I talent show e la carriera. O il dimenticatoio...
di Davide Battente
SIENA. 10 marzo 2008. Su Rai 2 va in onda la prima puntata del talent show italiano x-factor, connubio di giovani voci e ingenue menti. Il programma è strutturato in poche semplici fasi a eliminazione dove una giuria,composta da alcuni famosi artisti italiani,stabilisce il vincitore finale. Il talent show televisivo ha subito riscosso un grosso successo a livello mediatico,tanto che la Rai ha deciso di prolungare le stagioni (per ora siamo alla sesta,conclusa). L’idea iniziale del programma non era male,il problema è sorto quando il vincitore del concorso si è posto la seguente domanda: “Ora cosa faccio?”. Qui sono entrate in gioco le major discografiche. Esse catapultano in un mondo di “squali” giovani band o artisti ricomprendoli di pressioni e soldi, tanti soldi… troppi. Questo, purtroppo, impedisce agli emergenti artisti di crescere musicalmente e di trovare una propria identità all’interno del mondo dello spettacolo. Come ha affermato in una recente intervista Dave Gahan, frontman dei Depeche Mode, nota band inglese famosa a livello interplanetario :”Noi siamo stati fortunati a lavorare sin dall’inizio con un produttore, Daniel Miller, che in studio non se ne è mai uscito con la domanda: ‘beh dove è la hit per le radio?’ Il fatto è che oggi come oggi questo lavoro è orribile. Vieni giudicato, il tuo lavoro non sempre viene apprezzato e quando qualcuno apprezza molto il tuo lavoro molto probabilmente non apprezzerà quello che farai dopo perché inevitabilmente lo paragonerà a ciò che hai fatto immediatamente prima. A una band che abbia un minimo di talento serve tempo per crescere…”.
Ovviamente come il buon Dave Gahan dice, le case discografiche, ma soprattutto X-factor, mancano di progetti a lunga scadenza che consentano all’artista una maturazione interiore e musicale. Tutto questo processo va a danno della musica perché tarpa le ali a giovani artisti che potrebbero fare tanto ma non possono e sono costretti a vivere nel mondo dell’”underground” musicale mondiale. In Italia, fortunamente, nell’ultimo anno sono riusciti ad emergere due grandi artisti underground come “Il Cile” e “Le luci della centrale elettrica” sulla scia del consolidato successo della band italiana Baustelle, anche’essa nata in ambiti underground. Inevitabilmente anche loro sono stati trascinati nella spirale delle major discografiche, purtroppo. Una domanda che sorge spontanea a questo punto quindi è: meglio rimanere dei piccoli artisti a livello regionale, con scarsa fama e pochi soldi ma coerenti con i propri ideali, o famosi e ricchi ma con molte ipocrisie sulla coscienza? A voi la risposta. Di una cosa abbiamo la certezza. Tutti gli artisti sono sistematicamente sistemati nel sistema delle major discografiche.