Diciannove milioni di anni di storia geologica
SIENA. Una storia antichissima e un territorio ricchissimo di fossili: Pianosa è un’isola molto particolare che da tempo attrae l’interesse non solo di naturalisti, ma anche di geologi. E sono proprio le peculiarità geologiche che hanno ispirato la mostra dal titolo “Pianosa, nascita di un’isola. Diciannove milioni di anni di storia geologica”, che verrà inaugurata sabato 7 marzo presso il dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.
Rocce, fossili, resti di vertebrati, perfino di cervi, raccontano le trasformazioni misteriose di un luogo che un tempo fu attaccato alla terra ferma e che in seguito è stato circondato dalle acque. L’esposizione, allestita in collaborazione con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, attraverso reperti, pannelli, fotografie, ricostruzioni grafiche, ricostruisce la storia geologica di quest’isola, che è stata oggetto di scavi da parte di ricercatori dell’Università di Siena, a partire dal 2012, in particolare presso la Grotta di Cala Biagio. Un viaggio nel tempo, a partire dall’età delle prime rocce affioranti (diciannove milioni di anni fa) fino all’ultimo periodo glaciale.
Spiega il professor Luca Maria Foresi dell’Università di Siena, che ha guidato gli scavi: “Pianosa, con le sue rocce e la sua collocazione geografica, a metà strada fra la Corsica e il continente, è una chiave di lettura importante per le dinamiche che hanno portato alla formazione del Mar Tirreno milioni di anni fa. Le rocce di Pianosa, a differenza di quelle del resto dell’Arcipelago sono ricchissime di fossili, caratteristica che ha attirato i geologi sin dalla fine dell’Ottocento e che ancora cattura l’attenzione di ricercatori e dei visitatori più attenti. I resti della vita passata vi si trovano ovunque e anche le tracce dell’uomo sono diffuse a partire dal Paleolitico superiore. Una ricchezza così importante che l’isola, caso unico sul territorio nazionale, è posta interamente sotto vincolo archeologico”. Continua Foresi: “Nel 2012 il nostro dipartimento ha iniziato anche una campagna di ricerca paleontologica nella grotta di Cala di Biagio, che già aveva interessato gli studiosi fin nell’Ottocento. Le nuove indagini, sostenute anche dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, si sono concentrate su migliaia i resti ossei recuperati, molti dei quali appartenuti a cervi, fra cui alcuni crani pressoché interi. La presenza dei resti di questi animali, i più antichi dei quali avrebbero circa quarantamila anni, oggi estinti sull’isola, è prova dei collegamenti terrestri che si realizzarono nell’arcipelago durante le fasi glaciali, quando il livello del mare calò profondamente rispetto a quello attuale, facendo emergere estese porzioni di fondali, che i cervi sfruttarono per le loro migrazioni”.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 15 maggio , dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18, con ingresso gratuito. Via Laterina, 8, dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.