Da Pirandello a Cechov per "dire cose utili divertendo", come diceva Orazio
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CHIUSI. La Compagnia Mauri Sturno porta sul palcoscenico del Teatro Mascagni di Chiusi, giovedì 5 novembre (in abbonamento alle ore 21,15) Quattro buffe storie, quattro atti unici di due grandi drammaturghi del Novecento: Cecè e La patente di Luigi Pirandello, Domanda di matrimonio e Fa male il tabacco di Anton Cechov. Ne sono interpreti Glauco Mauri e Roberto Sturno con Fabrizio Bordignon, Laura Garofoli, Amedeo D’Amico, Lorenzo Lazzarini, Paolo Benvenuto Vezzoso. Le scene sono di Giuliano Spinelli, i costumi di Liliana Sotira, le musiche di Germano Mazzocchetti.
“Dire cose utili divertendo”, come diceva Orazio, potrebbe essere il sottotitolo di Quattro buffe storie, spettacolo tratto da opere di Cechov e Pirandello legate insieme dalla “comica follia” dei personaggi. La tenerezza di Cechov e il graffio di Pirandello si compenetrano tanto profondamente da non poterne discernere i confini, dando vita ad un sorprendente caleidoscopio dove è rappresentata la vita di quello strano e buffo essere che è l’uomo.
Nei folgoranti atti unici di Pirandello, la comicità e il grottesco sono lo specchio deformante della realtà, vista con la “pietas” per i suoi personaggi. Ne La patente vive una delle tematiche più care all’autore siciliano: il contrasto tra ciò che veramente siamo e ciò che invece gli altri pensano di noi. L’uomo, a volte, per sopravvivere, è costretto a mettersi una maschera che gli è stata plasmata dagli altri. Chiàrchiaro, il protagonista della storia, per i pregiudizi, l’ignoranza e la cattiveria della società è condannato a una finzione che diventa per lui l’unica risorsa possibile di vita. Qui dramma e farsa convivono in un’amara risata.
E Cecè, il personaggio dell’omonimo atto unico concepito e scritto da Pirandello direttamente per il teatro nel 1913, è il degno rappresentante di una società frivola e corrotta, dove ingannare e imbrogliare è la normalità. Ambientato in una Roma (come oggi?) invischiata in scandali e allegra corruzione politica, esplode un’insolita, divertentissima “pochade” in cui il cinismo di una situazione diventa non solo fonte di comicità ma anche di condanna.
Un’ironia grottesca è sempre alla radice sia delle opere immortali di Cechov che di alcuni suoi brevi atti unici come in Una domanda di matrimonio (“scherzo in un atto”, così lo sottotitola lo scrittore). Un’invenzione di una comicità al limite dell’assurdo che, rappresentata a Mosca nel 1889, fu definita dal grande Tolstoj: “La domanda di matrimonio è la personificazione della comicità”.
Anche in Fa male il tabacco (certamente un piccolo capolavoro) il grottesco dona in modo mirabile quella “leggerezza” che, anche nel dramma, Cechov chiedeva ai registi e agli interpreti delle sue opere. Una conferenza sui danni che provoca il tabacco, sfocia nella confessione di una triste vita, inutile e meschina… E il grottesco di Cechov diventa poesia.
La stagione teatrale del Teatro Mascagni proseguirà domenica 6 dicembre con lo spettacolo “Rap-sodia” di Dosto &Yevski, la cui comicità musicale piace agli adulti e fa impazzire i bambini. Gli auguri di Natale arriveranno il 22 dicembre con il Coro Arcaldet con “Fuori dal coro” e il 5 gennaio salirà sul palco Iaia Forte, tornata a lavorare con il premio Oscar Paolo Sorrentino, che porterà a Chiusi “Hanno tutti ragione”. Il 13 gennaio arriva Leo Gullotta con l’irresistibile commedia “Spirito allegro”. Sabato 30 gennaio sarà la volta di Silvia Frasson con un racconto ironico e malizioso “Amore e ginnastica”. Il 25 febbraio arriva l’attrice di “Provaci ancora prof”, Veronica Pivetti, che sul palco del Mascagni porterà il suo spettacolo musicale “Lady mortaccia, la vita è meravigliosa”. Nei giorni della celebrazione della festa della donna, il 5 marzo, arriverà uno spettacolo di grande spessore culturale sulla violenza di genere: “Doppio taglio” di Marina Senesi. Chiuderà il cartellone teatrale di Chiusi Gabriele Valentini che porta al Mascagni “Ballata per Giufà. Voci dal Mediterraneo”.