FIRENZE. Le 81 importanti missive inedite scambiate tra Volponi e Pasolini, oggi raccolte in volume dal professor Daniele Fioretti dell'Università del Winsconsin-Madison e pubblicate da Polistampa col titolo Scrivo a te come guardandomi allo specchio («Diaspro Epistolari» 12, pagine 216, euro 18), saranno presentate mercoledì 10 giugno alle 17 al Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux (piazza e Palazzo Strozzi). Interverranno i professori Riccardo Bruscagli e Maria Carla Papini dell'Università di Firenze e il professor Emanuele Zinato dell'Università di Padova. Saranno presenti anche il Curatore e l'Editore.
Sono più di 200 le intense pagine dello scambio epistolare fra le due grandi figure della cultura italiana del secolo scorso. Da un lato Paolo Volponi, poeta e narratore romano, autore di capolavori come Le porte dell'Appennino (Premio Viareggio 1960) e La macchina mondiale (Premio Strega 1965), dall'altro Pier Paolo Pasolini, uno tra i più originali e controversi intellettuali del Novecento. Il primo approccio tra i due non era stato sicuramente positivo e probabilmente nessuno avrebbe scommesso che, in futuro, sarebbe potuta nascere una bella amicizia e una stima mai venuta meno nel corso degli anni. I due infatti s'incontrarono per la prima volta a Pietrasanta in occasione del premio «Giosue Carducci» che si aggiudicarono ex aequo: le cronache riportano che Pasolini si lamentò non poco, nell'occasione, per avere dovuto dividere il riconoscimento con "il modesto Volponi", allora quasi sconosciuto sulla scena letteraria. Dopo una furibonda litigata, però, inaspettatamente fra i due artisti, quanto mai diversi per temperamento ma anche per stile e produzione, nacque un legame indissolubile. La loro corrispondenza copre un periodo di oltre vent'anni – dal 1954 al 1975 – e tocca vari argomenti, dalla sfera privata alla discussione sulla letteratura e sul mondo politico-culturale del tempo. Oltre che mediatore con l'ambiente romano (Bertolucci, Bassani, Moravia, Morante, Gadda) Pasolini è in questi anni una figura centrale per Volponi, che gli comunica i propri stati d'animo e gli sottopone le proprie poesie. Ci sono stesure provvisorie di alcuni dei componimenti che formeranno le sue più famose sillogi. Notevole l'influenza di Pasolini anche sulla nascita e sullo sviluppo della narrativa volponiana, a partire da Memoriale (1962) fino al dissidio con la pubblicazione di Corporale (1974) la cui torrenziale e sperimentalissima prosa invaderà anche il campo epistolare, soprattutto a partire dal 1972. Emerge una profonda specularità fra le due figure. La vita di Volponi pare un film: comunista, lavora vent'anni in Olivetti anche come capo delle relazioni umane. Nominato Amministratore Delegato, darà subito le proprie dimissioni. Poi la fulminea carriera nella Fondazione Agnelli: da collaboratore esterno a Presidente e successiva rottura, tutto in tre anni. Nelle lettere a Pasolini parla di sé, della originale esperienza lavorativa che lo porta lontano da casa, delle soddisfazioni in campo familiare e letterario, ma più ancora delle amarezze e delle difficoltà. Un lungo dialogo che solo la morte di Pasolini potrà interrompere.