Tre i film italiani in concorso. Con qualche bella speranza...
di Paola Dei
VENEZIA. Fra i riflessi argentati sul mare della laguna veneziana dopo la visione dell’ultimo film in concorso proiettato questa mattina per la stampa di Giuseppe M. Gaudino con il titolo: Per amor vostro, mentre i fans in delirio attendono l’arrivo di Vasco Rossi, inizia il TOTOLEONE e mentalmente ciascuno di noi ripercorre gli undici giorni di Mostra con immagini indelebili, che scorrono ancora sul metaforico palcoscenico della vita.
Dopo l’apertura con lo spettacolare film Everest non in concorso in 3D, la prima pellicola di Venezia 72, é stata Looking for Grace, un titolo a doppio senso per la ragazza di nome Grace che avrà veramente bisogno di cercare la sua Grazia dopo la morte incidentale della madre. Un capriccio, un desiderio e la vita di 4 persone è sconvolta per sempre. Di Sue Brooks il film non ha acceso molto gli entusiasmi del pubblico e dei giornalisti. Subito dopo ci siamo trovati dentro uno dei musei più vasti e ricchi del mondo: Il Louvre per una rivisitazione a tutto tondo della storia e della storia dell’arte con Francofonia di Sokurov. Il film ci ha appassionato e rassicurato fin dai primi fotogrammi ed invero a tutt’oggi nella classifica generale é fra quelli che hanno avuto il maggior punteggio sia di critica che di pubblico.
È stata poi la volta di Beast of No Nation di Cary Fukunaga un film sui bambini soldato struggente e drammatico dove i bambini stessi sembrano dover consolare noi del dolore provato soltanto nel guardare tanto scempio.
Fra immagini sconcertanti scorre sullo schermo Marguerite di Xavier Giannolli, tratto dalla storia vera della soprano più stonata di tutti i tempi, parodia di coloro che credono di essere una cosa e che in realtà sono l’esatto contrario. Tante tematiche nell’opera a cominciare dagli uomini impazienti di aiutare donne che non hanno un valore effettivo e reticenti nell’aiutare chi realmente vale. Per narcisismo o per paura, poco importa, ma accade.
Segue poi Equals di Drake Doremus, un film di fantascienza che ci ripropone la storia di una Giulietta ed un Romeo moderni in un mondo che aborrisce i sentimenti. Per fortuna con un lieto fine che predispone l’animo alla visione di The Danish Girl di Tom Hooper, una splendida interpretazione per l’attore maschile già premio Oscar con la Teoria del tutto ed una stupenda capacità del regista di farci assimilare e digerire una storia tanto drammatica con musiche e immagini di una bellezza sconvolgente.
A questa pellicola segue la prima italiana di Piero Messina con una stupenda Juliette Binoche ad interpretare una madre incapace di elaborare un lutto nell’immediatezza. Il film con il titolo L’attesa, grazie al l’interpretazione della grande attrice francese è a tutt’oggi il più quotato fra i 4 italiani in concorso.Lo stesso giorno è stato proiettato L’Hermine di Christian Vincent, un piccolo capolavoro francese con i giusti ritmi e l’ironia insuperabile di Luchinì.
Secondo film italiano in gara: A Bigger Splash di Luca Guadagnino con uno spettacolare Ralph Fiennes nei panni di un cocainomane sempre sopra le righe nel mondo dello spettacolo. Nonostante Fiennes il film peró non convince e si attendono gli altri due film italiani in concorso con trepidazione.
È poi la volta del film El Clan di Pablo Trapero, una pellicola dalla costruzione perfetta per raccontarci la storia di una famiglia argentina specializzata in rapimenti. Recitazione impeccabile e finale a sorpresa, tra l’altro reale. Fra i quotati per un premio.
Segue The Endless River di Oliver Hermanus, un film che non brilla in comunicazione e che passa inosservato ai più.
É poi la volta di Rabin, the Last Day di Amos Gitai, un documentario-film sull’uccisione del Ministro Rabin, avvincente, puntuale, preciso, ha conquistato pubblico e critica. Abluka di Emin Alper racconta una storia di follia collettiva che ha ricevuto applausi e consensi ma non ha raggiunto le stellette di altri film in concorso.
Terzo film italiano in concorso: Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, tocchi da vero Maestro per una trama che ha lasciato perplessi anche se é certo da annoverare fra i bei film.
Anomalisa ha invece spaccato in due pubblico e critica, chi lo ha amato, chi lo ha trovato insignificante. Scene deliziose di Charlie Kaufman e Duke Jonson per raccontarci con l’animazione la storia di un amore, l’omologazione, l’importanza della comunicazione e della voce con i toni diversi…tanto da far chiamare la protagonista Anoma-Lisa. Un’anomalia che la rende deliziosa agli occhi del protagonista.
11 minut di Jerzy Skolimowsky ha sorpreso, stupito, entusiasmato e ci si aspetta senz’altro un premio. L’importanza del tempo descritta in modo insolito e magistrale senza troppi fronzoli e tenendoci incollati alle sedie con il respiro trattenuto.
Heart of a dog di Laurie Andersen é invece la delicata storia di un cane a cui la regista dedica questo lungo Aiku, come lei stessa ha amato definirlo. Tenerezza e simpatia sono passati sullo schermo per render omaggio ai nostri amici a 4 zampe.
Desde allà di Lorenzo Vigas narra le vicende e le conseguenze di un Edipo irrisolto e storie di padri assenti o troppo presenti. Buona la recitazione ma non troppo convincente la regia. Remember di Atom Egoyan è un capolavoro che ricorda la letteratura con un finale sconvolgente ed una costruzione pulita e immediata. A tutt’oggi uno dei film più apprezzati.
Penultimo film in concorso Beixi moshuo di Lang Zhao, un omaggio a tutti i lavoratori sommersi, a coloro che faticano ogni giorno onestamente anche in luoghi che sembrano dimenticati dal mondo. Immagini da brivido e frasi altrettanto intense.
Ultimo film in concorso e ultimo film italiano a chiudere la rassegna: Per amor vostro. Storia di Anna interpretata da Valeria Golino, ottima la recitazione e l’idea ma baroccamente ridondante di sequenze che appaiono inutili e noiose.
Questa la mostra rassegna per il Concorso Ufficiale Venezia 72, accanto al quale si sono affiancati i Premi della Critica e dell’Opera Prima e di Biennale College.
In attesa dei risultati.