di Paola Dei
SIENA. A 90 anni Clint Eastwood riesce ancora a costruire capolavori andando a sondare nelle pieghe più intime della società, fra le sfumature morali e spirituali dell’uomo, per far venire a galla ingiustizie, malefatte e verità storiche scomode. Con il volto apparentemente imperturbabile ma con due occhi più vivi che mai, ci regala il suo quarantaduesimo film da regista. Una media di un film all’anno senza mai sbagliarne uno. Lui che per anni ha patito l’esser stato catalogato attore di serie B, nonostante avesse connotato il personaggio western dei film diretti da Sergio Leone di una cifra inconfondibile con la sua espressione indecifrabile, il sorriso sottinteso e la comunicazione verbale ridotta al minimo, ha diretto capolavori assoluti, fra cui Million Dollar baby, che ricevette quattro Oscar, Gran Torino, Gli spietati che ricevette altri quattro Oscar, Mystic River, Un mondo perfetto, etc.
Per Million dollar baby Eastwood compose il tema principale della colonna sonora “Blue Morgan” al pianoforte. Un semplice giro di piano e chitarra, asciutto, ma di grande intensità e profondità. Caratteristiche che rispecchiano la sua personalità, grazie alla quale evidenzia le spietatezza e l’assurdità del mondo, senza pruderie o falsi sentimentalismi, in maniera sempre più asciutta e con una impronta personalissima. Clint tocca sempre in qualche modo il tema dell’essere diversi, unita a quella della reticenza dell’eroe, che nonostante ciò che gli gira intorno, mantiene una sanità e una pulizia di fondo con una etica semplice e diretta che nella strada fra il bene o il male sceglie sempre la via del bene.
La storia di Richard Jewell, conosciuta molto di più in America, é quella di un uomo complessato, solitario, interpretato magistralmente da P. W. Hauser, definito spesso Omino Michelin, per la sua corporatura, che vive ancora con la madre, interpretata da una altrettanto splendida Kathy Bates, che insegna al figlio ad essere una brava persona e a fare del bene agli altri. Durante le Olimpiadi di Atlanta del 1996, Richard lavora come guardia giurata al Centennial Park, dove, in maniera goffa e inaspettata, diviene un eroe internazionale per aver scoperto una bomba sotto una panchina e aver sventato una tragedia che avrebbe potuto avere proporzioni molto più ampie di quelle che ebbe nella realtà. Osannato, cercato da tutti, ammirato, Richard, pur felice di aver fatto qualcosa di buono, mantiene i piedi ben saldi a terra, limitando i suoi onori e trovandosi travolto dal successo inaspettato.
In brevissimo tempo da eroe diviene il sospettato numero uno, gettato nel tritacarne di abietti moralismi, giochi di potere, ambizioni personali, grazie anche ad una giornalista, interpretata da Olivia Wilde, cinica, ottusa e disposta a tutto pur di vedere la propria immagine in prima linea. Non sa scrivere e chiede infatti aiuto ad un collega, ma sa fare molto altro per ottenere un successo che é vuoto di senso in contrapposizione al successo reale di Richard che, nonostante tutto, continua a credere nei principi costituzionali, nel bene e nella giustizia e non riesce a comprendere come mai è diventato il classico capro espiatorio, su cui tanto ci sarebbe da scrivere per sfatare luoghi comuni.
Come il personaggio principale, Eastwood, non é mai stato un contestatore, non é mai stato un agitatore di masse, ma rimane un reazionario per la sua ricerca di giustizia, correttezza ordine e more per la libertà e il pensiero libero, senza assumere mai atteggiamenti reazionari o paternalistici. Resta semplicemente fedele a se stesso e non permette a nessuno di forgiare le proprie idee e i propri pensieri. A difendere Richard, un avvocato, interpretato dal bravissimo Sam Rockwell, premio Oscar per Tre manifesti a Ebbing Missouri, che non ha mai appiccicato a Richard soprannomi o epiteti sgradevoli per la sua corporatura e che, a sua volta, rappresenta molto bene lo spirito libero del regista. Sam alias Watson Bryant, molto più disincantato e meno ingenuo di Richard, non ha peli sulla lingua e sostiene il malcapitato in un calvario, che come altri calvari della storia, assume connotazioni assurde, che si scontrano anche con l’intelligenza di chi non guarda chi ha di fronte, cosa che spesso basterebbe per riuscire a cogliere la vera natura delle persone.
Richard verrà ampiamente scagionato ma scomparirà prematuramente nel 2007. Per fortuna registi come Clint Eastwood lo riportano in vita per mostrarci tutta l’assurdità di un mondo che dice di amare gli altri.
Un ritmo incalzante che tiene incollati alla sedia senza mai cali di attenzione, attraverso il quale il regista ci dice la sua, criticando aspramente sistemi e comportamenti di una società ottusa, senza preoccuparsi di piacere o meno.
Ma il granitico Clint piace, eccome e, nonostante l’età rimane sempre fedele a se stesso, come recita il libro pubblicato da Minimum Fax, dove Robert E. Kapsis e Kathie Coblentz, tradotti da Alice Cesarini, hanno racconto quaranta anni di interviste, intitolandolo: Fedele a me stesso.