A teatro con Katia Frese e Andrea Giuntini
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di giorgio mancini
SAN MINIATO (Pisa). In scena, il 15 luglio, all’Auditorium di San Martino a San Miniato, in occasione del Dramma Popolare, Sacrum Facere, uno spettacolo che sembra nasca dalla “rivisitazione” di un’opera d’arte. Quella crocifissione del famoso polittico dell’Altare di Isenheim. Un complesso pittorico di Matthias Grünewald, maestro del rinascimento tedesco, realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1512-16, composto da tre facce contenenti più riquadri. L’artista, finito nel dimenticatoio della memoria, viene riscoperto e rivalutato all’inizio del ‘900. Quest’opera diventa, quindi, il motivo ispiratore, per la compagnia teatrale Leele, di uno spettacolo di suggestiva intensità drammatica. La regista e interprete dello spettacolo Katia Frese, con l’attore Andrea Giuntini, raccontano il percorso che lo spettatore si trova a vivere assistendo al dramma. “Si parte dalla solenne melodia gregoriana dell’antico inno di Venanzio Fortunato, il Vexilla regis – spiegano – che accoglie e conduce all’interno stesso della scena: lo studio del pittore presso l’abbazia di Isenhaim, dove Matthias Grünewald, ormai colpito dalla peste, dipinge l’opera d’arte. Il pittore, come in un sogno, nella sua ultima notte, torna alla veglia, spinto dall’angoscia dei ricordi e dalla ricerca di poter dare risposte alla sua arte. In una febbricitante intimistica partecipazione, carica di spiritualità, l’artista malato dialoga col Cristo della Crocifissione e rivive in se stesso il dolore pulsante del corpo martoriato del redentore, fino all’estremo e alla morte. E sarà proprio la morte, che cammina su tacchi alti in un corpo di donna dal volto sfigurato, che lo tenterà, in una sottile lotta tra paura e seduzione, che cercherà di cancellare i profondi e commossi tratti umani della sua pittura. La Crocifissione di Mathias Grunewald – descrivono ancora nella scheda teatrale Andrea Giuntini e Katia Frese – mette in luce, a differenza delle coeve opere rinascimentali, un Cristo raffigurato in tutta la sua straziante dimensione umana. In un intreccio formato da composizioni sonore in cui la parola recitata, cantata, ricordata, percuote, come una pioggia scrosciante in cui si stagliano la durezza dei movimenti e l’urto violento di danze che esprimono la Passione del dolore e dell’amore, il cammino della narrazione teatrale, fino ad arrivare a momenti di rarefatta pace, raccolti dalla parola poetica, che ne percorre il filo conduttore del testo”.
L’intensità drammatica e cromatica del dipinto, diventato teatro, trasforma le ultime visioni del pittore, prima della morte, mentre parla con i fantasmi che tornano a visitarlo, i demoni che lo assediano e affiorano prepotenti, le immagini del suo tormentato universo creativo che appaiono sulle volte della chiesa di San Martino, accompagnate dal Recessit Pastor noster di Lorenzo Perosi, nell’ultima struggente interpretazione della Corale Balducci.
Sacrum Facere è un lavoro sull’essere umano, sulla sua stessa debolezza della carne, ma sempre segno di Dio. Un Gesù consapevole della sua fine terrena, perché così si sarebbero dovute avverare le sacre scritture, e un artista, il pittore condannato ormai dalla lebbra e prossimo alla fine che conosce, che entra, fisicamente, nella scena della crocifissione, non come delirio, ma come una realtà, per il credente, che sa di non essere abbandonato alla morte, ma sottrattone, a questa, dall’amore.
Compagnia teatrale Leele, regia Katia Frese, drammaturgia Massimiliano Bardotti, Katia Frese, con Katia Frese, Andrea Giuntini, musiche Coro “Monsignor Cosimo Balducci”, organista Matteo Venturini (Organo a baule Nicola Puccini, op. 19), direttore Simone Faraoni, luci elaborazioni video Luca Telleschi.
La presentazione dello spettacolo, alle ore 21,30, avviene in occasione della LXV edizione del Dramma Popolare di San Miniato che, dalla fine dello scorso secolo, sembra abbia perso un bel po’ del suo storico e artistico smalto e, forse, necessita anche di nuova linfa drammaturgica, come nel caso di questo spettacolo di Katia Frese e Andrea Giuntini, che può rinverdire quello che è stato il fasto di un tempo dell’antico appuntamento drammaturgico-religioso.