La più grande ricostruzione nella storia del cinema
SIENA. A Sinalunga, Chiusi e Poggibonsi un nuovo film sulla città di Pompei dove si mescolano azione e sentimento, Ares e Afrodite, morte e rinascita in una escalation di avvenimenti con effetti speciali e un finale un po’ troppo prevedibile. Per la regia di Paul W.S. Anderson con Kit Harington, Carrie-Anne Moss, Emily Browning, Adewale Aakinnuoye-Agbaje, Jared Harris. Una produzione Germania-USA con una sceneggiatura scritta da Janet Scitt Batchier e Lee Batchler, rivisitata dal creatore di Downton Abbey, Julian Fellowes, ambientata nel 79 d.C.
La storia ha come fulcro Milo, uno schiavo che da bambino ha visto uccidere i propri genitori in una rappresaglia di Quinto Attilio Corvo Senatore di Roma in visita a Pompei e che si innamora della figlia del suo padrone chiesta in sposa proprio da Corvo. Cassia, questo il nome della giovane donna ambita, ricambia l’amore di Milo e scatena le ire di Corvo che condanna Milo a morire nell ‘arena. Nulla però andrà come ciascuno di loro aveva previsto perché l’eruzione del vulcano risvegliata dagli Dèi, travolgerà ricchi e poveri, buoni e meno buoni, malvagi e redenti.
Benché il paragone appaia impari, ci sono alcune scene che tendono a mettere in luce gli stessi sentimenti che diventano il fulcro del racconto celato dietro all’azione. Nella pellicola Viaggio in Italia, una stupenda scena mostra una coppia che nel momento supremo della morte si abbraccia in un ultimo gesto d’amore e tenerezza, la stessa cosa fa il regista di Pompei unendo ciò che anni di vita in comune avevano reso inespresso. Mentre Viaggio in Italia scruta nell’interiorità, Pompei è un film d’azione catastrofico con una enfasi particolare sulle scene di distruzione e lotta.
Anticipato di recente dal documentario realizzato dal British Museum (Life and Death in Pompeii and Herculaneum) e terzo film di finzione sull’eruzione del Vesuvio (Gli ultimi giorni di Pompei, quello del 1935 e quello del 1959), Pompei è il calco chiassoso, tridimensionale e subito evaporante di un’antica tragedia, a cui dà efficacemente ‘vita’ e muscoli Kit Harington, Il trono di spade, promosso a pieni voti sul grande schermo. (Cit.m.m.).