Film d'esordio di Lorenzo Vigas nella sezione Venezia 72
di Paola Dei
VENEZIA. Polarità semantiche e descrittive, storia di solitudini e di padri assenti o troppo presenti per un film criptico, caldo e freddo allo stesso tempo, melanconico e violento, scostante eppure capace di suscitare negli spettatori un ventaglio di interpretazioni, questi gli ingredienti del debutto di Lorenzo Vigas con un lungometraggio presentato nella sezione Venezia 72.
Desde allà ovvero Da lontano con Alfredo Castro, Luis Silva, Jericó Montilla, Catherina Cordozo, Due solitudini si incrociano per le strade di Caracas, dove Armando, ricco odontotecnico adesca ragazzi per masturbarsi dietro lauto compenso mentre li osserva di spalle con i pantaloni abbassati senza mai agire l’atto sessuale. Tutto scorre nel grigiore di una quotidianità mediocre quando Armando incontra Elder, un ragazzo che gli tiene testa, gli spacca il posacenere in testa rubandogli il denaro ed inveisce contro la sua presunta omosessualità dandogli della “Checca”. É l’incontro fra due personalità apparentemente distanti, macho, carnale, scuro di pelle, muscoloso e fisico Elder, freddo, distante, indefinibile e grigio Armando, le due facce di Caracas, accomunati da famiglie disfunzionali e da padri assenti e allo stesso tempo troppo presenti, entrambi impossibilitati a costruire la propria identità. Elder, che ricorda i ragazzi di strada di matrice pasoliniana suscita rabbia e tenerezza, sogna di fare il calciatore ma è costretto invece a lavorare in una officina imbrattandosi e sognando la vita che vorrebbe, si sente orfano di padre mentre Armando, appartenente ad un’altro ceto ed un’altra storia, vorrebbe vedere morto il proprio padre ed idealizza la madre costruendogli un altarino rappresentato da una galleria fotografica che fa presagire un Edipo irrisolto. Armando è sospeso nella sua apparente tranquilla normalità e preferisce osservare, non uccide metaforicamente il padre, non agisce l’atto sessuale e non accetta pienamente la propria omosessualità. Ha scelto di non essere, di non agire. Elder lo scuote, lo travolge e innamorandosi lentamente dell’uomo, forse l’unico che si é preso cura di lui, compie un atto estremo uccidendo per lui quella figura che come un fantasma nel sé, sembra legare Armando ed impedirgli di vivere i propri desideri. Dopo la morte del padre Armando agisce la propria sessualità con rabbia, desiderio represso, riscatto, ma le due personalità restano distanti anche dopo reazioni profondamente intime.
Un finale a sorpresa ma forse l’unico possibile con il quale Armando, dimenticando i propri peccati e attribuendoli alla parte più scura e trasgressiva di Caracas, rappresentata da Elder, cerca di ricostruire la propria identità e riscattarsi dentro un piano che a tratti sembra costruito a tavolino ed ha il sapore della vendetta o perlomeno della rabbia repressa dietro anni di passività.
Una sceneggiatura scarna, poche parole, se non quelle strettamente necessarie, molti suoni che squarciano i silenzi come le sirene della polizia nell’ultima scena e primi piani che fanno emergere in figura immagini indelebili come la galleria fotografica della madre, la maglia da calcio di Elder dove é stampato il numero 10, un sogno che resta sospeso fra i vicoli colorati di Caracas.
Aggiornamento delle ore 20
Desde allà ha vinto il Leone d’Oro.