di Augusto Codogno
SIENA. Dopo oltre trentacinque anni, la Fanfara dei Bersaglieri è tornata ad esibirsi in Piazza del Campo. Bella iniziativa, quella di sabato scorso, che ha visto ben due fanfare suonare nella nostra città e, contemporaneamente, una bella mostra allestita nel Cortile del Podestà, dove erano esposti labari, foto e divise storiche di questo corpo.
In questa occasione, le associazioni dei bersaglieri della nostra provincia, mi avevano gentilmente richiesto di tenere un breve intervento sulla storia della fanfara e più in generale di parlare del rapporto tra questi fanti e la città di Siena. A due giorni dall’evento, avendo suscitato la curiosità ed il consenso dei presenti, acconsento alla pubblicazione integrale del mio breve intervento fatto nella sede del Palazzo Comunale in quella occasione.
“La città di Siena conobbe i Bersaglieri novanta anni fa e ne restò profondamente innamorata. Sulla storia di questo corpo voglio dire poco perché ormai è cosa nota, ma un piccolo cenno è obbligatorio, se non doveroso.
La Prima Compagnia Bersaglieri fu costituita a Torino nel 1836 ad opera dell’allora capitano del Reggimento Guardie (oggi Granatieri) Alessandro Ferrero de La Marmora. Fu concepita sulla base di un’autentica riforma della fanteria d’assalto, rivoluzionaria per quei tempi ed improntata sulle capacità individuali, sull’iniziativa del combattente e sulla velocità di azione. Il bersagliere doveva accoppiare all’abilità del tiro la massima mobilità sul campo di battaglia.
Il suo compito era di svolgere esplorazioni ardite ed operazioni con spiccata autonomia, quindi occorreva personale particolarmente addestrato, anche fisicamente. Ben due punti, dei dieci stilati dal decalogo di La Marmora infatti, prevedevano “Molto addestramento” (punto 4) e “Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia” (punto 5).
Da allora, pur passando gli anni ed i secoli, la figura del bersagliere è sempre stata accostata alla corsa, alla velocità, al movimento. Non ci sono infatti monumenti, non ci sono dipinti, non ci sono ricordi in cui questo fante sia rappresentato in atteggiamento statico, ma sempre di corsa o comunque in movimento. Sempre attivo dunque il bersagliere, sempre a corsa, tanto che anche il “fregio” dorato dello stemma è una bomba da granatiere con una fiamma a sette lingue, ma una fiamma inclinata, non ferma, a rappresentare proprio la velocità dello spostamento. E furono proprio i bersaglieri ad essere i primi a costituire nel 1910 i primi “battaglioni ciclisti” e che formarono nel 1926 il primo “Reggimento Ciclisti” e poi negli anni trenta il “Reggimento Motorizzato”.
E come poteva un corpo del genere avere una banda musicale uguale agli altri? La prima “Fanfara” nacque nel momento nel quale si costituì la prima Compagnia dei Bersaglieri. Accadde a Torino nel 1836 e, come raccontano le cronache, con la prima uscita ufficiale dalla “Caserma Ceppi”, il primo di luglio. Narra il Quarenghi che «…marciavano in testa dodici soldati colla carabina sulla spalla sinistra, tenendo nella destra corni da caccia con cui suonavano una marcia allegra, vivace e tale da far venire la voglia di correre anche agli sciancati…». Da allora i bersaglieri non poterono eseguire una sfilata senza fanfara, come scritto nell’atto costitutivo del 18 giugno 1836. Esso stabiliva che per ogni compagnia vi fossero 13 trombette ed un caporale trombettiere.
Si formarono poi le “Fanfare di Battaglione”, ma le compagnie continuarono a disporre di propri trombettieri. Alle trombe si aggiunsero col tempo altri strumenti a fiato. Oggi è l’unica banda al mondo ad esibirsi a passo di corsa. L’uso deriverebbe, secondo la tradizione popolare, dai tempi del loro ingresso di corsa in Roma, alla breccia di Porta Pia.
Siena conosceva già i bersaglieri, le loro eroiche gesta, la partecipazione alle tante battaglie risorgimentali. Li aveva ben presenti, sia perché molti senesi avevano partecipato alle guerre di indipendenza, sia perché erano stati dipinti nella “Sala del Risorgimento” del nostro Palazzo Comunale, dalle sapienti mani di Amos Cassioli e Pietro Aldi.
Ma il rapporto tra la nostra città ed i bersaglieri divenne veramente profondo quando, nel 1927, il 5° Reggimento Bersaglieri d’Italia si stabilì in modo permanente nelle nostre caserme, tra le nostre mura. All’inizio furono dislocati in Via delle Sperandie e nella Caserma del Carmine, subito dopo nel Forte di Santa Barbara, la nostra Fortezza, antica sede dei Regi Cannonieri.
Eh sì, perché gli ex Conventi del Carmine e della Madonna erano già stati trasformati ad uso militare con la legge del 22 dicembre 1861 che aveva dato ai ministri la facoltà di occupare le case religiose.
Per la precisione il Convento del Carmine fu confiscato dallo Stato nel settembre del 1862 e quello della Madonna (in via delle Sperandie) nell’aprile del 1864.
Dopo il loro trasferimento in Siena dunque, per i nostri cittadini divenne consuetudine incontrarli, anche perché spesso uscivano inquadrati di corsa od in bicicletta per allenarsi, preceduti quasi sempre dai trombettieri. Dopo le loro escursioni, sul far della sera rientravano in caserma dopo aver macinato decine di chilometri.
Ecco come ce li raccontava un vecchio senese: “A Siena si nasceva Bersaglieri! Noi di Siena avevamo la pretesa di essere nati Bersaglieri. Li avevamo visti da bambini, da sempre. Correvano come forsennati quando dall’Arco di S. Agostino arrivava lo squillo di tromba. Tornavano dalle marce in bicicletta, il fucile lungo la canna, il sudore che passava sopra la giacca di tela. E volavano rapidi nella piccola discesa di S. Pietro, verso la Caserma delle Sperandie. Quelli del Carmine prendevano per Stalloreggi e dovevano pedalare ancora in salita per cinquanta metri, fino alla madonna del Corvo: l’ultimo sforzo prima del rancio….Solo allora, da lontano, lo squillo della fanfara, i battimani sempre più intensi, l’entusiasmo collettivo. Arrivano! Di corsa, in fila per sei, con gli ufficiali avanti con le sciabole ricurve. Avremmo voluto non finisse mai. – Che vuoi fare da grande?. – Il Bersagliere! – Ci vuole petto robusto e muscoli d’acciaio……”
Ricordava ancora il Generale Antonio Donatelli, che studiò a Siena in quegli anni: “Mi sembra ieri quando giovane studente, vedevo sfrecciare per Piazza del Campo e Via Pantaneto una interminabile teoria di piumetti svolazzanti sulle vecchie biciclette; quando trascorrevo le mie ore di svago ad ammirare le loro esibizioni dai bastioni della fortezza medicea dove avevano la caserma; quando, nella mia vera emozione, li vedevo sfilare, fanfare in testa, per i magnifici viali della Lizza”.
Nel 1935 i bersaglieri senesi si trasferirono nella “Caserma La Marmora” fuori Porta Camollia, luogo intitolato al generale fondatore di questo corpo e molti di loro furono subito utilizzati nelle operazioni militari in Africa Orientale.
Nel 1937, proprio a Siena e proprio in questa caserma, i bersaglieri costituirono il “Reggimento Motorizzato”. Alcune immagini che ho potuto vedere, pubblicate in un libro scritto dal senese Biagini, testimoniano la baldanza dei nostri soldati sopra motociclette e Sidecar dell’epoca, con equipaggiamento d’assalto. Di lì a poco, i Bersaglieri di istanza a Siena furono inviati prima in Albania, poi in Grecia, in Russia, in Jugoslavia e in Tunisia.
Il tributo di vite pagato da questi ragazzi fu altissimo. Tra questi vorrei ricordare un atleta veneto a voi sconosciuto. Veniva da Casalserugo, provincia di Padova. Era molto portato per il podismo e, viste le sue capacità nella corsa, fu arruolato nei Bersaglieri ed inviato a Siena. Tornato poi alla sua vita di agricoltore aveva scelto di trasferirsi a vivere nella nostra provincia con i genitori e tutti i suoi fratelli e sorelle. Ma appena cominciata questa nuova avventura la guerra lo volle di nuovo in divisa da bersagliere. Partì da Siena per la Russia e non tornò mai più. Ufficialmente fu una delle migliaia di persone catalogate con lo status di “Disperso”. L’ultima foto che lo ritrae, se l’era fatta fare ai giardini della Lizza, in divisa da bersagliere ed insieme alla sua giovane moglie. Si chiamava Augusto Codogno ed era mio nonno.
Siena città dei bersaglieri dicevamo dunque, ma anche Siena città della fanfara.
Nel 1952, passata la guerra, fu costituita con i superstiti la FANFARA DEI BERSAGLIERI IN CONGEDO di SIENA, in seguito diretta dal Sergente Maggiore Ottavio Papini, dal Maresciallo Spartaco Raffo e dal Bersagliere Giannino Brizzi.
A Siena l’amore per la fanfara e per i bersaglieri non si è mai sopito. Mi auguro che il futuro lo rinnovi e lo rinforzi. L’affetto per questa musica, per la gioia che comunica, per il senso di appartenenza, per la commozione che suscita, sia di stimolo alla nostra comunità per ritrovare i valori con i quali siamo diventati una grande città e una grande nazione.
W i Bersaglieri, W la Fanfara”.