Il libro sarà presentato il 18 aprile alle ore 18 alla Libreria Mondadori
di Giulia Tacchetti
SIENA. Tutte le cose finiscono nel grande fiume della vita da quando è cominciato il mondo, da quando c’erano i dinosauri fino a stamattina. A volte rimangono sul fondo, sommerse dal fango e trascinate dai detriti, altre, prese dalla corrente, tornano in superficie e per un attimo si fermano qui, davanti ai nostri occhi, prima di essere riprese dalla danza travolgente della corrente. La narrazione dell’autore si insinua nella realtà esistenziale, fatta da sempre di gioie e dolori, come la goccia di un filtro magico che trasforma la quotidianità del vivere umano in una storia di ampio respiro, senza mai perdere il contatto con la concretezza . Tempo e spazio non hanno particolare valore connotativo, in genere sfondo della vicenda, anche se Siena torna in vari racconti come luogo della memoria (“Nonno Bati”, “Emigranti”). I sentimenti sono al centro del nostro autore, declinati in tutte le forme: dal rimorso all’umiliazione, dalla nostalgia all’amore. Affetti, passioni, attrazioni transitano in modo gentile e veloce, come la corrente del fiume. Sentimenti che investono la sfera dell’ordinaria quotidianità, eppure eterni, al di sopra del tempo. La dimensione del non tempo fa sì che le persone che animano le storie siano sempre intorno all’autore, anche se l’uso del tempo passato rimanda alla sfera della memoria. E’ un narrare pacato, in cui niente risulta eccessivo, pervaso da un profondo senso del destino, a cui viene fatto riferimento usando direttamente il termine “destino”, o tutta una serie di aggettivi, avverbi che accompagnano la sua azione: inesorabile, impotente, ineluttabilmente. Pur tuttavia un’atmosfera da favola si infiltra in questa narrazione lucida e veloce grazie a espressioni atemporali, spesso incipit del racconto: – “Erano tempi strani quelli..” (“Non devi aprire”); “Era un giorno qualunque..” (“Nonno Bati”); “La vidi all’improvviso..” (“Eccola di nuovo”).
Come si può scrivere con il sound della favola e le parole della vita vera? In questo suo lavoro, secondo noi, Fabio Brogi compie un’importante operazione, che rimanda alla lezione di Calvino sulla “leggerezza”: toglie peso alla struttura del racconto attraverso l’uso di periodi brevi e la preferenza per il racconto breve, come reazione al peso del vivere, alla nostra ineluttabile e pesante esistenza. Si muove così sul terreno esistenziale in modo agile e mai noioso. Osserviamo un’altra importante operazione: il recupero della parola, non banale o particolarmente colloquiale, ma dell’italiano di qualche decennio fa, quando il linguaggio degli sms, dei social non aveva mutato la lingua scritta con espressioni abbreviate, neologismi e inglesismi. Ecco apparire numerose coppie di aggettivi, espressioni come “non certo di banale rimpianto è fatto il mio vestito nuovo”, “con la brezza della sera, dalla finestra aperta, erano entrati tutti gli effluvi dei giardini..”, “la stanza sussultò…rimanendo sospesa nel vuoto dell’inatteso”. Che dire delle metafore: – “…Avevo solo sfiorato quella cometa solitaria durante il suo viaggio nello spazio sempre più profondo della vita” e delle similitudini: – “Era come se una cometa fosse emersa dallo spazio profondo, con la sua chioma di emozioni..”. Così appare la donna protagonista del racconto “Eccola di nuovo”. La donna, in genere, è presentata con delicatezza, anche nella sua fisicità, collegata ad un lontano rammarico o ad una pervadente nostalgia.
Il libro di Fabio Brogi, pubblicato da Albatros, verrà presentato il 18 aprile alle ore 18 presso la Libreria Mondadori, in via Montanini 112 a Siena, da Federico Romagnoli e Valentina Tinacci, curatori dei corsi di scrittura creativa “Scuola di Ares Teatro”, presso il centro civico di S. Miniato, frequentati dal nostro autore da vari anni. I dodici racconti brevi sono profondamente legati a questa esperienza e a quanto è emerso durante le letture e le scritture collettive.