SIENA. L’antica fonte di Pescaia sorge nei pressi dell’omonimo torrente Pescaia, fuori dalla Porta di Camollia, tra la collina del moderno quartiere liberty di San Prospero e quella di San Basilio, al di fuori della Porta di Pescaia, chiusa nel 1369 per il grande timore di invasioni nemiche. La traccia di questa antica porta è ancora visibile nell’abside della pregevole chiesa di Fontegiusta, che fu eretta nei pressi della porta di Pescaia.
La Fonte di Pescaia, molto ben conservata e recentemente restaurata, è caratterizzata da tre bellissime arcate che ne sottolineano il corpo di fabbrica, anche se tra il Seicento e gli inizi del Settecento fu ampliata con la costruzione di una casa che rompe l’armonia della struttura architettonica.
Siamo in possesso di originarie fonti documentarie che risalgono alla metà del Duecento in cui si hanno disposizioni del Comune di Siena a commissionare la costruzione della fonte, l’ampliamento, la custodia e la pulizia ad opera dei maestri bottinieri. La Fonte di Pescaia, come ben ci ricorda un’iscrizione murata nella facciata, fu completata nel’agosto del 1247, al tempo del podestà Gherardo Lupi, alla fonte erano annessi abbeveratoi per cavalli e vari lavatoi.
C’é una cosa molto singolare da ricordare, con le sue acque si alimentavano i vivai dei pesci di fiume trasportati in città ancora vivi e conservati in fontoni o tomboli alimentati dallo stesso torrente di Pescaia. Ecco che anguille, gavedani e trote arrivavano all’importante mercato medievale di piazza del Campo ancora freschissimi e a questo la fonte di Pescaia deve il suo nome.
All’interno è stato allestito nel 2010 un notevole Museo dell’Acqua, ideato e progettato dagli architetti Roberto Santini, Goffredo Serrini e Claudio Zagaglia di Social Design, e realizzato dallo Studio Azzurro e dalla Mizar di Paco Lanciano. Il museo, servendosi di tutti i più moderni supporti tecnici e computerizzati, mostra la nascita di quel miracoloso progetto ingegneristico per la costruzione dei bottini, presentato nel 1334 da Jacopo di Vanni di Ugolino al Consiglio Generale della Repubblica di Siena. I bottini erano condotti sotterranei mattonati, che prendevano acqua fuori dalla città e la trasportavano all’interno, rifornendo sia le fonti pubbliche che i palazzi privati.
Gli speleologi dell’Associazione La Diana conducono i visitatori all’interno delle sale di questo prezioso e sconosciuto museo, che destano, una dopo l’altra, la curiosità e la storia, raccontando del mistero dell’acqua nella città di Siena.