di Viola Caon
MILANO. Grande successo sabato sera (24 gennaio) alla Scala di Milano per la prima di Rigoletto con la regia di Gilbert Deflo. Pellicce e abito lungo per le signore, abito scuro per gli uomini, i velluti rossi e le grandi scalinate dello storico teatro hanno ospitato il pubblico delle grandi occasioni, per un pienone degno di una prima all’opera.
All’interno di un programma ricco e articolato il Rigoletto è stato presentato con sapienza ed esattezza artistica alla quale si sono attenuti tutti, dai musicisti dell’orchestra agli attori sulla scena.
La storia è più o meno nota a tutti: Rigoletto, giullare presso la corte del bello e donnaiolo Duca di Mantova, riceve una maledizione da Monterone, un nobile la cui figlia era stata concupita e disonorata dal Duca e che il giullare aveva incautamente sbeffeggiato pubblicamente. La maledizione minaccia di riservare la stessa sorte a Rigoletto “che d’un padre ride al dolore”. E in effetti, anche se nessuno lo sa, Rigoletto ha una figlia, Gilda che tiene nascosta in casa lontano da occhi indiscreti. Il caso vuole che Gilda proprio a messa, unico motivo per cui esce di casa, ha incontrato il Duca e se ne sia innamorata. Rigoletto, dopo la maledizione, non fa in tempo ad intimarle di nuovo con forza di non uscire mai di casa, che il Duca la avvicina e dopo averle dichiarato il suo amore la stringe fra le sue braccia. Dopo una serie di vicende, Gilda viene rapita e condotta alla corte del Duca dove giunge trafelato Rigoletto per salvare l’onore della figlia, ma ormai è troppo tardi. Dopo aver scoperto l’accaduto, il giullare si rivolge al sicario Sparafucile per far uccidere il Duca, ma per uno scambio di sorti, sarà Gilda a sacrificarsi a posto dell’amato e a compiere così la maledizione che incombeva sul padre.
Energicamente diretti dal maestro James Conlon, un sessantenne smilzo e arzillo, gli attori hanno splendidamente tenuto la scena dall’inizio alla fine mantenendo alta la tensione emotiva del pubblico in un crescendo fino al culmine finale del dramma. Molto intenso Alberto Gazale, baritono potente che ha saputo sostenere il personaggio di Rigoletto, controverso protagonista dalla non facile gestione, resistuendogli lo spessore che lo caratterizza. Molto brava, nonostante le critiche apparse su diversi quotidiani nei giorni precedenti, anche la soprano Elena Mosuc nel ruolo di Gilda. Alla cantante romena erano state attribuite carenze nella pronuncia e nell’estensione vocale, ma nessuno dei due difetti si sono fatti sentire ieri sera quando ha fatto tremare il teatro sulle note del celeberrimo “Caro nome” e “V’ho ingannato! Colpevole fui!”. Molto bravi anche i personaggi secondari del sicario Sparafucile, interpretato da Marco Spotti e di Maddalena, la sua sorella adescatrice, interpretata invece dal mezzo-soprano Mariana Pentcheva. Meno efficace, invece, il Duca di Mantova, il tenore Stefano Secco, bravo cantante d’opera ma leggermente statico nelle presenza scenica che lo voleva passionale seduttore.
In generale, le atmosfere e l’intensità del dramma sono state ben restituite dalla magnifica scenografica riproducente interni di palazzi cinquecenteschi e anfratti bui e scuri del sottobosco popolato da locande malfamate. L’orchestra sempre presente pur dal basso della cavea ha giocato molto bene nei difficili cambi di scena e di intonazione.
Un successo, dunque, che la compagnia diretta da Gilbert Deflo può portare a casa con soddisfazione. Unico neo della serata, il pubblico era principalmente composto da persone di fascia d’età piuttosto avanzata e rari giovani. Colpa della scarsa diffusione che l’opera lirica ha in Italia, pure sua patria di nascita. Qualche miglioramento si inizia a intravedere, tuttavia, grazie al nuovo direttore artistico del Teatro della Scala, il francese Stéphane Lissner che ha iniziato a promuovere abbonamenti a basso costo e anteprime delle prime a 30 euro per gli studenti.
Prossimo appuntamento al teatro milanese, il Don Giovanni mozartiano dal 30 gennaio al 14 febbraio.