A Palazzo Chigi le ultime opere di M’horò artista dall’identità nascosta che stupisce ed affascina con l’originalissima e suggestiva collezione ispirata agli strumenti musicali
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SIENA. Dopo una serie di importanti e riuscite mostre in Italia e all’estero, il sorprendente e apprezzato M’horò, artista “enigmatico”, la cui identità rimane celata sotto un rigoroso anonimato, sbarca a Siena con i suoi “strumenti”: fini e leggerissime cesellature in alluminio ricavate da scarti industriali (radiatori d’auto soprattutto) per un miracoloso risultato di “provocazione” e di estrema fascinazione.
Critica specializzata, gallerie, istituzioni, mercato, ad appena tre anni di distanza dalla sua entrata in scena nel panorama dell’arte, stanno riservando grande attenzione a questo scultore singolare, inimitabile ideatore di nuove forme su una sua materia-tipo. Tra gli estimatori, Vittorio Sgarbi (che nel prossimo autunno presenterà, assieme ad Antonio Falbo curatore dell’archivio ufficiale di M’horò, il primo volume del catalogo generale dell’artista) che scrive: “con M’horó c’è solo da vedere cosa c’è davanti, punto e basta: un atto di grande franchezza intellettuale che rinuncia alla facile protezione dell’art pour l’artiste (…). Quando le opere sono così coerenti che tu le riconosci senza sapere di chi sono, esse sono nate dalla mente di Dio, che è quella che l’artista riproduce, e quindi loro parlano di lui e non lui di loro. E’ il caso di questo artista che ha scelto di non farsi riconoscere e usare lo pseudonimo di M’horó”.
“Battuto” con esaltanti aggiudicazioni nelle aste nazionali e nei motori di ricerca di quelle internazionali come Art Price e Art Net, M’horò – spiega Roberto Messina – “stupisce sempre, e stavolta ancor più con questo suo virtuosismo tecnico liutario in cui, anziché la capacità di lavorare e assemblare il legno, evidenzia l’abilità nel costruire una filigrana di metalli in cui il genio scultoreo, ‘iuxta propria principia’ si associa al fascino e all’eleganza formale degli archi”.
Per Salvatore Falbo: “Il divenire plastico e gestuale di M’horò, trasforma questi reperti destinati all’oblio in beccheggianti strumenti che si estroflettono come raffinate casse armoniche di celebri liutai: violini, viole, violoncelli e contrabbassi che sfileranno disseminati nelle eleganti sale di palazzo Chigi-Saracini. E sarà il suo trio d’archi, appositamente creato e installato nell’atrio principale, ad accogliere i visitatori”.
Il connubio tra M’horò e Siena è comunque destinato a lasciare il segno, suggellato dalla contestuale consegna dei riconoscimenti sculture\miniature scolpite appositamente dall’artista per l’assegnazione ai grandi maestri chigiani di strumento ad arco. E poi, per il previsto allestimento, in contemporanea, di una personale dell’artista presso le sale della Galleria “Novecento”, in via Pantaneto 63, nel centro storico cittadino, a partire da domenica 7 luglio fino al 30 settembre.
La mostra di Siena va così a consolidare la “fortuna” e il nutrito programma espositivo di questo autentico talento sempre più conteso dai collezionisti e apprezzato dal mercato che sarà protagonista a breve con un’istallazione alle Terme sensoriali di Chianciano, poi a settembre alla fiera con una collaterale di Cremona Musica (unico artista invitato) e nella grande retrospettiva a Milano nel prossimo inverno. Seguiranno esposizioni a Riccione, Firenze, Brescia, Toronto, New York, Parigi, Londra, Stoccolma, Oporto, Muscat, Dubai, Pechino.