Riflettori sulla 68a Mostra del Cinema

SIENA. Il Cinema, strumento di cultura e compendio di tutte le arti, sinfonia di suoni, colori e sensazioni, definito non a caso “la settima arte”, si conferma ancora come valido strumento di cura e prevenzione.
Il Centro Studi di Psicologia dell’Arte e Psicoterapie Espressive che da anni si occupa di questa particolare applicazione nell’ambito della terapia e prescrive Film per ogni tipo di patologia, come ci racconta la presidente Paola Dei, mostra quest’anno il delicato percorso dell’elaborazione del lutto con il testo: Neuroni specchio, cinematerapia del lutto fra Venezia Roma e Walt Disney, Prefazione di Nicola Borrelli, Introduzione di Giangiacomo Savogin, Contributi di AGISScuola, Roberto Barzanti, Dina D’Isa, Eliana Lo Castro Napoli ed esponenti del pubblico fra cui: Myriam Marino, Anna Rita Boschetti, Jacopo Brogi, Edizioni Scientifiche STILL. Copertina di Paola Crema Fallani, presente alla Biennale d’Arte di Venezia, disegni di: Manuel Vermère, Paola Crema, Myriam Marino, Paola Dei, Maria Luisa Scaramelli.
La presentazione è per il 6 settembre alle ore 15 e 30 presso lo Spazio della Regione Veneto- Terrazza Hotel Excelsior- Lido di Venezia e vuol rappresentare uno stimolante viaggio con il pubblico alla scoperta di elementi narrativi comuni o contrastanti e di intense e variegate realtà.
Un percorso all’interno delle sensazioni e pulsioni del nostro arcaico cervello fino ad arrivare ad una delle più importanti scoperte delle neuroscienze messa a punto da un gruppo di ricercatori coordinati da Giacomo Rizzolatti negli anni 80-90.
La sensazionale scoperta che al Centro Studi di Psicologia dell’Arte e Psicoterapie Espressive trova applicazione nella Cinematerapia, conferma in chiave scientifica quanto già intuitivamente si affermava da anni sostenendo che i Film sono lo specchio dei tempi, specchio dell’inconscio collettivo, specchio del sociale.
Nel testo, il quarto della serie Veneziana, a cui quest’anno vanno ad aggiungersi anche il Festival di Roma, Walt Disney e in corso di stampa, il Festival del Film di Locarno, dove la pellicola vincitrice imbocca anch’essa la via dell’elaborazione del lutto, pregnante di significati e simboli, si affrontano una serie di pellicole in un gioco di intrecci che raccontano parabole di morte e tentano di scoprirne il senso mentre parallelamente emerge prepotente il senso della vita, con i suoi odori, le sue fragranze, i suoi sogni.
Un bianco e nero che è sintetizzato soprattutto nel Film: Black Swan di Darren Aronofsky, dove contrastanti sentimenti si alternano durante tutte le sequenze della pellicola fra il Cigno Bianco e il Cigno nero che fanno da specchio alle pulsioni di vita e di morte.
Ma anche Kill me please di Olias Barco, dal sapore Kafkiano o Gangor di Italo Spinelli, piuttosto che La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo accanto a Una vita Tranquilla di Claudio Cupellini e Silent Souls di Aleksei Fedorchenko fino a Toy Story 3 di Walt Disney e Abrir puertas y ventanas di Milagros Mumenthaler, ci aprono, come dice il titolo della pellicola vincitrice del Festival del Film di Locarno, porte e finestre per addentrarci nel complesso e difficile cammino dell’elaborazione del lutto al fine di favorire quella che viene definita: volontaria sospensione dell’incredulità di fronte a certi fenomeni e ci insegnano che come Giacobbe il quale lotta con l’Angelo, non ci possiamo permettere di tralasciare del materiale così importante, finchè non avremo imparato a conoscerne tutti gli aspetti, trasformando la maledizione in una benedizione, ciò che accade quando l’elaborazione è compiuta. In alcune di queste pellicole tutto ciò avviene in maniera creativa, in altre purtroppo no, ma i dettagli permettono di delineare delle forme, di far emergere figure dallo sfondo per fornire degli schemi personali e scoprire quel livello profondo di significato che può esprimersi solo con echi e rispecchiamenti. Cinismo e sensibilità si alternano nel susseguirsi delle situazioni con una dinamica emotiva dove la minaccia o la speranza sono forze che si contrappongono sulla scena e lentamente divengono più potenti degli individui stessi coinvolti nelle pellicole che rappresentano simboli mentre chi osserva scopre di essere mille personaggi: vittima, martire, eroe, guerriero, e di certo viaggiatore diretto verso terre che altrimenti non avrebbe mai immaginato.