E Christopher Plummer con "Remember" racconta la vendetta con V maiuscola
di Paola Dei
VENEZIA. Proiettato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il film 11 minut di Jerzy Skolimowsky, il regista di Essential Killing che è riuscito ad incollarci alle sedie con sequenze coinvolgenti ed assurdamente drammatiche. Fra gli interpreti star di respiro internazionale ed attori più giovani; Richard Dormer, Wojciech Mecwaldowski, Paulina Chapko, Andrzej Chyra, Dawid Ogrodnik, Agata Buzek, Piotr GŁowacki, Anna Maria Buczek e Jan Nowicki.
Ottimo montaggio, costruito, come dice lo stesso regista in Conferenza Stampa, a partire dal finale. Skolimowsky ha girato prima l’ultima scena le successivamente andando indietro nel tempo e nello spazio ha realizzato le scene che nel film sono precedenti. Un’operazione da grande Maestro che lo ha ripagato con grandi consensi anche se pubblico e stampa si sono letteralmente spaccati. Skolimowsky o lo si ama o lo si odia, la sua non é una filmografia da mezze misure: eccita, coinvolge, stupisce, emoziona, come hanno sostenuto gli stessi attori per i quali molti significati dell’opera sono emersi successivamente rivedendola tanto erano dentro la scena mentre giravano. Il film stesso non é facile da tradurre in parole, ricco di simbologie, come il pixel nero che sconvolge lo schermo o gli aerei che sfrecciano velocissimi mentre sotto di loro si consumano scenari a tratti banali a tratti apocalittici.
Tante vite si intrecciano e si confondono per giungere ad un solo finale mente il tempo scorre inesorabile nella nostra quotidianità spesso sprecato, usato inutilmente, maltrattato.Gli aerei, sostiene il cineasta, simboleggiano proprio la velocità con cui scorre il tempo e l’importanza di trattarlo e usarlo con il oscuro rispetto.
Un film nuovo che non passa inosservato ed entra a pieno diritto nel toto-leone.
Uno straordinario Christopher Plummer porta alla mostra il primo film di Atom Egoyan per raccontarci la Vendetta. Quella con la V maiuscola che attende una vita per esplodere e consumarsi fredda. Il regista veterano a Cannes trova i registri giusti con attori altrettanto strepitosi. Ci avevano già pensato altri cineasti a studiare copioni tanto efficaci quanto coinvolgenti, a partire da Tarantino e Sorrentino, tanto per citarne alcuni, per arrivare a Kim Ki-Duk che con Pieta, commosse tutto il Lido vincendo meritatamente il Leone d’oro, ma il cineasta di The Captive, non ha fatto di meno con un finale che ci ricorda i grandi capolavori della letteratura russa dove sembra che tutto vada in un modo ma dove improvvisamente tutto va esattamente nel modo opposto e inimmaginabile.
La storia é quella di un anziano: Zev, che al termine della sua vita decide di vendicarsi del nazista che sterminó la sua famiglia in nome di una giustizia attesa per tanto tempo. Un invito a mantenere vivo il ricordo del passato per sapere chi siamo stati e cosa siamo diventati. Un inno alla memoria che si aggiudica un meritato posto nella corsa al TOTOLEONE con una costruzione filmica alla Tolstoj e con un finale che squarcia il velo di Maya che per anni ha offuscato anche la memoria di Zev, sconvolto egli stessi dalla verità che gli appare improvvisa e inaspettata proprio in uno dei momenti più fragili della sua vita. Questo sembra essere un altro insegnamento dell’opera, se di insegnamento ci é dato parlare: occorre fare i conti con la propria storia prima che il nostro corpo e la mostra mente non siamo più in grado di farlo. La memoria é il terzo attore principale, invisibile ma densa di significato al punto da sconvolgere la vita di una intera comunità.
Fra gli attori oltre a Christipher Plummer un’altro premio Oscar: Martin Landau, poi Bruno Ganz e. Jūrgen Prochnow.