Divertente rivisitazione di Massimiliano Bruno della celebre opera di William Shakespeare
di Giulia Tacchetti
SIENA. Tutto è spettacolo: dalla recitazione degli attori, ai costumi, alle musiche. Ci riferiamo all’ultima rappresentazione del 17 febbraio dell’opera di William Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate” al Teatro dei Rinnovati di Siena. La rappresentazione scorre velocemente tra battute esilaranti, musiche coinvolgenti, risate tra il pubblico (anche bambini delle scuole elementari), soprattutto quando il gruppo dei teatranti si esprime nell’Italiano medievale di “Brancaleone alle crociate”. Alcune scene musicali richiamano non solo per il canto ma anche per i costumi film come “Moulin rouge”. Scene comiche ci riportano al mondo del cabaret. Queste secondo noi sono le caratteristiche della rivisitazione di Massimiliano Bruno della commedia di Shakespeare. Il regista si è mantenuto fedele al testo, a parte la licenza nel linguaggio dei teatranti e si è avvalso di un cast all’apparenza impropabile, che invece si rivela brillante e sicuro nel proprio ruolo. Vediamo un Paolo Ruffini sotto una veste diversa dal comico toscano un po’ sboccato. Buona dizione e gestualità appropriata nel ruolo di Puck, spirito folletto, che rappresenta l’aspetto imprevedibile e capriccioso dell’amore. Che dire poi di Stefano Fresi (Bottom) veramente godibile nella sua recitazione vivace e divertente. Violante Placido nel ruolo di Titania indossa un costume nero che rende ancora più magica la sua rappresentazione di regina delle fate e degli elfi, confermandosi brava attrice e cantante. Le scene un po’ scarne scompaiono sotto l’uso sapiente delle luci e delle musiche (Roberto Procaccini) che riempiono il palcoscenico.
Quello che secondo noi manca nella rappresentazione è una intima riflessione sui significati nascosti del mondo shakespeariano, da cui scaturisce la magia della fusione tra mondo fantastico e realtà. Manca il mondo incantato della foresta, luogo d’incontro degli innamorati in cui il sogno prende il sopravvento sulla realtà; i suggestivi notturni in cui fate e folletti ballano illuminati dalla luna, elementi che rendono raffinata la commedia. Puck chiude la rappresentazione con le parole “…Noi altro non v’offrimmo che un sogno “, insiste che si è trattato di una vicenda irreale. Ma attraverso lui parla Shakespeare, che lascia intuire quanto tutto sia ambiguo, quanto sia capriccioso l’amore tra gli esseri umani, ponendosi/ci continuamente una domanda: “ qual è la vera realtà?” . Titania, regina delle fate e degli elfi, per colpa di una pozione magica preparata da Oberon è costretta ad innamorarsi di un uomo trasformato da Puck in asino. La situazione di Titania diventa comica, anziché malinconica e pensosa. Nella sua degradazione Shakespeare vuole rappresentare la precarietà del sentimento amoroso reale, che, quando passa dalla dimensione ideale a quella del quotidiano, si carica di valenze ambigue e contraddittorie. Secondo noi nella rivisitazione di Massimiliano Bruno manca l’elemento intimistico e riflessivo delle situazioni, facendo del “Sogno di una notte di mezza estate” un adattamento troppo “pop”, usando un’espressione di Ruffini durante un’intervista, una commedia degli equivoci.
If we shadows have offended,
Think but this, and all is mended:
That you have but slumbered here
While thgese visions did appear.
And this weak and idle theme,
No more yieldingbut a dream.
Gentles, do not reprehend.
If you pardon, we will mend.
And, as i am an honest Puck,
If we have unearned luck
Now to scape the serpent’s tongue
We will make amends ere loing,
Else the Puck a liar call.
So, good night unto you all.
Give me your hands if we be friends,
And Robin shall restore amends”.