SIENA. Si è tenuta oggi 12 luglio 2024, alle ore 12.00, presso la sala del Cenacolo della Pinacoteca Nazionale di Siena, la conferenza stampa di presentazione dell’esposizione “Nel cuore della Pinacoteca. Capolavori del ‘500 e del ‘600 visti da vicino”, alla presenza del Direttore Axel Hémery, dello Storico dell’arte Marco Ciampolini e con l’intervento di Elena Pinzauti che ha illustrato il lavoro di restauro sulla tela di Ventura Salimbeni,nuova acquisizione del museo.
In occasione dei lavori di rinnovamento, che hanno comportato la chiusura del primo piano del museo, una selezione di opere rappresentative del Cinquecento e del Seicento senese sarà esposta da oggi al piano terra, in una sala a loro dedicata.
Dieci le opere selezionate, tra queste, la nuova acquisizione del museo sapientemente restaurata da Elena Pinzauti, l’Adorazione dei pastori di Ventura Salimbeni, e la Ghismunda capolavoro di Bernardino Mei solitamente non esposto nel percorso museale.
L’Adorazione dei pastori di Ventura Salimbeni
L’opera costituisce il bozzetto per la più importante pala d’altare, realizzata dall’artista nel 1610 per la chiesa di S. Agostino a Foligno.
La Pinacoteca va ad arricchire la collezione del museo, che possiede già opere di Ventura Salimbeni, uno dei pittori senesi più rilevanti della sua generazione, e lo fa con una tela di grande importanza. L’acquisizione di questo bozzetto permette di presentare un’opera di qualità, dello stesso livello dello Sposalizio di santa Caterina di Francesco Vanni, acquistato nel 2020. In vista del rifacimento totale della sezione del ‘600 senese, col ritorno dei capolavori da Palazzo Chigi alla Pinacoteca, quest’acquisizione costituisce un tassello importante del percorso che vedrà migliorare l’offerta culturale del museo.
Ghismunda di Bernardino Mei
Sarà, inoltre, possibile ammirare da vicino un capolavoro di Bernardino Mei solitamente non visibile perché collocato a Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla, sede degli uffici amministrativi della Pinacoteca e solo eccezionalmente aperto al pubblico. Si tratta della Ghismunda, opera realizzata come quadro da stanza intorno al 1650 e che ben rappresenta il talento dell’artista, come protagonista del Seicento senese.
La tela ritrae, con un taglio stretto, l’eroina boccaccesca Ghismunda, vittima della gelosia del padre Tancredi che aveva fatto uccidere il suo amante Guiscardo inviandole poi il cuore su una coppa dorata. La giovane donna è colta dal pittore nel momento in cui la follia del dolore la spinge al suicido e lei, in un atto estremo di sfida al padre, beve il veleno mischiato al sangue del suo amato. L’opera è realizzata con una pittura ricca e pastosa stesa con pennellate dense e larghe, in cui pochi colori luminosi si contrappongono alle zone d’ombra. L’azzurro e il rosa della veste contrastano con il pallore della pelle nuda di Ghismunda facendo risaltare la figura dal fondo scuro e mettendo in risalto il conflitto fra la sensualità e la fragilità della donna. Allo stesso modo la mano che stringe il cuore grondante sangue e il volto disperato di Ghismunda, che ci offre l’ultimo sguardo prima di bere dalla coppa, descrivono la combinazione di disperazione e determinazione nei sentimenti dell’eroina.