di Paola Dei
VENEZIA. Organizzato da Cartier nello spazio del Tennis Club alla Match Point Arena al Lido, il 1° settembre alle ore 10,30 ha avuto luogo la Masterclass conclusiva di questa serie di incontri con l’attore americano Richard Gere a cui, a sorpresa si sono aggiunti altri eccezionali ospiti. Presente fra il pubblico anche il figlio Homer, che ha appena iniziato la carriera di attore.
Elegante, raffinato, con una attenzione genuina verso il pubblico Gere, ha festeggiato il suo 75° compleanno il 31 agosto alla Biennale. Oggi il pubblico non gli ha fatto mancare gli auguri di rito e lui ha risposto alle domande dell’intervistatore, a partire dall’importanza della luce in un film.
In proposito ha confessato di essere sempre stato molto timido e di aver adorato lavorare a teatro e con tutte le troupe teatrali.
“Mi ha sempre affascinato la realtà e la luce fa parte di questo aspetto. Molto presto mi sono reso conto di quanto sia importante nel cinema creare un senso di fascinazione e magia rispetto a quello che accade nella telecamera. Per questo ho sempre cercato di collaborare con i tecnici della luce”.
Mentre sullo schermo si alternano spezzoni del film di Terrence Malik in cui la luce è tutta naturale, Gere ricorda il regista: ”era molto espressionista nell’uso della luce.. e generalmente giravano molto presto o tardi al pomeriggio. Lavoravano in quel momento della giornata particolare quando il sole non è ancora calato ma sta per esserlo. Abbiamo girato molte scene in questa ora magica in campi dorati”. Continua dicendo che con il digitale si possono girare tanti film, ma non si possono vedere ombre naturali. Nel film con Malik è stata usata soltanto la Kodak 94.
Quando gli viene chiesto come sia entrato nel cast risponde:”Stavo lavorando a Broadway e ho saputo che facevano un cast. Ho partecipato e sono diventato protagonista del film”.
Si passa poi al film cult Pretty Woman e l’attore scherzando sostiene che fra lui e Julia Roberts non c’era chimica.
“Questo era iniziato come in film molto piccolo e ci siamo molto divertiti a girarlo. Non avevamo idea se qualcuno fosse andato a vederlo”.
Vedendo sullo schermo una delle sequenze del film dove il protagonista in una delle sale dell’Hotel dove alloggia fa l’amore con Vivien (alias Julia Roberts) Gere sostiene che quella è una scena incredibilmente sexy
“La scena al pianoforte non era nella sceneggiatura. Non sapevamo se l’avremmo utilizzata ma alla fine è diventata parte integrante del film. Interpretavo un personaggio che era stato descritto in modo quasi criminale. Fondamentalmente era un abito e un buon taglio di capelli. Il regista mi ha chiesto: “..secondo te che cosa può fare il protagonista durante il suo soggiorno in questo albergo?”
E io mi sono risposto che cosa si può fare tardi di notte in un hotel di lusso… di solito questo tipo di persone che viaggiano hanno il jet leg e di notte non dormono. In un hotel di lusso di solito c’è sempre un pianoforte. E così ho cominciato a suonare qualcosa di malinconico… che potesse raccontare la vita interiore del mio personaggio. La scena è nata così”. Una scena che secondo Gere ha dato spessore alla trama perché Vivien, il personaggio interpretato da Julia Roberts, in questo modo “ə stata in grado di vederlo in un modo completamente diverso. C’era un desiderio misterioso e forse qualcosa di bello ma rovinato in questo uomo che lei non conosceva”. Gere confessa poi di aver fatto parte di una orchestra sinfonica.
A questo punto in audio video appare il musicista Premio Oscar Gabriel Yared che ha composto le musiche di Automn in New York e c’ə un bel parallelismo con i film di Lelouch, protagonista di un’altro incontro che ha ricevuto il Premio Cartier Glory to the Filmmaker alla Mostra del cinema di Venezia per l’insieme dei suoi lavori prima della proiezione del suo nuovo film, fuori concorso alla Mostra, “Finalmente”.
Dopo di lui si materializza la voce del grande attore con il doppiatore Mario Cordova, che entra nel salone e, simpaticamente ripercorre alcune tappe della sua carriera e, in diretta mostra le diverse tonalità del suo doppiaggio in base ai diversi attori che deve interpretare.
Viene poi chiesto a Gere se sia vero che non può mettere piede in Cina e l’attore conferma che dal 1993, durante la notte degli Oscar , ha scandalizzato l’Academy con un discorso fuori programma in difesa del Tibet evidenziando gli abusi del governo cinese che intendeva colonizzare e imporre la propria dittatura.
Riferisce poi di esser tornato in concorso a Cannes con il film Oh Canada del suo amico Paul Shrader in cui interpreta un regista di documentari che si è rifugiato in Canada alla fine degli anni Sessanta, dopo essere fuggito dalla guerra del Vietnam.
Ma la star è impegnatissimo in molti progetto. Durante l’estate è uscito Era mio figlio, in cui interpreta un ricco scapolo newyorkese che deve ridimensionare tutte le sue scelte quando scopre che l’ex fidanzata canadese ha avuto un figlio dopo la loro separazione avvenuta 20 anni prima.
C’è poi un’altro progetto che lo vede recitare al fianco di Michael Fassbender nella serie The Agency, il remake americano del thriller di spionaggio francese Le Bureau des Legendes. Ma l’attore tiene a precisare che la cosa che desidera piu di ogni altra è un film da realizzare con suo figlio. “È una storia di padre e figlio che si conoscono e si conoscono”, ha detto. “E io sono il padre di quel ragazzo giovane e davvero carino… Ora interpreto il padre!”.