
Di Michele Santeramo, per la regia di Michele Sinisi, con Vittorio Continelli e Michele Sinisi.
Sequestro all’Italiana è la storia di un fallimento: “volevamo lavorare sul “candore” e siamo arrivati a mettere in scena il suo opposto”. E’ la rappresentazione teatrale di un sequestro. All’italiana però. La coppia di maschi della storia ha deciso ed è stata indotta ad essere protagonista di un fatto di cronaca significativo: tengono in ostaggio una classe in un aula di una scuola. È una farsa. E forse è questo il problema. Ci sono tratti determinati da quel Dna, che non fanno prendere sul serio nemmeno le tragedie. Che questa sia una maniera sbagliata di morire senza coscienza, o giusta di sopravvivere leggermente, è una considerazione che la performance lascia allo spettatore.
Nello spettacolo non viene descritta l’attualità, che è troppo veloce perché un copione teatrale possa starle dietro. Il tentativo è di mettere in scena i tipi umani da cui scaturisce questa attualità, sempre diversa nei suoi esiti, ma determinata da vizi antichi. Negli ultimi tempi riviste specializzate, quotidiani, mezzi di informazione, sulla base di interessi economici, politici e scientifici, pubblicano servizi sulle raffinatissime tecniche di analisi genetica. Si sta cercando di costruire una banca dati del Dna di un gruppo di persone sempre più vasto sull’intero pianeta terra. Già ora, grazie ai dati immagazzinati dalle ricerche sin qui condotte, è possibile ricostruire gli spostamenti di massa degli uomini del passato. Ma l’evoluzione non è solo un fenomeno del passato. I geni sono in continuo mutamento, sono (tecnicamente) premiati dalla selezione naturale, regolano il nostro adattamento alle malattie, al clima, alla esposizione al sole e anche al pensiero politico.
“Oggi, ci sembra – spiegano gli autori – che i geni si sono modificati per premiare secondo logiche definite oscure ma che sono invece luminosissime. Dalla legge del più forte a quella del più furbo, in un tempo in cui furbizia e intelligenza non si stringono nemmeno la mano. L’attualità, ancora l’attualità, ti fa avere a che fare con gente che dimentica, rimanda, fa finta di niente; questo, nel migliore dei casi. Non è una colpa politica, è una condizione delle persone”.
Corrado Alvaro ha scritto un articolo su un fatto di cronaca accaduto ad Andria nel secolo scorso. In quell’articolo, l’uccisione delle sorelle Porro, viene fuori un affresco della città, del vivere in comunità, a dir poco inquietante. Come al solito, guardiamo al particolare per tentare uno sguardo sul tutto. Partiamo dal fatto locale per descrivere un comportamento, un bisogno, una necessità, che sono riscontrabili ovunque. Si può fare qualunque cosa, macchiarsi di qualunque crimine, ma basta poi convocare una televisione, per dire “chiedo scusa” in primo piano. Ve lo ricordate, no? Un uomo entra in una scuola materna e sequestra una classe di bambini perché vuole assolutamente parlare col sindaco. Non ha parlato con lui, ma ha rilasciato un’intervista.
Scene, luci e costumi Michelangelo Campanale, direttore di scena Nicola Cambione tecnico audio – luci Fabio Fornelli, cura del progetto Antonella Papeo.
L’appuntamento fa parte della sezione “Altro Teatro” (rassegna di teatro non convenzionale), che insieme a “RidiCon” (rassegna di teatro comico) e “Il Verdi danza” (performance e incontri conviviali con la danza contemporanea), impaginano il cartellone 2010.
Il cartellone (direzione artistica Luca Losi) è a cura dell’Associazione Timbre e dell’Amministrazione comunale di Poggibonsi con il contributo di Regione Toscana, Amministrazione provinciale di Siena (circuito Sipario Aperto) e Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Ingressi: intero euro 10 – ridotto euro 8.
Informazioni Teatro Verdi 0577/981298, teatroverdi@valdelsa.net, www.timbreteatroverdi.it.