Il direttore delle Città del Vino Corbini: “Mettiamo in campo nuovi progetti”
SIENA. “Siena può e deve riprendersi la centralità della promozione del vino. Qui si è sviluppata a partire
dal 1932 la cultura dell’enologia italiana, qui negli anni sono nate realtà che hanno fatto la storia
della promozione del vino: dalle Città del Vino al Movimento Turismo del vino, financo a Città dell’Olio e altre istituzioni analoghe. Oggi serve mettere in campo nuovi progetti, affinché Siena possa tornare punto di riferimento di questo mondo nonostante la chiusura dell’Enoteca Italiana Ente Vini. Le Città del Vino sono pronte a fare la loro parte”.
Lo ha detto Paolo Corbini, direttore dell’Associazione nazionale “Città del Vino” – nata a Siena il 21
marzo 1987 dopo lo scandalo metanolo e che oggi annovera tra i soci oltre 500 comuni italiani –
durante l’evento culturale allo stadio “Franchi” che ha preceduto la partita Siena-Alessandria.
Corbini ha sottolineato come “la pandemia ha dato nuovo slancio al mondo del vino, soprattutto da un punto di vista commerciale e di marketing. L’enologia, a fronte di qualche problema sulla distribuzione
Horeca, è stato il comparto meno colpito dalla crisi Covid ed è stato al tempo stesso quello che ha.colto una maggiore opportunità di crescita. Oggi le sfide sono tante, in particolare quella dello sviluppo sostenibile tenendo conto dei cambiamenti climatici che stanno modificando le colture ed ogni anno comportano problemi al ramo dell’enologia. C’è da crescere – ha detto ancora Corbini –
sulla promozione ed il racconto del vino. L’Italia ha un potenziale enorme rispetto alla Francia che però ha iniziato prima a promuovere il proprio vino ed oggi continua a primeggiare non tanto in qualità quanto in valore. Il vino italiano è in cammino, ha fatto passi enormi. Siena merita un ruolo centrale, visto il territorio che ci circonda con le sue 4 Docg famose in tutto il mondo, e prendere consapevolezza dei propri mezzi anche sul fronte della preparazione con ulteriori potenziamenti negli studi di formazione ed università. La mia speranza è che la Fortezza Medicea di Siena possa tornare ad essere il luogo di promozione delle nostre eccellenze, a partire dal vino”.
Il direttore delle Città del Vino ha ricordato anche il progetto Senarum Vinea, la bella iniziativa legata al recupero di antichi vitigni autoctoni senesi individuati negli orti urbani privati e dei conventi, che ha consentito di individuare circa 40 tipologie di vitigni diverse e che potranno dar vita ad un futuro vino di Siena: “La nostra associazione – ha ricordato Corbini – nacque dopo un
convegno di 39 sindaci che si svolse a Siena all’indomani dello scandalo del vino al metanolo che provocò morti e danni irreversibili. In quel tempo, proprio il vino era considerato come una qualunque bevanda ed il rischio di perderne cultura, ricchezza e radici storiche era concreta. Per questo quei sindaci decisero di dare vita ad un organismo che, con l’aiuto di tutti i comuni d’Italia legati alla viticoltura, potesse invertire la rotta. Pian piano ci siamo riusciti fino ad arrivare a iniziare a parlare di turismo del vino, oggi settore strategico ma trent’anni fa ancora tutto da scoprire, e per questo fummo protagonisti nel 1998 alla Borsa internazionale del turismo di Milano dove introducemmo per la prima volta le bottiglie di vino come veri e propri depliant turistici, iniziò così quel fenomeno del turismo enogastronomico in ciò che è diventato oggi. Tra i nostri ultimi progetti – sottolinea Corbini – sicuramente molto suggestivo è Senarum Vinea, le vigne storiche di Siena per la valorizzazione del patrimonio viticolo autoctono e delle forme storiche di coltivazione nella città murata. Si chiamano Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo gentile, Occhio di pernice,
Procanico, Rossone, Mammolo e si distinguono dai vitigni più noti soprattutto per una particolarità:
da centinaia di anni il loro terroir d’elezione è la città di Siena. Il progetto è attivo dal 2007 e oggi si
possono degustare alcuni di questi vini che ci raccontano Siena fin dal Medio Evo e di un mondo antico e poetico che è stato riscoperto”, ha concluso Paolo Corbini.