Mostra ai Magazzini del Sale dal 2 al 27 dicembre 2016
di Giulia Tacchetti
SIENA. Per un concatenarsi di piccoli episodi insignificanti sono giunta alle ultime battute dell’incontro tra l’artista e la stampa nei Magazzini del Sale. Così si sono spenti i riflettori davanti al bellissimo Palio dell’Assunta del 2015, vinto dalla Selva – I cavalli non potevano che essere rappresentati in corsa, frementi senza briglie né sella -. La Rogai a Siena destò stupore perché alla presentazione del Drappellone alla cittadinanza spiegò che aveva usato per dipingere il vino al posto dei colori, una tecnica innovativa, dai risultati notevoli.
L’esposizione si articola su due livelli: il primo dà il titolo alla mostra e raccoglie una serie di opere che raccontano l’esecuzione da parte della Rogai del Palio dell’Assunta: lo studio, la scelta dei colori e dei vini del territorio, la realizzazione, lo spolvero, la presentazione alla folla.
Le opere in mostra nel secondo livello hanno il compito di far conoscere al pubblico italiano e straniero la potenza creatrice dell’artista. Osservando le tele, un signore, che stava aggiustando la posizione di una di esse dal titolo ”Il bicchiere di latte”, mi ha suggerito di osservare l’effetto dell’olio sulla tela denim (jeans). In effetti il fondo scuro della tela, formata da quattro ritagli di stoffa dal blu all’azzurro-grigio, cuciti insieme, fa schizzare i bianchi della figura, trasmettendole il movimento del bere. Accanto ”Il bosco”, olio su denim, rappresenta una notte senza cielo, ma la luce dei bianchi, che vibra tra i tronchi degli alberi, comunica un abbandono sereno della natura.
“Sa come l’artista ha scoperto l’uso del vino in pittura? Nel 2010, a cena, quando del vino andò a macchiare una candida tovaglia, provocando una reazione sconsolata nella padrona di casa, che subito pensò alla difficoltà di toglierla. Elisabetta Rogai ha legato questa caratteristica all’impiego del vino nella pittura”.
Solo le persone di forte creatività, curiose, stimolate alla ricerca del nuovo possono avere queste idee. Ecco che nasce l’Eno Arte, la tecnica di dipingere usando il vino. Attraverso l’aiuto del professor Bianchini, docente di Chimica Organica all’Università di Firenze, la Rogai è riuscita a capire come fissare il vino sulla tela, una pittura che cambia d’intonazione secondo il vino usato (il Nobile di Montepulciano, i rossi di Montalcino, il Nero D’avola), così da denotare le alterazioni cromatiche del vino che invecchia, ma non in modo completamente prevedibile. Si accendono i contrasti, colature di colore conferiscono ai quadri un effetto al di fuori del tempo. “L’angelo”, “Ecco” (vino su tela) ci riportano a suggestioni lontane, anche bibliche. Le donne sono le più rappresentate, tanti tipi femminili, che la pratica del disegno, specialmente dal modello, rende ora leggere, flessuose, ora temibili come “Fuori branco”.
La mia guida si sofferma sull’ultima sperimentazione dell’artista: la pittura sul marmo di Carrara utilizzando il vino. “Donne oltre” (vino su scheggia di marmo 2016) riporta ai reperti archeologici che danno una nuova vita ad un mondo passato. Che dire del connubio tra la Rogai e l’orafo Simone Mencherini? In esposizione l’anello creato per lei, chiamato l’anello di “fidanzamento” (con Siena), un capolavoro di oreficeria in miniatura: la torre del Mangia, appoggiata al palazzo comunale, la testa di un cavallo, la balzana.
Concludiamo la nostra visita pensando che Elisabetta Rogai è una straordinaria artista, in quanto pochi riescono a coniugare come lei arte e territorio e quanto sia meritata la sua internazionalità, avendo esposto a Cannes, Kyoto, Los Angeles, Hong Kong.
Ringrazio la persona che mi ha dato tutte queste informazioni.