di Ilaria Sciascia
SIENA. Uomo moderno e anticonformista “Messer Simone Martini“, nell’arte pittorica che seppe trasformate da arcaica e bizantina in moderna e nuovissima, nel privato dove seppe stravolgere tutte le regole della tradizione, sposando a quaranta anni, Giovanna Memmi, portando lui, uomo, una ricchissima dote perché ormai celebre e affermato.
Roteavano nella mente questi pensieri quando ho rivisto, dopo i recenti restauri, gli affreschi del maestro dipinti nella Cappella di San Martino, nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. La descrizione della vita di San Martino è solo uno spunto per il nostro Simone Martini.
San Martino, nato in Pannonia nel Quarto secolo d.C., dopo aver intrapreso la carriera militare, ben presto si spoglio’ dell’abito militare convertendosi alla povertà e ad Amiens dono’ il proprio mantello al povero. Fu acclamato dal popolo vescovo di Tour e lì morì nel 397. Simone Martini descrive le varie scene del ciclo in uno spazio concreto e dinamico, utilizzando colori squillanti,armonici, preziosi e illuminando i volti dei personaggi con un morbidissimo, chiaroscuro, applicando una tecnica solo ed esclusivamente sua. Descrive gli abiti con tali preziose stoffe che sembra di palparle e non dimentichiamo che la moda nel ‘300 in Toscana raggiunse livelli elevatissimi.
Gli affreschi furono completati tra il 1317 e il 1320 prima della grande pala celebrativa del “Beato Agostino novello” per l’ordine eremitico Agostiniano di Siena, un tempo nella chiesa di Sant’Agostino, oggi alla Pinacoteca Nazionale di Siena.
Gli occhi non vogliono staccarsi da quei particolari, da quei volti e non vorremmo mai uscire da questo luogo, per assaporare ancora ed ancora, tale profonda bellezza e originalità.