla copertina in oro, smalti e pietre dure, che si può ammirare in tutto il suo splendore nel nuovo allestimento. A metà quattrocento è documentato il loro trasferimento nella Sagrestia Vecchia; per volere del rettore Giovanni Buzzichelli il Vecchietta decorò le pareti illustrando gli Articoli del Credo, dipingendo anche l’Arliquiera, armadio destinato a conservare i preziosi cimeli, ornato all’interno da otto storie della Passione del Cristo e all’esterno da dodici santi e beati senesi. L’intervento del Direttore del Polo Museale della Toscana, Stefano Casciu, mira ad informare come il trasferimento dell’Arliquiera del Vecchietta dalla Pinacoteca Nazionale al S. Maria della Scala si inserisce in un programma di collaborazione volto a rafforzare i rapporti tra le varie istituzioni, per informare i visitatori di Siena sulla ricchezza della città e la stretta interconnessione dei suoi musei, in questo caso tra S. Maria della Scala e Pinacoteca Nazionale, che ultimamente è rimasta un po’ fuori dai circuiti museali più visitati dal pubblico. Sappiamo che per la valorizzazione della Pinacoteca, che contiene tesori inestimabili, sono al vaglio vari progetti di cui per il momento non siamo stati ufficialmente informati.
Proprio sul tema della valorizzazione del patrimonio artistico della città abbiamo avuto modo di chiedere al Rettore dell’Opera della Metropolitana, Gianfranco Indrizzi, un suo parere su una eventuale ipotesi di esporre permanentemente al S. Maria della Scala un cospicuo numero di opere provenienti dal patrimonio ecclesiastico. Il rettore risponde che forse un progetto di tal genere potrebbe rivolgersi alle opere contenute nell’Oratorio di S. Bernardino, che per la sua posizione, nella Piazza di S. Francesco, rimane un po’ fuori dai circuiti turistici più frequentati, favorendo così i visitatori anche nei periodi di bassa stagione. In questo modo, aggiungiamo noi, si andrebbe a concretizzare l’immagine, fortemente voluta da tutte le istituzioni della città, di realizzare uno dei più grandi musei d’Italia in grado di contenere numerose mostre permanenti , come documenti di riconoscimento dell’identità cittadina, ma anche temporanee, come l’ultima di Ambrogio Lorenzetti.
Indrizzi conferma il progetto di acquisizione del complesso del Monna Agnese, come ha avuto modo di comunicare durante la conferenza per la presentazione delle “Teste Grandi”per la facciata del Battistero, perché le numerose opere del patrimonio ecclesiastico contenute nel museo dell’Opa possano avere una appropriata collocazione e quindi valorizzazione, quest’ultima ridotta dall’insufficienza degli spazi.