Immagini di Franco Fortini e Daniele Vita in esposizione in città
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SIENA. Saranno inaugurate nel pomeriggio di oggi (25 settembre) alle ore 18 altre due mostre della sezione fotografia di Sienafestival che rimarranno aperte al pubblico, ad ingresso gratuito, sino al 14 ottobre.
A Franco Fortini, tra i più attivi intellettuali della sinistra italiana del secondo Novecento, è dedicata la mostra “Franco Fortini. Racconti dalla Cina. Fotografie di un viaggio (1955-1971)” a cura di Daniela Neri e Stefano Jacoviello in collaborazione con il Centro Studi Franco Fortini dell’Università di Siena, allestita negli spazi del Cortile del Rettorato (Via Banchi di Sotto 55).
«Guardavo dalla finestra, oltre le foglie dei salici e i fiori del giardino, il lago che Marco Polo aveva descritto, le colline, la pagoda lontana; suonavano all’orecchio i toni ora rauchi ora squillanti della lingua cinese; intorno ai tavoli erano, sopra le giubbe di cotone blu, intente, le facce ormai familiari dei nostri interpreti. Era questa la Cina? Negli anni a venire, se qualcuno mi avesse detto: “com’è la Cina?”, avrei avuta nella mente una di queste immagini, paesaggi e persone fissati per sempre, falsi come istantanee. La Cina?» Critico letterario, poeta, traduttore, nell’ottobre del 1995 Franco Fortini si reca in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese come membro della prima delegazione italiana insieme ad altri intellettuali come Calamandrei, Cassola e Bobbio. Dal suo diario di viaggio nascerà il libro, “Asia Maggiore”, pubblicato l’anno dopo. La descrizione di quei luoghi lontani era già stata argomento della letteratura italiana, fin dai suoi albori: alla fine del Duecento Marco Polo aveva raccontato quel mondo per la penna di Rustichello da Pisa, e nel Seicento il geniale gesuita Matteo Ricci lo aveva illustrato all’Occidente, dopo aver appreso la lingua dei mandarini e scambiato con loro conoscenze scientifiche e saperi filosofici. Per Fortini il viaggio verso Oriente diventa l’occasione di una vera esplorazione, destinata non tanto a confermare quel poco che della Cina si sapeva quanto piuttosto a scoprire i presupposti del suo nuovo futuro. Attraverso le immagini fotografiche, Fortini tenta un’anatomia della rivoluzione maoista e cerca nel volto dell’altro il riflesso di un’utopia. Sostituisce l’idea di un paese popolato da mistici saggi e tolleranti circondati da oggetti graziosamente ineffabili – «ambigue giade e giardini dei supplizi» – con immagini che mostrano le «apparenze dimesse, cortesi e lievemente ironiche di uomini fermissimi e silenziosi, di donne modeste e sorridenti», in cui ritrovare l’integrità, la devozione e l’intransigenza necessarie a compiere quella rivoluzione che avrebbe rifondato un mondo in cui “la gioia di domani fosse la condizione dell’oggi”.
Quelle immagini sono oggi custodite a Siena, presso il Centro Studi Franco Fortini, eretto all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia in cui Fortini insegnò dal 1971, subito dopo il suo secondo viaggio in Cina e ora messe in mostra da Sienafestival. Il reportage di Fortini sulla Cina è un racconto al futuro con cui oggi tutti dobbiamo fare i conti.
Sempre alle ore 18, presso Foto Moderna (Via delle Terme 5-7), Daniele Vita, fotografo romano specializzato in reportage di teatro sociale, vincitore nel 2008 del Toscana Foto Festival, presenta “Cojimies” esposizione, realizzata in collaborazione con l’Associazione Giovanni Tedde di Sassari, dedicata al piccolo villaggio di pescatori che sino agli anni ‘80 rappresentava uno dei maggiori paesi produttori di gamberetti dell’Ecuador. Poi con l’epidemia ittica della macchia bianca la produzione dei gamberi scese del 75%. Quasi tutte le camaroneras chiusero e la disoccupazione invase il villaggio. Oggi solo pochissime persone hanno una piccola imbarcazione per vivere di pesca. Gran parte della popolazione vive, nell’ attesa che qualcosa arrivi. Arrivato lì casualmente, Daniele Vita fa una serie di incontri, a cominciare dai bambini, e conquista pian piano un rapporto di fiducia con la popolazione locale. L’amicizia con Tingo apre al fotografo le porte del villaggio, e gli permette di accedere alle abitazioni, alla sfera del privato, alla parte intima della vita. Questo reportage è valso a Daniele Vita l’invito a partecipare al premio Unicef POY 2011, con soli altri venti fotografi al mondo.
Il progetto è vincitore della borsa di studio G.Tedde-Progetto Fotografico 2012.