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SIENA. Nel Complesso abbaziale di Sant’Eugenio a Monastero, universalmente conosciuto a Siena e dintorni come “Monastero”, sono stati presentati sabato (5 giugno) i lavori di restauro di due preziose tele degli inizi del 700, opera del pittore senese Bernardino Baroni, conservate nella Chiesa della Compagnia di San Giovanni Evangelista a Monastero.
Numerosi i relatori dell’incontro, coordinati nei loro interventi da Duccio Martelli: Giuseppe Gugliotti, presidente della Fondazione Monastero ONLUS, Antonio Cresti, Priore della Compagnia di San Giovanni Evangelista a Monastero, il restauratore delle opere Jacopo Antonio Carli, Marco Ciampolini, storico dell’arte, e Don Lorenzo Bozzi, parroco di Monastero.
“Il recupero dei dipinti, finanziato dalle offerte dei confratelli della Compagnia – ha sottolineato Giuseppe Gugliotti – è la testimonianza concreta, oltre che di un grande servizio all’arte, dal momento che si scongiura la perdita di opere di notevole valore, dell’attaccamento di una comunità al proprio patrimonio, alla propria tradizione, alla propria storia, alla propria identità”.
E a proposito di recupero del patrimonio, Antonio Cresti ha annunciato l’intenzione di mettere mano all’opera sicuramente più consistente di questi anni, ovvero il restauro della Chiesa della Compagnia, chiusa al culto da qualche anno perché pericolante. Un lavoro notevole, impegnativo anche sotto il profilo finanziario, ma che si conta di completare con l’impegno dei confratelli e gli aiuti delle varie istituzioni della città. D’altronde, ricorda Piero Pallassini nel suo libro sulla storia della plurisecolare Compagnia di Monastero, quando fu deciso l’ampliamento del piccolo oratorio – correva l’anno 1690 – la decisione pressoché unanime fu accompagnata da qualche preoccupazione “perché non c’era denaro a sufficienza per fare la fabrica”
Nel suo intervento, il restauratore Jacopo Antonio Carli ha illustrato le tecniche utilizzate per il recupero dei due dipinti, profondamente danneggiati da infiltrazioni di umidità e in parte compromessi a causa di un precedente – poco felice – restauro, probabilmente databile alla fine dell’800.
Di particolare interesse la lezione di Marco Ciampolini, il quale si è soffermato sul tema: “Bernardino Baroni e il 6-700 pittorico a Siena”, evidenziando con rammarico la generale sottovalutazione, quando non il vero e proprio oblio, di quel periodo a cavallo fra il 600 e il 700, ricco, invece, a Siena, di artisti e di opere di eccelso valore. Fra i pittori di maggior talento, a giudizio dello studioso, vi è sicuramente Bernardino Baroni, un uomo che aveva avuto modo di affinare i propri percorsi artistici e culturali nello stimolante e vivace ambiente romano, dove si era fatto apprezzare per le sue capacità e le sue doti tecniche, vincendo per ben due volte prestigiosi concorsi. Il pittore, inoltre, fu anche un confratello della Compagnia di Monastero: motivo in più per ricordarlo degnamente e celebrarne l’opera.
Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Don Lorenzo Bozzi, il quale ha espresso la propria soddisfazione per la vitalità della comunità augurandosi di avere tanti altri momenti di festa e di gioia come quello vissuto in quest’occasione.
Numerosi i relatori dell’incontro, coordinati nei loro interventi da Duccio Martelli: Giuseppe Gugliotti, presidente della Fondazione Monastero ONLUS, Antonio Cresti, Priore della Compagnia di San Giovanni Evangelista a Monastero, il restauratore delle opere Jacopo Antonio Carli, Marco Ciampolini, storico dell’arte, e Don Lorenzo Bozzi, parroco di Monastero.
“Il recupero dei dipinti, finanziato dalle offerte dei confratelli della Compagnia – ha sottolineato Giuseppe Gugliotti – è la testimonianza concreta, oltre che di un grande servizio all’arte, dal momento che si scongiura la perdita di opere di notevole valore, dell’attaccamento di una comunità al proprio patrimonio, alla propria tradizione, alla propria storia, alla propria identità”.
E a proposito di recupero del patrimonio, Antonio Cresti ha annunciato l’intenzione di mettere mano all’opera sicuramente più consistente di questi anni, ovvero il restauro della Chiesa della Compagnia, chiusa al culto da qualche anno perché pericolante. Un lavoro notevole, impegnativo anche sotto il profilo finanziario, ma che si conta di completare con l’impegno dei confratelli e gli aiuti delle varie istituzioni della città. D’altronde, ricorda Piero Pallassini nel suo libro sulla storia della plurisecolare Compagnia di Monastero, quando fu deciso l’ampliamento del piccolo oratorio – correva l’anno 1690 – la decisione pressoché unanime fu accompagnata da qualche preoccupazione “perché non c’era denaro a sufficienza per fare la fabrica”
Nel suo intervento, il restauratore Jacopo Antonio Carli ha illustrato le tecniche utilizzate per il recupero dei due dipinti, profondamente danneggiati da infiltrazioni di umidità e in parte compromessi a causa di un precedente – poco felice – restauro, probabilmente databile alla fine dell’800.
Di particolare interesse la lezione di Marco Ciampolini, il quale si è soffermato sul tema: “Bernardino Baroni e il 6-700 pittorico a Siena”, evidenziando con rammarico la generale sottovalutazione, quando non il vero e proprio oblio, di quel periodo a cavallo fra il 600 e il 700, ricco, invece, a Siena, di artisti e di opere di eccelso valore. Fra i pittori di maggior talento, a giudizio dello studioso, vi è sicuramente Bernardino Baroni, un uomo che aveva avuto modo di affinare i propri percorsi artistici e culturali nello stimolante e vivace ambiente romano, dove si era fatto apprezzare per le sue capacità e le sue doti tecniche, vincendo per ben due volte prestigiosi concorsi. Il pittore, inoltre, fu anche un confratello della Compagnia di Monastero: motivo in più per ricordarlo degnamente e celebrarne l’opera.
Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Don Lorenzo Bozzi, il quale ha espresso la propria soddisfazione per la vitalità della comunità augurandosi di avere tanti altri momenti di festa e di gioia come quello vissuto in quest’occasione.