di Elisa Renna
SIENA. Numerosi giovani, per lo più studenti dell’Ateneo senese, hanno seguito con interesse la proiezione del film-documentario Nazirock, gremendo la Sala San Pio di Santa Maria della Scala. Alla proiezione sono seguite le domande del pubblico al regista, con interventi che hanno evitato una facile e possibile degenerazione nel retorico (nel senso peggiore del termine).
Il film non ha avuto una programmazione tradizionale – in pratica non è andato nelle sale con una regolare distribuzione – perché Forza Nuova si è opposta al suo ingresso nel circuito delle sale, avendo considerato il contenuto diffamatorio. Per questo è uscito in aprile nelle librerie.
Dopo una breve prefazione da parte del regista Claudio Lazzaro, il film incomincia mostrando le scene delle manifestazioni del 2 dicembre 2006 di Catania e di Roma, entrambe indirizzate al disprezzo più totale della Finanziaria proposta dal governo di Romano Prodi. Fin qui, scene già viste e già lette su tutti i telegiornali e quotidiani nazionali. Dopodiché, Lazzaro si prodiga per far conoscere al grande pubblico l’invisibile, l’intangibile, ciò che si cela dietro al nome del partito Forza Nuova. È un viaggio all’interno dei giovani forzanovisti, che ha lo scopo di far comprendere i loro valori, i loro pensieri. Ci sono interviste ai giovani militanti (per lo più adolescenti) e al gruppo rock di riferimento, gli Hobbit, coloro che traducono in musica il loro credo. “Se ci dev’essere violenza, violenza sia”, cita una frase di un loro pezzo.
Durante l’esplorazione di questa realtà, il pubblico in sala si diverte. Gli eccessi, le esagerazioni, il temperamento violento e le frasi sconclusionate dei forzanovisti provocano la commiserazione di buona parte del pubblico in sala e l’unico modo per esprimerlo è, e non potrebbe essere altrimenti, una risata beffarda.
Il film si conclude con le immagini viste e riviste delle emaciate non-persone presenti nei campi di concentramento, in risposta a chi, all’interno del documentario, ha negato con decisione l’esistenza dell’olocausto. Scelta per cui il regista è stato criticato. Lazzaro ha risposto che “il mio interlocutore non è solo quello che sa tutto, ma è anche un ragazzo che non sa nulla”. Il suo film ha dunque anche l’intento di colmare le lacune culturali dei giovani, che rappresentano il fallimento della scuola e dell’educazione familiare.
Forza Nuova rappresenta una sorta di appiglio per i giovani d’oggi, per i quali far parte di un gruppo è vitale per loro quanto l’aria che respirano. Forza Nuova li accoglie e fornisce loro qualcosa in cui credere: Dio, la Patria, la Famiglia, valori che si incarnano nella figura del Duce, amato (nonché tatuato) da tutta questa fetta di gioventù. Valori nei quali gli italiani si ritrovano certo, ma come sottolinea Lazzaro “per costruire una società migliore non c’è bisogno di fare riferimento a questi mostri del passato”. Per il regista la colpa è innanzitutto della sinistra, che non trova un modo per comunicare con i giovani. “La sinistra usa il linguaggio dei salotti tv, è una sinistra fighetta. Dovrebbe stare di più in mezzo alla gente”.