Incontro con Julie Evans a Starters
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Martedì (4 giugno) alle 18 (via Tommaso Pendola, 37, ingresso libero) Evans illustrerà al pubblico di “StARTers” il suo lavoro, caratterizzato da un costante interesse per i meccanismi e le logiche della percezione, che l’artista indaga facendo dialogare la concretezza della materia con il carattere astratto, spesso ingannevole, della rappresentazione.
Le sue opere sono realizzate con pezzi di materiale plastico trasparente (mylar), dipinti con colate casuali e poi ritagliati, riassemblati e cuciti insieme: costruzioni di natura astratta, per quanto estremamente materiali, che contengono al loro interno le tracce di una iper-realtà che evoca una dimensione al contempo atmosferica, geologica, acquatica, biologica e corporea.
Lavori difficilmente definibili ma anche caratterizzati da una vaga familiarità, sempre in bilico tra tutto e parte, tra superficie materiale e spazio pittorico, tra liquido trasparente e forma solida, tra evoluzione e declino. Un gioco di scontri formali e concettuali che punta a mettere in discussione l’idea di materia e rappresentazione e le nostre stesse abilità percettive, scardinando ogni certezza sul modo in cui costruiamo immagini e significato.
Julie Evans
Julie Evans è una visual artist newyorkese che vive e lavora a Hudson, NY. I suoi dipinti e disegni sono stati esposti negli Stati Uniti e all’estero e recensiti su quotidiani e magazine del calibro di New York Times, ARTFORUM, Art In America, TimeOut New York, The New Yorker, Art on Paper, Flash Art. Le sue mostre recenti includono personali alla Julie Saul Gallery di NYC, alla John Davis Gallery di Hudson, NY, alla Baum Gallery della University of Central Arkansas e collettive alla Danese Gallery, al Brattleboro Museum of Art, al Lesley Heller Workspace, al The Weatherspoon Art Museum, alla Wave Hill, alla Daniel Weinberg Gallery e al McKenzie Fine Art.
Tra i riconoscimenti ricevuti, una Fulbright Scholarship per l’India e residency fellowships per MacDowell, Yaddo, Ucross, Millay e il Tamarind Institute. I suoi lavori fanno parte di oltre 200 collezioni internazionali, sia pubbliche che private, tra cui TheRubin Museum of Art, US Art in Embassies Program, Microsoft, Progressive Corporation, JP Morgan-Chase e Pfizer Inc.