di Tobia Bondesan
SIENA. Il mandala è un diagramma simbolico, una forma di meditazione, un'espressione artistica effimera che diffonde, secondo la tradizione tibetana, un'enorme energia positiva nell'ambiente in cui viene realizzato.
Energia che, in un posto in cui riecheggiano ancora secoli di sofferenza ospedaliera riesce comunque a diffondersi nell'ambiente, trascinando nei locali (Cappella del Manto) del Santa Maria della Scala decine di visitatori a vedere quello che tre monaci tibetani stanno facendo con polveri colorate e anni di pratica.
Grazie al Museo d'arte per Bambini del SMS e all'associazione di volontariato Buddismo per la Pace, che nasce nel 2009 per volontà del Venerabile Lama Minyang Rimpoce, con l'intento di promuovere iniziative di utilità sociale fondate su principi etici, da oggi 27 agosto fino a domenica 29 durante il consueto orario di apertura (10.30 – 18.30) e ad ingresso libero, sarà possibile vedere il lavoro attento dei tre monaci attraverso le sue due fasi: la costruzione e la distruzione del mandala. L'evento sarà aperto ai visitatori che potranno assistere a tutte le fasi sia della creazione che della distruzione del disegno di sabbia.
Nella caratteristica cerimonia che si terrà domenica intorno alle ore 15:00 una parte della polvere sarà distribuita ai presenti, mentre l'altra sarà in seguito versata in un fiume. Se dalle finestre che illuminano i monaci della splendente luce diurna della Siena estiva entra l'immagine dell'antico duomo cittadino, non meno suggestiva è la creazione centellinata nel tempo del simbolo
sacro metafora dell'impermanenza di tutte le cose. Il disegno ipnotico, magico, eppure rilassante, distensivo nella sua lentezza, lascia entrare gli sguardi nei sui meandri, nella curiosità di cosa verrà dopo.
“Un mandala per la pace” si inserisce così in modo carismatico, in una strana ambiguità tra contrasto e affinità, con l'ex ospedale, con la città medioevale. Sarà anche perché tra gli scopi dell'associazione c'è la promozione dell'integrazione tra i popoli, della pace, della non violenza, che si respira all'interno della sala un'aria da cerimonia serena, di rispetto, ma non soggezione, in una città che offre a questo popolo, esule dalla sua terra dal 1959 e tutt'ora vittima di soprusi, un
angolo per poter ricordare alla cittadinanza la sua cultura antichissima.
SIENA. Il mandala è un diagramma simbolico, una forma di meditazione, un'espressione artistica effimera che diffonde, secondo la tradizione tibetana, un'enorme energia positiva nell'ambiente in cui viene realizzato.
Energia che, in un posto in cui riecheggiano ancora secoli di sofferenza ospedaliera riesce comunque a diffondersi nell'ambiente, trascinando nei locali (Cappella del Manto) del Santa Maria della Scala decine di visitatori a vedere quello che tre monaci tibetani stanno facendo con polveri colorate e anni di pratica.
Grazie al Museo d'arte per Bambini del SMS e all'associazione di volontariato Buddismo per la Pace, che nasce nel 2009 per volontà del Venerabile Lama Minyang Rimpoce, con l'intento di promuovere iniziative di utilità sociale fondate su principi etici, da oggi 27 agosto fino a domenica 29 durante il consueto orario di apertura (10.30 – 18.30) e ad ingresso libero, sarà possibile vedere il lavoro attento dei tre monaci attraverso le sue due fasi: la costruzione e la distruzione del mandala. L'evento sarà aperto ai visitatori che potranno assistere a tutte le fasi sia della creazione che della distruzione del disegno di sabbia.
Nella caratteristica cerimonia che si terrà domenica intorno alle ore 15:00 una parte della polvere sarà distribuita ai presenti, mentre l'altra sarà in seguito versata in un fiume. Se dalle finestre che illuminano i monaci della splendente luce diurna della Siena estiva entra l'immagine dell'antico duomo cittadino, non meno suggestiva è la creazione centellinata nel tempo del simbolo
sacro metafora dell'impermanenza di tutte le cose. Il disegno ipnotico, magico, eppure rilassante, distensivo nella sua lentezza, lascia entrare gli sguardi nei sui meandri, nella curiosità di cosa verrà dopo.
“Un mandala per la pace” si inserisce così in modo carismatico, in una strana ambiguità tra contrasto e affinità, con l'ex ospedale, con la città medioevale. Sarà anche perché tra gli scopi dell'associazione c'è la promozione dell'integrazione tra i popoli, della pace, della non violenza, che si respira all'interno della sala un'aria da cerimonia serena, di rispetto, ma non soggezione, in una città che offre a questo popolo, esule dalla sua terra dal 1959 e tutt'ora vittima di soprusi, un
angolo per poter ricordare alla cittadinanza la sua cultura antichissima.