di Gianni Basi
SIENA. Dopo la lunga pausa festiva, torna la bella musica a Siena. Un’arte intuita dalla saggezza di Confucio (…“nessuno potrà mai farne a meno”) come pura estetica dell’animo, e di cui Frescobaldi ebbe ad affermare che ”senza di essa, imperfetta dir si potrebbe l’immensità del mondo”. Due emisferi diversi e lontani nel tempo, due modi opposti di concepire la musica, eppure uno stesso pensiero.
L’86^ Micat in Vertice riprende su questa scia senza età il suo cammino di note, e riparte proprio dal secolo di Girolamo Frescobaldi e dal suo genere musicale fatto di clavicembali e dei più impensabili strumenti a corda. Un pieno Rinascimento che torna a Siena, a distanza di anni con “I Sonatori de la Gioiosa Marca”, dopo il successo che questo ensemble ottenne in Chigiana con il “Ritorno di Ulisse in Patria” di Monteverdi. Arie amabili per madonne e messeri, e sette virtuosi d’altri tempi in rigoroso nero, camicia bianca e papillon, a farle ascoltare all’affezionato pubblico del Micat in Vertice. Giorgio Fava e Giovanni dalla Vecchia ai violini, Martin Zeller al cello, Giancarlo Pavan al violone, Giancarlo Rado all’arciliuto, Giampietro Rosato al cembalo e, unica donna del gruppo, Judit Foldes alla viola. Formatasi nell’83 a Treviso, in quella famosa marca detta “gioiosa” perché terra di buona cucina e di prosecco, questa eccellente formazione di strumentisti si è dedicata negli anni alla riscoperta e all’approfondimento della vastissima tradizione musicale del cinque-seicento, così prodiga di madrigali e di concertati da camera poi confluiti nei concerti grossi di Corelli e Vivaldi del secolo successivo.
Una produzione che nel trevigiano vide in preminenza l’affermazione di autori di area lombardo-veneta e romagnola, dai Tarquinio Merula ai Marco Uccellini e agli altri protagonisti della serata. Musica, la loro, che chiameremmo di compagnia, buona ad allietare le feste e i banchetti attraverso canti di estrazione popolare che narravano l’amore, la vita del tempo, ed anche la politica, favorendo poi la fioritura di quel “cavalleresco di corte” che esaltò le forme polifoniche dell’Ars Nova al centro-nord e della scuola napoletana al sud. I “Sonatori” trevigiani, che si avvalgono di strumenti d’epoca, sono oggi, assieme al “Giardino Armonico”, uno dei gruppi più ricercati in circolazione. Frequentano regolarmente i maggiori festival internazionali, dall’Ambronaye di Amsterdam al Sanssouci Musikfestspiele di Potsdam, esibendosi in teatri come il Coliseum di Buenos Aires ed alla austera Musikvereinsaal di Vienna, sede celeberrima del tradizionale concerto di capodanno. In Italia, con ospitate come la Cecilia Bartoli all’Olimpico di Vicenza nel ’98 e con la frequente collaborazione di Giuliano Carmignola nella rilettura dei concerti vivaldiani, prendono parte alle principali manifestazioni classiche e in particolare al “Festival delle Nazioni” di Città di Castello, al “Ferrara Musica”, alle rassegne del “Valli”di Reggio Emilia, all’“Unione Musicale” di Torino e, adesso, l’attesa rentrée in Accademia Chigiana. Fra i tanti riconoscimenti, d’obbligo segnalare il “Diapason d’or de l’annèe nel ’96 e il Premio Vivaldi” nel ’98 per “Balli Capricci & Stravaganze”, una sintetica antologia della musica strumentale del ‘600 italiano che, in larga parte, il gruppo di Treviso suonerà proprio venerdi nella serata in Palazzo Chigi. La prima esecuzione, che costituisce uno degli esempi più sensibili del passaggio dal rinascimentale al barocco, comprende quattro composizioni di Tarquinio Merula di eleganza e vivacità: il ballo detto “del Pollicio”, il ballo detto “Eccardo”, il “Ruggiero” e la “Chaconne” o “ciaccona”, o propriamente “canzone”, così come erano chiamate dallo stesso Merula le sonate da chiesa o da camera. Sembra che, nel suo cognome dall’aria per molti evocativa, si ravvisi la romana “via Merulana”, che egli percorreva ogni giorno nel recarsi a suonare l’organo in San Giovanni. Di Marco Antonio Ferro, uno degli autori più dimenticati di quell’epoca benché alla corte di Vienna fosse il suonatore di liuto preferito da Federico III, verrà eseguito il suo lavoro più noto, un’estrazione dall’Opus 1 del 1649, la Sonata X^ e XI^. Del provetto violinista Biagio Marini, che con Monteverdi inventò il tremolo vocale e il pizzicato sugli archi, verrà eseguito il “Passacaglio a quattro” e la “Sonata sopra la Monica”, un’aria molto in voga risalente al medioevo che nel cantato originario narra delle vicende di una ragazza costretta a prendere i voti. Ma è di Carlo Farina una delle più belle pagine del concerto: il “Capriccio stravagante”, un affresco picaresco su una giornata di festa a Dresda, fra galli e galline, il mercato, la chiesa, i soldati, le belle fanciulle, resa in efficace onomatopeico strumentale. Con la sonata del “Capriccio detto “Il Molza”, di Giovanni Battista Vitali, viene trasposta in musica l’ispirazione mezza malinconica e mezza boccaccesca ereditata dal dissoluto poeta modenese Francesco Maria Molza. Le sintesi contrappuntistiche di Vitali, da lui introdotte sia nella sonata da chiesa che in quella da camera, costituiscono nel tardo ‘600 una novità assoluta, così come l’apparizione del minuetto nelle suites. Ma ancora più innovatore è Marco Uccellini, il più barocco di tutti, oltre che il più popolare nel nord Italia per il suo repertorio fatto di ballate e passioni padane, come quest’ “Aria sopra la Bergamasca” che chiuderà il concerto dei “Sonatori de la Gioiosa Marca”. Di Uccellini, valente violinista, v’è anche da ricordare l’ingegnosità di nuove posizioni tecniche dell’archetto, l’effetto-choc del raddoppio acustico ricavato su due corde suonate all’unisono e, per gli amanti del rock, l’invenzione ancora più choc della scordatura, paragonabile all’amata “distorsione” così in voga nei suoni di oggi. Cose per le quali prima il violino di Paganini, e poi la fender di Joe Satriani, sono andati matti. Il celebre “recitar cantando” di Monteverdi diventa così, in Palazzo Chigi, un “sonar lo canto” che sarà come aprire una vera e propria porticina su un Rinascimento davvero tutto da godere, in questa bella serata.
Prima di immergersi, venerdi prossimo, nel “solo vocale” che Micat in Vertice presenterà con il coro “a cappella” dei favolosi The King’s Singers.
Ma intanto, biglietti di rigoroso taglio rinascimentale in vendita a Palazzo Chigi (Via di Città, 89) dalle ore 16 alle 18,30 di giovedì 15, e venerdi 16 fra le ore 20 e le 21 di inizio concerto. Info: 0577-22091 e www.chigiana.it.
L’86^ Micat in Vertice riprende su questa scia senza età il suo cammino di note, e riparte proprio dal secolo di Girolamo Frescobaldi e dal suo genere musicale fatto di clavicembali e dei più impensabili strumenti a corda. Un pieno Rinascimento che torna a Siena, a distanza di anni con “I Sonatori de la Gioiosa Marca”, dopo il successo che questo ensemble ottenne in Chigiana con il “Ritorno di Ulisse in Patria” di Monteverdi. Arie amabili per madonne e messeri, e sette virtuosi d’altri tempi in rigoroso nero, camicia bianca e papillon, a farle ascoltare all’affezionato pubblico del Micat in Vertice. Giorgio Fava e Giovanni dalla Vecchia ai violini, Martin Zeller al cello, Giancarlo Pavan al violone, Giancarlo Rado all’arciliuto, Giampietro Rosato al cembalo e, unica donna del gruppo, Judit Foldes alla viola. Formatasi nell’83 a Treviso, in quella famosa marca detta “gioiosa” perché terra di buona cucina e di prosecco, questa eccellente formazione di strumentisti si è dedicata negli anni alla riscoperta e all’approfondimento della vastissima tradizione musicale del cinque-seicento, così prodiga di madrigali e di concertati da camera poi confluiti nei concerti grossi di Corelli e Vivaldi del secolo successivo.
Una produzione che nel trevigiano vide in preminenza l’affermazione di autori di area lombardo-veneta e romagnola, dai Tarquinio Merula ai Marco Uccellini e agli altri protagonisti della serata. Musica, la loro, che chiameremmo di compagnia, buona ad allietare le feste e i banchetti attraverso canti di estrazione popolare che narravano l’amore, la vita del tempo, ed anche la politica, favorendo poi la fioritura di quel “cavalleresco di corte” che esaltò le forme polifoniche dell’Ars Nova al centro-nord e della scuola napoletana al sud. I “Sonatori” trevigiani, che si avvalgono di strumenti d’epoca, sono oggi, assieme al “Giardino Armonico”, uno dei gruppi più ricercati in circolazione. Frequentano regolarmente i maggiori festival internazionali, dall’Ambronaye di Amsterdam al Sanssouci Musikfestspiele di Potsdam, esibendosi in teatri come il Coliseum di Buenos Aires ed alla austera Musikvereinsaal di Vienna, sede celeberrima del tradizionale concerto di capodanno. In Italia, con ospitate come la Cecilia Bartoli all’Olimpico di Vicenza nel ’98 e con la frequente collaborazione di Giuliano Carmignola nella rilettura dei concerti vivaldiani, prendono parte alle principali manifestazioni classiche e in particolare al “Festival delle Nazioni” di Città di Castello, al “Ferrara Musica”, alle rassegne del “Valli”di Reggio Emilia, all’“Unione Musicale” di Torino e, adesso, l’attesa rentrée in Accademia Chigiana. Fra i tanti riconoscimenti, d’obbligo segnalare il “Diapason d’or de l’annèe nel ’96 e il Premio Vivaldi” nel ’98 per “Balli Capricci & Stravaganze”, una sintetica antologia della musica strumentale del ‘600 italiano che, in larga parte, il gruppo di Treviso suonerà proprio venerdi nella serata in Palazzo Chigi. La prima esecuzione, che costituisce uno degli esempi più sensibili del passaggio dal rinascimentale al barocco, comprende quattro composizioni di Tarquinio Merula di eleganza e vivacità: il ballo detto “del Pollicio”, il ballo detto “Eccardo”, il “Ruggiero” e la “Chaconne” o “ciaccona”, o propriamente “canzone”, così come erano chiamate dallo stesso Merula le sonate da chiesa o da camera. Sembra che, nel suo cognome dall’aria per molti evocativa, si ravvisi la romana “via Merulana”, che egli percorreva ogni giorno nel recarsi a suonare l’organo in San Giovanni. Di Marco Antonio Ferro, uno degli autori più dimenticati di quell’epoca benché alla corte di Vienna fosse il suonatore di liuto preferito da Federico III, verrà eseguito il suo lavoro più noto, un’estrazione dall’Opus 1 del 1649, la Sonata X^ e XI^. Del provetto violinista Biagio Marini, che con Monteverdi inventò il tremolo vocale e il pizzicato sugli archi, verrà eseguito il “Passacaglio a quattro” e la “Sonata sopra la Monica”, un’aria molto in voga risalente al medioevo che nel cantato originario narra delle vicende di una ragazza costretta a prendere i voti. Ma è di Carlo Farina una delle più belle pagine del concerto: il “Capriccio stravagante”, un affresco picaresco su una giornata di festa a Dresda, fra galli e galline, il mercato, la chiesa, i soldati, le belle fanciulle, resa in efficace onomatopeico strumentale. Con la sonata del “Capriccio detto “Il Molza”, di Giovanni Battista Vitali, viene trasposta in musica l’ispirazione mezza malinconica e mezza boccaccesca ereditata dal dissoluto poeta modenese Francesco Maria Molza. Le sintesi contrappuntistiche di Vitali, da lui introdotte sia nella sonata da chiesa che in quella da camera, costituiscono nel tardo ‘600 una novità assoluta, così come l’apparizione del minuetto nelle suites. Ma ancora più innovatore è Marco Uccellini, il più barocco di tutti, oltre che il più popolare nel nord Italia per il suo repertorio fatto di ballate e passioni padane, come quest’ “Aria sopra la Bergamasca” che chiuderà il concerto dei “Sonatori de la Gioiosa Marca”. Di Uccellini, valente violinista, v’è anche da ricordare l’ingegnosità di nuove posizioni tecniche dell’archetto, l’effetto-choc del raddoppio acustico ricavato su due corde suonate all’unisono e, per gli amanti del rock, l’invenzione ancora più choc della scordatura, paragonabile all’amata “distorsione” così in voga nei suoni di oggi. Cose per le quali prima il violino di Paganini, e poi la fender di Joe Satriani, sono andati matti. Il celebre “recitar cantando” di Monteverdi diventa così, in Palazzo Chigi, un “sonar lo canto” che sarà come aprire una vera e propria porticina su un Rinascimento davvero tutto da godere, in questa bella serata.
Prima di immergersi, venerdi prossimo, nel “solo vocale” che Micat in Vertice presenterà con il coro “a cappella” dei favolosi The King’s Singers.
Ma intanto, biglietti di rigoroso taglio rinascimentale in vendita a Palazzo Chigi (Via di Città, 89) dalle ore 16 alle 18,30 di giovedì 15, e venerdi 16 fra le ore 20 e le 21 di inizio concerto. Info: 0577-22091 e www.chigiana.it.