Protagonisti dell'incontro organizzato dall'Accademia Senese degli Intronati i professori Andrea Graziosi e Lino Leonardi

SIENA. Giovedì 17 aprile alle ore 17.30 nella Sala degli Intronati in Palazzo Patrizi (via di Città, 75) Andrea Graziosi e Lino Leonardi discutono sul problema della razza, in occasione dell’uscita dei loro libri, Il ritorno della razza (il Mulino 2025) e Razza. Preistoria di una parola disumana (il Mulino 2024). Introduce e coordina Roberto Barzanti.
Andrea Graziosi insegna Storia contemporanea nell’Università di Napoli Federico II, è uno dei maggiori esperti di storia sovietica, ucraina e dell’Europa orientale. Con il Mulino ha pubblicato: «Guerra e rivoluzione in Europa 1905-1956» (2002), «L’Unione Sovietica in 209 citazioni» (2006), «L’università per tutti» (2010), «L’Urss di Lenin e Stalin» (nuova ed. 2010), «L’Urss dal trionfo al degrado» (nuova ed. 2011), «L’Unione Sovietica. 1914-1991» (2011), «Grandi illusioni» (con G. Amato, 2013), «Lingua madre» (con G.L. Beccaria, 2015), «Il futuro contro» (2019) e «Occidenti e modernità. Vedere un mondo nuovo» (2023).
Nel volume Il ritorno della razza Graziosi traccia il percorso che ha portato, dall’età antica ai nostri giorni, allo sviluppo del concetto di razza e a leggere la storia come lotta tra popoli e razze, costellata da guerre e genocidi. E oggi? Nel mondo la razza è tornata. Prepotentemente, come colore della pelle, e spesso come rivendicazione identitaria. Il fatto che siano gli individui a riconoscersi anche orgogliosamente come appartenenti a una razza o a un gruppo di discendenza, non rende il concetto meno falso e pericoloso. Il passo dall’umanità alla bestialità è breve, soprattutto nei periodi di crisi come quello che stiamo attraversando. La politica saprà mettere in circolo i giusti anticorpi e ribadire l’unità di una specie umana arricchita da differenze in continua evoluzione o verrà travolta da questo ritorno?
Lino Leonardi insegna Filologia romanza alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Di recente ha pubblicato «Filologia romanza. 1. Critica del testo» (Le Monnier 2022) e ha diretto l’edizione di «Artù, Lancillotto e il Graal. Ciclo di romanzi francesi del XIII secolo» (Einaudi, 2020-2023); per il Mulino ha curato «Filologia», di Gianfranco Contini (2014). Nel suo Razza. Preistoria di una parola disumana sostiene che Razza, con il suo derivato razzismo, non è una parola neutra. Evoca gli orrori del Novecento, dall’olocausto nazifascista all’apartheid al segregazionismo: la persecuzione giustificata dalla presunta superiorità genetica. In questo secolo riemerge contro i migranti, a difesa di presunte identità collettive che la scienza ha dimostrato infondate nel genere umano. È diffusa in tutte le lingue, ma è nata in Italia durante il Medioevo, e l’indagine sulla sua origine svela che deriva da una parola applicata solo ai cavalli. Un caso emblematico di coincidenza tra i più recenti risultati della genetica e la più profonda radice linguistica: razza è una parola disumana.