SIENA. Prosegue la rassegna promossa dall'assessorato alla cultura con l'appuntamento, ad ingresso libero, di lunedì (23 marzo) alle 18 alla Biblioteca Comunale in cui la scrittrice Silvia Ballestra parlerà con il pubblico del suo ultimo libro “Piove sul nostro amore” (edizioni Feltrinelli), introdotta dalla presentazione di Gabriella Rustici, del Centro culturale Mara Meoni.
Il titolo e la copertina farebbero pensare a un romanzo, magari intriso di toni romantici, un testo di narrativa, insomma. L'argomento, invece, è ben diverso: l'aborto e la legge 194, la Ru486 e gli anticoncezionali. Il sesso, l’amore e il concepimento.
Silvia Ballestra, scrittrice e giornalista impegnata, struttura il suo lavoro come un reportage tra eventi e personaggi che hanno caratterizzato, recentemente, la discussione pubblica sulla legge che regola l'ivg (interruzione volontaria di gravidanza) in Italia, cercando di fare chiarezza sull'applicazione attuale della norma e sulle varie prese di posizione scaturite dalla riproposizione del tema, in forma politica e religiosa, femminista e non, che ha interessato ed interessa tuttora l’opinione pubblica per rimetterne in discussione il contenuto e la validità.
“Quella malafede che porta a separare i due corpi, focalizzando tutta l’attenzione su quello del feto per farlo diventare, a tutto tondo, portatore di diritti da opporre a quelli della madre. Un esercizio, questo, sì brutale e spudorato”.
L'autrice inizia il suo viaggio narrativo da una data simbolica: l'8 marzo 2008, centenario della “festa” delle donne, celebrato in modo “bizzarro”: prima al Quirinale in un clima solenne e istituzionale, poi al comizio di Giuliano Ferrara, in piazza Farnese, a sostegno della moratoria contro l'aborto, con la sua “Lista Pazza”, come la
definisce la Ballestra, e continua dentro gli ospedali, nei consultori e nei Cav, i centri di aiuto alla vita.
“Si scrive perché si legge”, ha dichiarato la Ballestra, quaranta anni, marchigiana, con già una serie di pubblicazioni di successo alle spalle e una collaborazione con ‘l’Unità’. E allora è giusto leggere, così da riflettere su un argomento che ha fatto tornare le donne di nuovo in piazza, dopo trenta anni per un diritto al quale non vogliono rinunciare e capire un po’ meglio, su un binario parallelo, quelle voci, spesso “autorevoli” e spesso maschili, per le quali i media non hanno risparmiato spazi.
Il titolo e la copertina farebbero pensare a un romanzo, magari intriso di toni romantici, un testo di narrativa, insomma. L'argomento, invece, è ben diverso: l'aborto e la legge 194, la Ru486 e gli anticoncezionali. Il sesso, l’amore e il concepimento.
Silvia Ballestra, scrittrice e giornalista impegnata, struttura il suo lavoro come un reportage tra eventi e personaggi che hanno caratterizzato, recentemente, la discussione pubblica sulla legge che regola l'ivg (interruzione volontaria di gravidanza) in Italia, cercando di fare chiarezza sull'applicazione attuale della norma e sulle varie prese di posizione scaturite dalla riproposizione del tema, in forma politica e religiosa, femminista e non, che ha interessato ed interessa tuttora l’opinione pubblica per rimetterne in discussione il contenuto e la validità.
“Quella malafede che porta a separare i due corpi, focalizzando tutta l’attenzione su quello del feto per farlo diventare, a tutto tondo, portatore di diritti da opporre a quelli della madre. Un esercizio, questo, sì brutale e spudorato”.
L'autrice inizia il suo viaggio narrativo da una data simbolica: l'8 marzo 2008, centenario della “festa” delle donne, celebrato in modo “bizzarro”: prima al Quirinale in un clima solenne e istituzionale, poi al comizio di Giuliano Ferrara, in piazza Farnese, a sostegno della moratoria contro l'aborto, con la sua “Lista Pazza”, come la
definisce la Ballestra, e continua dentro gli ospedali, nei consultori e nei Cav, i centri di aiuto alla vita.
“Si scrive perché si legge”, ha dichiarato la Ballestra, quaranta anni, marchigiana, con già una serie di pubblicazioni di successo alle spalle e una collaborazione con ‘l’Unità’. E allora è giusto leggere, così da riflettere su un argomento che ha fatto tornare le donne di nuovo in piazza, dopo trenta anni per un diritto al quale non vogliono rinunciare e capire un po’ meglio, su un binario parallelo, quelle voci, spesso “autorevoli” e spesso maschili, per le quali i media non hanno risparmiato spazi.