
di Paola Dei
SIENA. sull’emancipazione delle donNella Londra dei primi anni del 900 un gruppo di donne guidate da Emmeline Pankhust, carismatica fondatrice della Women’s Social and Political Union, combattono per far valere il proprio diritto al voto. Di Sarah Gavron con una appassionata Carey Mulligan e con Helena Bonham, Brendan Gleeson, Meryl Streep, Anne Marue Duff, il film distribuito da Bim, il film non è eccelso per ciò che concerne la realizzazione scenica, ma la sceneggiatura, scritta dalla felice penna di Abi Morgan, già nota al grande pubblico per le sceneggiature di The Iron Lady e The Hour, riesce a renderci partecipi di dettagli e accadimenti storici che rendono l’opera un prezioso archivio dove attingere notizie che hanno preceduto l’emancipazione della donna. Spinte da soprusi, ignorate dai giornali, considerate dai politici inette e instabili,costrette a subire le angherie di uomini che, come Mr. Taylor, abusa delle sue operaie, le suffragette sono deteniate a combattere anche con le armi della sopraffazione.
“Sono sempre stata rispettosa, ho fatto quello che dicevano gli uomini….ora basta.” sostiene incisiva la voce di Maud Watts interpretata da una ispirata Carey Mulligan che per difendere il proprio sesso e la propria sensibilità viene ripudiata dal marito e deprivata dell’unico suo figlio in mezzo a dolori e sofferenze che non hanno ragion d’essere e che la protagonista sostiene con grande dignità e determinazione.
“Se la legge dice che non posso vedere mio figlio, cambierò la legge…….. siamo di fanteria tutt’e due…. Cordiali saluti Maud Watts.”
Quanta sofferenza per qualcosa che avrebbe dovuto appartenere alla donna come un diritto innato, esattamente come per gli uomini. Nel film appare chiaro il senso dei termini condizione femminile, rivendicazione femminile, lotta femminile, mentre ci passano davanti agli occhi vetrine infrante da colpi di pietra, volti scarnificati, sevizie, torture, tutto ciò che la stampa dell’epoca raccontò in maniera edulcorata fino alla morte di Emily Davison avvenuta all’Ippodromo sotto il cavallo di Re Giorgio, che sconvolse il mondo intero e smosse finalmente le coscienze guadagnando l’attenzione di tutti i media. Perfetti i costumi, i chiariscuri, l’ambientazione plumbea è stupenda la solidarietà femminile che cerca il bene e presto se stessa e per le altre. Più volte la regista fa leva sulla capacità della donna di lottare, di resistere e prima dei titoli di coda ci offre una schermata con le date in cui nelle varie Nazioni è stato finale nate reso fattivo il diritto di voto per la donna. I. Testa a tutte le Nazioni l’Inghilterra nel 1918 in maniera incompleta, ultima in ordine di tempo, la Svizzera dove le donne hanno dovuto aspettare gli anni 70, e ancora di più l’Arabia Saudita dove il diritto di voto è stato concesso nel 2015.
In questi giorni al Cinema Pendola di Siena.