di Gianni Basi
SIENA. Due concerti racchiusi in un arcobaleno di luce, o se preferite sotto l’occhio di un unico riflettore. Chi assisterà alle serate chigiane di martedì 15 e mercoledì 16 luglio, entrambe in Sant’Agostino alle 21,15, avrà la sensazione di tornare indietro nel tempo attraversando tutto il periodo che va dai fasti del Re Sole allo Sturm und Drang di Goethe. E’ il secolo dell’Illuminismo. Ardore, impeto, fiducia, speranze, ottimismo, passioni. Lo scenario ideale in cui si muovono compositori come Bach, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert. La meglio gioventù musicale di questo straordinario passaggio dal barocco al romantico, in pratica: due grandi concerti incastonati, l’uno dipendente dall’altro, un volo sonoro prolungato come quello delle allodole in amore.
Primo scenario, martedì, con la “Sinfonia Haffner” di Mozart e il suo sapore avvincente di serenata cantabile; i “Cinque Lieder per mezzosoprano e orchestra” di Schubert (rivisitati da Anton Webern con tocco curioso e innovativo); “Il Miracolo” di Haydn, padre riconosciuto della forma sinfonica pura, che qui è tutto preso da seduzioni di ariette popolari inglesi concepite, però, col solito suo rigore impeccabile.
Secondo scenario, mercoledì, e subito ancora Haydn con un’altra sinfonia, la “Trauersymphonie” o “La Funebre” che dir si voglia, che in realtà di funebre ha solo la volontà dell’autore affinché fosse suonata al suo funerale. E’ invece ricca di aspetti melodici vivi assai, tanto che nel finale scivola persino ben tosta e vigorosa. A seguire, il “Concerto in mi maggiore BWV 1053” per clavicembalo e orchestra, di Johann Sebastian Bach, dallo stile galante e col cembalo in versione solista a far da padrone nel fraseggio, e infine il “Concerto in re maggiore op.61” di Beethoven, con un violino a tutto spiano il cui suono è descritto da Uto Ughi, specie nella fase centrale dell’allegro e del larghetto come “pervaso di soavità raffaellesca”.
Quasi a testimoniare il grande arco di tempo che dicevamo all’inizio, la Chigiana ha inteso sottolineare questo trionfo della musica con un mito vivente, Sir Neville Marriner, 84 anni che non sembra nemmeno, pronto ancora ad inforcare il suo primo violino come fece da giovanissimo al Royal College of Music di Londra, o a tornare con un balzo negli anni ’50 quando fondò e guidò con entusiasmo indicibile l’Accademia di Saint-Martin-in-the-Fields, una delle tra le poche formazioni evergreen nella cerchia delle migliori orchestre da camera del mondo e, provate a chiederglielo, il suo più grande fiore all’occhiello. Sir Marriner continua incessantemente a sbalordire, è una fortuna andarlo a vedere sul podio. Parigi, Londra, il romantico Maine, la Minnesota Orchestra, la Stuttgart Radio Symphony e mille altri voli nel mondo a dirigere ed incantare, in compagnia dei Toscanini, dei Furtwängler e dei von Karajan. E poi, Commander dell’Ordine dell’Impero Britannico e l’Ordre des Arts et Lettres da parte del governo francese fra i riconoscimenti più ambiti, e un’infinità di premi per la squisitezza delle sue direzioni di musica barocca fino, con la Saint-Martin-in-the-Fields nel cuore, agli arrangiamenti memorabili dell’ “Amadeus” di Miloš Forman.Al comando di una tale bacchetta magica, l’Orchestra della Toscana al gran completo e la sua spiccata predilezione per i grandi classici, con la mezzosoprano Monica Bacelli delicata protagonista dei Lieder di Schubert. Dotata di naturalezza e abilità vocali non comuni, è stata la voce preferita di Luciano Berio, ha vinto l’Abbiati nel ’97 e si accinge a calcare le scene della Scala di Milano per un recital tutto suo.
E veniamo agli interpreti di mercoledì. Questa volta il golfo mistico echeggerà dei suoni dell’Orchestra da Camera di Mantova. Alla direzione Carlo Fabiano, suo Konzertmaster per eccellenza, ovvero primo violino e insieme maestro concertatore proprio come era di consuetudine nel ‘700 Tratti e piglio alla Marriner, Fabiano è fondatore e mentore della formazione mantovana, anch’essa votata in particolare a sonorità classiche che ha reso estremamente brillanti e godibili nell’intera esecuzione dell’opera sacra di Mozart lungo le tappe triennali del Mozartfest 2004-07. Quel violino fantastico cui accennavamo parlando del concerto di Beethoven lo ascolteremo dall’agile archetto della precocissima Anna Tifu. Allieva chigiana di Salvatore Accardo sin dall’età di otto anni, diplomata a quindici ed è un record, vincitrice l’anno scorso del prestigioso Concorso Enescu, la sua bravura è paragonata da chi se ne intende a quella di Anne-Sophie Mutter. Un altro giovane talento, anche lui allievo chigiano ma sotto l’ala di Christophe Rousset, è il cembalista Francesco Corti. Suo l’entusiasmante concerto di Bach della seconda serata in Sant’Agostino, come trionfalmente suo è stato, nel 2006, il Concorso Internazionale bachiano di Lipsia.
Un plauso, prima di chiudere, all’Accademia Chigiana, all’Amministrazione Comunale e all’Associazione Tangosiena.
Come sottolineato dal nostro giornale, quell’immagine di Luis Bacalov che balla il tango in Piazza del Mercato dopo il concerto di lunedì scorso assieme al cast dello spettacolo di Borges, coinvolgendo spettatori e passanti, rappresenta un trait d’union tanto insolito quanto esclusivo, probabilmente unico, della forte e bella volontà di questa città di avvicinare la gente alla musica attraverso i suoi stessi interpreti.
Il momento più senese di una Settimana Musicale invidiabile.
SIENA. Due concerti racchiusi in un arcobaleno di luce, o se preferite sotto l’occhio di un unico riflettore. Chi assisterà alle serate chigiane di martedì 15 e mercoledì 16 luglio, entrambe in Sant’Agostino alle 21,15, avrà la sensazione di tornare indietro nel tempo attraversando tutto il periodo che va dai fasti del Re Sole allo Sturm und Drang di Goethe. E’ il secolo dell’Illuminismo. Ardore, impeto, fiducia, speranze, ottimismo, passioni. Lo scenario ideale in cui si muovono compositori come Bach, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert. La meglio gioventù musicale di questo straordinario passaggio dal barocco al romantico, in pratica: due grandi concerti incastonati, l’uno dipendente dall’altro, un volo sonoro prolungato come quello delle allodole in amore.
Primo scenario, martedì, con la “Sinfonia Haffner” di Mozart e il suo sapore avvincente di serenata cantabile; i “Cinque Lieder per mezzosoprano e orchestra” di Schubert (rivisitati da Anton Webern con tocco curioso e innovativo); “Il Miracolo” di Haydn, padre riconosciuto della forma sinfonica pura, che qui è tutto preso da seduzioni di ariette popolari inglesi concepite, però, col solito suo rigore impeccabile.
Secondo scenario, mercoledì, e subito ancora Haydn con un’altra sinfonia, la “Trauersymphonie” o “La Funebre” che dir si voglia, che in realtà di funebre ha solo la volontà dell’autore affinché fosse suonata al suo funerale. E’ invece ricca di aspetti melodici vivi assai, tanto che nel finale scivola persino ben tosta e vigorosa. A seguire, il “Concerto in mi maggiore BWV 1053” per clavicembalo e orchestra, di Johann Sebastian Bach, dallo stile galante e col cembalo in versione solista a far da padrone nel fraseggio, e infine il “Concerto in re maggiore op.61” di Beethoven, con un violino a tutto spiano il cui suono è descritto da Uto Ughi, specie nella fase centrale dell’allegro e del larghetto come “pervaso di soavità raffaellesca”.
Quasi a testimoniare il grande arco di tempo che dicevamo all’inizio, la Chigiana ha inteso sottolineare questo trionfo della musica con un mito vivente, Sir Neville Marriner, 84 anni che non sembra nemmeno, pronto ancora ad inforcare il suo primo violino come fece da giovanissimo al Royal College of Music di Londra, o a tornare con un balzo negli anni ’50 quando fondò e guidò con entusiasmo indicibile l’Accademia di Saint-Martin-in-the-Fields, una delle tra le poche formazioni evergreen nella cerchia delle migliori orchestre da camera del mondo e, provate a chiederglielo, il suo più grande fiore all’occhiello. Sir Marriner continua incessantemente a sbalordire, è una fortuna andarlo a vedere sul podio. Parigi, Londra, il romantico Maine, la Minnesota Orchestra, la Stuttgart Radio Symphony e mille altri voli nel mondo a dirigere ed incantare, in compagnia dei Toscanini, dei Furtwängler e dei von Karajan. E poi, Commander dell’Ordine dell’Impero Britannico e l’Ordre des Arts et Lettres da parte del governo francese fra i riconoscimenti più ambiti, e un’infinità di premi per la squisitezza delle sue direzioni di musica barocca fino, con la Saint-Martin-in-the-Fields nel cuore, agli arrangiamenti memorabili dell’ “Amadeus” di Miloš Forman.Al comando di una tale bacchetta magica, l’Orchestra della Toscana al gran completo e la sua spiccata predilezione per i grandi classici, con la mezzosoprano Monica Bacelli delicata protagonista dei Lieder di Schubert. Dotata di naturalezza e abilità vocali non comuni, è stata la voce preferita di Luciano Berio, ha vinto l’Abbiati nel ’97 e si accinge a calcare le scene della Scala di Milano per un recital tutto suo.
E veniamo agli interpreti di mercoledì. Questa volta il golfo mistico echeggerà dei suoni dell’Orchestra da Camera di Mantova. Alla direzione Carlo Fabiano, suo Konzertmaster per eccellenza, ovvero primo violino e insieme maestro concertatore proprio come era di consuetudine nel ‘700 Tratti e piglio alla Marriner, Fabiano è fondatore e mentore della formazione mantovana, anch’essa votata in particolare a sonorità classiche che ha reso estremamente brillanti e godibili nell’intera esecuzione dell’opera sacra di Mozart lungo le tappe triennali del Mozartfest 2004-07. Quel violino fantastico cui accennavamo parlando del concerto di Beethoven lo ascolteremo dall’agile archetto della precocissima Anna Tifu. Allieva chigiana di Salvatore Accardo sin dall’età di otto anni, diplomata a quindici ed è un record, vincitrice l’anno scorso del prestigioso Concorso Enescu, la sua bravura è paragonata da chi se ne intende a quella di Anne-Sophie Mutter. Un altro giovane talento, anche lui allievo chigiano ma sotto l’ala di Christophe Rousset, è il cembalista Francesco Corti. Suo l’entusiasmante concerto di Bach della seconda serata in Sant’Agostino, come trionfalmente suo è stato, nel 2006, il Concorso Internazionale bachiano di Lipsia.
Un plauso, prima di chiudere, all’Accademia Chigiana, all’Amministrazione Comunale e all’Associazione Tangosiena.
Come sottolineato dal nostro giornale, quell’immagine di Luis Bacalov che balla il tango in Piazza del Mercato dopo il concerto di lunedì scorso assieme al cast dello spettacolo di Borges, coinvolgendo spettatori e passanti, rappresenta un trait d’union tanto insolito quanto esclusivo, probabilmente unico, della forte e bella volontà di questa città di avvicinare la gente alla musica attraverso i suoi stessi interpreti.
Il momento più senese di una Settimana Musicale invidiabile.