di Augusto Codogno
MONTERONI D’ARBIA/CUNA. Chissà quando mi ricapiterà di accompagnare un famosissimo personaggio a visitare uno dei luoghi più belli e misteriosi della Val d’Arbia? E poi non vi nascondo una doppia soddisfazione: quella che un personaggio di tale calibro conosca (chissà per quale arcano motivo) almeno qualcosa della nostra piccola realtà, sconosciuta anche a molti nostri concittadini e quella (più narcisistica) che per farle da guida abbiano cercato proprio me.
Ma chi è Frances Mayes, donna americana dalle mille passioni?
E’ una poetessa, scrittrice di saggi e di romanzi, conosciuta soprattutto per un suo libro di grandissimo successo dal titolo “Sotto il sole della Toscana” (per due anni il libro fu primo in classifica negli Stati Uniti) e dal quale fu tratto il film omonimo, girato proprio in Toscana nel 2003.
Insegnante all’Università di S. Francisco di Scrittura Creativa e Presidente del medesimo Dipartimento, ha pubblicato molti lavori di poesia ed alcuni reportage dei suoi viaggi a giro per il mondo, che poi sono subito diventati bestseller. Tra i suoi libri più famosi citiamo soltanto “Bella Tuskany: the Sweet Life in Italy”, “Shrines: l’Italia e i suoi Tabernacoli” ed il romanzo “Swan”, oltre al già citato “Sotto il Sole della Toscana” ed il successivo “Sotto il sole del Mediterraneo”.
Dunque capirete che grandissimo onore sia stato per me accompagnarla nella visita della chiesa e della Grancia di Cuna. Purtroppo il mio inglese “quasi inesistente” è stato soccorso dalle traduzioni di un amico comune, ma anche dal marito della scrittrice che parla un buon italiano.
Mi ha colpito la curiosità e l’ammirazione per la nostra storia, le nostre tradizioni, il nostro paesaggio, il nostro cibo.
Tanta la sua voglia di sapere, di conoscere e la meraviglia e lo stupore per qualsiasi cosa si poneva davanti al suo sguardo.
Una bella mattinata, trascorsa a cercare di far comprendere ai due americani, come funzionasse una grancia, a cosa servisse, perché fu fortificata, l’importanza della francigena e tante altre cose, con l’idea e la speranza che se ne siano andati soddisfatti e appagati. Almeno spero!