Il testo
di Aurora Mascagni
SIENA Quali sono i meccanismi psicologici che portano una piccola realtà paesana a piegarsi di fronte ai disegni occulti di una personalità criminale e misteriosa? E’ possibile, attraverso discipline autorevoli come la neurobiologia e la psicologia evolutiva, spiegare in modo scientifico le concause che portarono Marcantonio Niccolai, pievano di Montorgiali, a commettere le più terribile nefandezze legittimato dal consenso dei Montorgialesi?
Questi sono alcuni degli aspetti che Oscar di Simplicio, docente di Storia Moderna presso l’Università di Firenze, ha voluto toccare nel suo nuovo libro, ‘Luxuria. Eros e violenza nel Seicento’, edito da Salerno Editore per la collana ‘Aculei’ e presentato ieri pomeriggio presso la Biblioteca Comunale degli Intronati (13 Febbraio) durante il terzo degli appuntamenti della rassegna ‘Lunedilibri’, promossa dal Comune di Siena in collaborazione con l’Università degli Studi.
‘La mia intenzione – ha commentato l’autore- non è tanto quella di fare giornalismo storico per riportare alle cronache lo spirito diabolico del Niccolai, né tantomeno di limitarsi ad un giudizio etico e morale (…). Piuttosto, mi interessa sollevare alcuni interrogativi universali sull’indole umana, anche con il ricorso alle neuroscienze: l’istinto dell’uomo è portato al bene o al male? E quali sono i rapporti tra natura e cultura a livello del comportamento?’. Marcantonio Niccolai è il protagonista di un ventennio di abusi, violenze, angherie perpetuate all’interno di un sistema di connivenze che coinvolgono gli ambienti ecclesiastici e nobiliari della società senese.
Il testo ricostruisce le vicende criminali del personaggio, pievano fino al 1645, attraverso gli atti di cronaca giudiziaria dell’epoca, che ricostruiscono l’istruttoria tenutasi tra il 1631 e il 1633 e che sono conservati presso l’Archivio Arcivescovile di Siena. Di Simplicio ha messo in luce le novità di ordine documentario e concettuale che nel 2011 sono emerse nell’analisi di un processo analizzato per la seconda volta dal punto di vista storico: grazie all’apertura degli archivi dell’Inquisizione, successiva al Giubileo del 2000, è stato possibile approfondire le ricerche e dimostrare che l’intero grossetano pullulava di azioni stregonesche; inoltre, anche l’incredibile sviluppo delle neuroscienze nell’ultima decade del ‘900 (il cosiddetto ‘decennio del cervello’) ha permesso di rivisitare e approfondire i fatti.
Che cosa ha spinto uno storico come il Di Simplicio a voler indagare attraverso altre discipline un’indagine storica e giudiziaria? ‘Allo storico interessa la tappa evolutiva non automatica tra oggetto causativo e risposta emozionale’. In questo caso, il tentativo è quello di comprendere il meccanismo della ‘paura’ dei paesani fino alla loro reazione.
All’incontro di presentazione dell’opera era presente Martina di Simplicio, medico psichiatra e ricercatrice presso la Oxford University, nonché figlia dell’autore, la quale ha invitato gli specialisti presenti a intervenire. Cosa direbbe uno psichiatra del Niccolai? Questa la domanda alla quale hanno tentato di rispondere sia Simone Rossi, professore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Neurosensoriali delle Scotte, e Alberto De Capua, chirurgo specialista in psichiatria presso lo stesso Policlinico. In quale patologia è possibile inquadrare la personalità del protagonista? Difficile rispondere attraverso la psichiatria, afferma De Capua, in quanto manca l’elemento fondamentale per poter permettere una diagnosi attendibile del soggetto, ossia la possibilità di intervistarlo. Tuttavia, considerando come traccia anamnesica i dati rintracciabili nelle fonti documentarie, sembrerebbero assenti nel soggetto alterazioni significative dell’umore che ricondurrebbero ad una vera e propria patologia. Possiamo parlare quindi del Niccolai come di una personalità antisociale? In effetti, il protagonista appare senza dubbio infastidito dalle regole della società e irrispettoso dei sentimenti altrui.
Sia De Capua che Rossi hanno dichiarato l’impossibilità di effettuare un quadro diagnostico preciso e classificare in maniera inequivocabile il disturbo del Niccolai. E quanto peso dare alla predisposizione genetica nei comportamenti devianti? Alle neuroscienze si chiede se nel momento del crimine il libero arbitrio della persona fosse intatto o meno ma, sostengono gli esperti chiamati a dibattere, le neuroscienze possono localizzare determinati atteggiamenti, rispondendo al ‘cosa’ succede nel momento in cui il soggetto fa determinate scelte. Comprendere il ‘perché’ si arriva a pensare ed agire in un certo modo è senz’altro un compito più arduo, che le scienze della mente da sole non possono risolvere.
‘Leggendo le carte di archivio ci si accorge che il ‘mind reading’ di Niccolai è uno dei tratti determinanti della sua personalità’, afferma Di Simplicio. Il lussurioso Niccolai aveva forse una capacità particolare di prevedere gli atteggiamenti dei suoi pievani così da poterne manipolare i comportamenti e prevaricarli, mantenendo la sua autorevolezza e restando per lungo tempo impunito?
Gli studiosi presenti al dibattito hanno riflettuto sulla possibilità di un meccanismo di ‘proiezione’ messo in atto dai Montorgialesi, una modalità di difesa psicologica che consiste nello spostare su altri individui sentimenti o parti della propria personalità. In altre parole, i pievani avrebbero inconsciamente fatto del Niccolai uno strumento catalizzatore per poter vivere i comportamenti repressi senza sentirsi colpevoli.
Con questo testo Di Simplicio inaugura un nuovo metodo interpretativo della storia, avvalendosi di un approccio multidisciplinare, coniugando la ricerca documentaria con la diagnostica delle neuroscienze e lo studio del comportamento umano, seguendo il metodo cognitivo e l’analisi comportamentale.