di Gianni Basi
SIENA. Grandi spazi recitativi, tipici di Alessandro Scarlatti, innerveranno la nitidezza degli archi dell’”Europa Galante” di Fabio Biondi, venerdì 17 luglio con inizio alle 21,15, tra le navate della chiesa di Sant’Agostino. Siamo all’epilogo della 66^ Settimana Musicale Senese, con un oratorio dal carattere assai sostenuto nell’uso delle voci che, da un lato, fa ricordare gli echi de “La Resurrezione” di Haendel e, dall’altro, fa da coda al sacro appena ascoltato nell’ “Elias” di Mendelssohn.
La “Santissima Annunziata” di Scarlatti, pomposa nello stile ma magniloquente come nella migliore tradizione barocca della scuola napoletana, incarna una serie di nuove concezioni strutturali che dando più respiro alle ouverture e aprendo all’utilizzo del ripetitivo nelle arie di maggior presa, introdurranno alla forte svolta operistica che verrà adottata e seguita dal fine settecento in poi. L’oratorio, su libretto del cardinal Pietro Ottoboni (e qui in trascrizione di Luca Della Libera) si scompone in otto arie per la Maria Vergine, cinque per l’Angelo, e tre per ognuno dei “Pensieri”: quello di Verginità, quello dell’Humiltà e quello del Sospetto. Benchè prevalentemente autore di un tracciato musicale rigoroso che rispecchiasse i canoni voluti dalla Chiesa, Scarlatti seppe nel tempo prendere le distanze e proporsi con spirito pionieristico con partiture che, dalla mescolanza sapiente di voci e strumenti, trovarono la chiave giusta per dare anche alla venerabilità di un oratorio la parvenza di uno scenario teatrale.
Fabio Biondi, palermitano come Scarlatti, è in questi anni forse il miglior concertista italiano e, col suo raro “Gofredo Capa” del 1690, uno dei più bravi solisti d’archetto al mondo. “Bravo” come il grido che scandito in perfetto italiano si leva da sempre dai palchi, dai loggioni, dalle sale di musica internazionali quando ci si esibisce all’estero, destinato solo ai più grandi e prodigo di un gran flusso di bene dentro, caldo come pochi. Sensazione che Fabio Biondi conosce.
Appassionato cultore della musica antica e dei suoi linguaggi, amante del violino e dei suoi mille suoni, a 16 anni esordiva al Musikverein di Vienna interpretando i concerti di Bach. Nel ‘90 fondava l’“Europa Galante”, nome scelto per identificare appieno l’eleganza esecutiva del gruppo di maestri cameristici che volle con sé e, da allora, non solo fioccarono le collaborazioni con le migliori orchestre, con Biondi anche direttore, ma crebbe il numero e il successo delle sue incisioni. Epica quella de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi, col record di oltre 500mila copie vendute di botto. Va da sé che i premi per Biondi e il suo ensemble furono, e sono, ininterrotti. In ordine di tempo, l’ultimo notevole riconoscimento, in comunione con la Settimana Musicale Senese, è stato il “Premio Abbiati della Critica” per la rappresentazione dell’anno scorso, al Teatro dei Rozzi, del “Filemone e Bauci” di Haydn. Uno dei cantanti che parteciparono all’evento è il tenore Carlo Allemano, voce ampia e di chiara dizione, che sarà venerdi tra i protagonisti dell’oratorio di Scarlatti. Superbo cantore di ruoli mitici e storici, Allemano avrà al suo fianco un trio di voci soprane d’alta classe e di dolcezza interpretativa: la spagnola Marta Almajano, virtuosa delle sfumature e del fraseggio, brillante nelle coloriture e nei ruoli fortemente espressivi; le milanesi Emanuela Galli e Roberta Invernizzi, molto simili nella ricchezza delle qualità vocali, nella dedizione al barocco ed anche per le frequentazioni internazionali e il cantare spesso con alcuni gruppi strumentali di musica antica come “La Cappella della Pietà dei Turchini” e “I Sonatori della Gioiosa Marca” visti e applauditi in Chigiana in questi anni. Il quadro delle voci regali di quest’oratorio è completato dalla reginetta della serata, la mezzosoprano Romina Basso, già nota al pubblico di Siena nei vari concerti chigiani ed apprezzata per la sua duttilità nel cantare mirabilmente sia il sacro-oratoriale che il barocco gioioso nonché il pimpante repertorio rossiniano, madrigali, mottetti, e tanto Vivaldi.
Non resta ora che ascoltarli tutti, in una serata di musica e voci quasi all’unisono, con l’opera di Scarlatti e un Fabio Biondi già insignito dell’“Abbiati” nel 2002 al Massimo di Palermo, e proprio nel corso del “Festival Scarlatti”.
Ma prima di chiudere una primizia: dal 2010 Biondi assumerà l’incarico di direttore stabile per la musica barocca dell’Orchestra da Camera di Losanna. Fra gli applausi del pubblico di venerdì mettiamoci anche un “in bocca al lupo” per questa nuova esaltante esperienza.
SIENA. Grandi spazi recitativi, tipici di Alessandro Scarlatti, innerveranno la nitidezza degli archi dell’”Europa Galante” di Fabio Biondi, venerdì 17 luglio con inizio alle 21,15, tra le navate della chiesa di Sant’Agostino. Siamo all’epilogo della 66^ Settimana Musicale Senese, con un oratorio dal carattere assai sostenuto nell’uso delle voci che, da un lato, fa ricordare gli echi de “La Resurrezione” di Haendel e, dall’altro, fa da coda al sacro appena ascoltato nell’ “Elias” di Mendelssohn.
La “Santissima Annunziata” di Scarlatti, pomposa nello stile ma magniloquente come nella migliore tradizione barocca della scuola napoletana, incarna una serie di nuove concezioni strutturali che dando più respiro alle ouverture e aprendo all’utilizzo del ripetitivo nelle arie di maggior presa, introdurranno alla forte svolta operistica che verrà adottata e seguita dal fine settecento in poi. L’oratorio, su libretto del cardinal Pietro Ottoboni (e qui in trascrizione di Luca Della Libera) si scompone in otto arie per la Maria Vergine, cinque per l’Angelo, e tre per ognuno dei “Pensieri”: quello di Verginità, quello dell’Humiltà e quello del Sospetto. Benchè prevalentemente autore di un tracciato musicale rigoroso che rispecchiasse i canoni voluti dalla Chiesa, Scarlatti seppe nel tempo prendere le distanze e proporsi con spirito pionieristico con partiture che, dalla mescolanza sapiente di voci e strumenti, trovarono la chiave giusta per dare anche alla venerabilità di un oratorio la parvenza di uno scenario teatrale.
Fabio Biondi, palermitano come Scarlatti, è in questi anni forse il miglior concertista italiano e, col suo raro “Gofredo Capa” del 1690, uno dei più bravi solisti d’archetto al mondo. “Bravo” come il grido che scandito in perfetto italiano si leva da sempre dai palchi, dai loggioni, dalle sale di musica internazionali quando ci si esibisce all’estero, destinato solo ai più grandi e prodigo di un gran flusso di bene dentro, caldo come pochi. Sensazione che Fabio Biondi conosce.
Appassionato cultore della musica antica e dei suoi linguaggi, amante del violino e dei suoi mille suoni, a 16 anni esordiva al Musikverein di Vienna interpretando i concerti di Bach. Nel ‘90 fondava l’“Europa Galante”, nome scelto per identificare appieno l’eleganza esecutiva del gruppo di maestri cameristici che volle con sé e, da allora, non solo fioccarono le collaborazioni con le migliori orchestre, con Biondi anche direttore, ma crebbe il numero e il successo delle sue incisioni. Epica quella de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi, col record di oltre 500mila copie vendute di botto. Va da sé che i premi per Biondi e il suo ensemble furono, e sono, ininterrotti. In ordine di tempo, l’ultimo notevole riconoscimento, in comunione con la Settimana Musicale Senese, è stato il “Premio Abbiati della Critica” per la rappresentazione dell’anno scorso, al Teatro dei Rozzi, del “Filemone e Bauci” di Haydn. Uno dei cantanti che parteciparono all’evento è il tenore Carlo Allemano, voce ampia e di chiara dizione, che sarà venerdi tra i protagonisti dell’oratorio di Scarlatti. Superbo cantore di ruoli mitici e storici, Allemano avrà al suo fianco un trio di voci soprane d’alta classe e di dolcezza interpretativa: la spagnola Marta Almajano, virtuosa delle sfumature e del fraseggio, brillante nelle coloriture e nei ruoli fortemente espressivi; le milanesi Emanuela Galli e Roberta Invernizzi, molto simili nella ricchezza delle qualità vocali, nella dedizione al barocco ed anche per le frequentazioni internazionali e il cantare spesso con alcuni gruppi strumentali di musica antica come “La Cappella della Pietà dei Turchini” e “I Sonatori della Gioiosa Marca” visti e applauditi in Chigiana in questi anni. Il quadro delle voci regali di quest’oratorio è completato dalla reginetta della serata, la mezzosoprano Romina Basso, già nota al pubblico di Siena nei vari concerti chigiani ed apprezzata per la sua duttilità nel cantare mirabilmente sia il sacro-oratoriale che il barocco gioioso nonché il pimpante repertorio rossiniano, madrigali, mottetti, e tanto Vivaldi.
Non resta ora che ascoltarli tutti, in una serata di musica e voci quasi all’unisono, con l’opera di Scarlatti e un Fabio Biondi già insignito dell’“Abbiati” nel 2002 al Massimo di Palermo, e proprio nel corso del “Festival Scarlatti”.
Ma prima di chiudere una primizia: dal 2010 Biondi assumerà l’incarico di direttore stabile per la musica barocca dell’Orchestra da Camera di Losanna. Fra gli applausi del pubblico di venerdì mettiamoci anche un “in bocca al lupo” per questa nuova esaltante esperienza.