di Andrea Pagliantini
CASTELNUOVO BERARDENGA. La storia d’amore fra Ranuccio e Maria, si perpetua ogni anno – dal 1924 – con i fiori di zinnia che ogni primavera esplodono nel giardino della villa di Geggiano. Semi donati alla terra per la sua amata sposa, che si tramandano. Infatti i nipoti alla fine di ogni fioritura stagionale, li raccolgono, preservano, interrano a imperituro ricordo.
Cade oggi il cinquantesimo anniversario dalla scomparsa di una persona che era nata dalla parte giusta della storia (conte), avendo dalla sua il fatto di essere membro di una famiglia che aveva in catalogo da secoli grandi possedimenti e annoverando papi e cardinali, palazzi, sindaci e nobili personaggi. Nota curiosa che fra i tanti cognomi accumulati, c’è Cerretani, ovvero signori del castello di Cerreto, i cui ruderi appassionano ancora per la singolarità delle macerie rimaste.
Persona poliedrica, grande studioso e intellettuale con studi di archeologia, con conseguenti grandi scavi, ritrovamenti, pubblicazioni, di cui traccia un ricordo appassionato e preciso Giulio Carlo Argan, noto critico d’arte e primo sindaco laico di Roma in epoca Repubblicana.
Si ricorda che nel 1938 (da insigne cattedratico e perfetto conoscitore della lingua tedesca grazie alla madre slesiana) guidò la visita a Roma di due autentici “bottini” (uno nostrale, uno austro/germanico) come da nota poesia di Trilussa: “Roma de travertino, rifatta de cartone, saluta l’imbianchino, suo prossimo padrone”.
Liberale di indole crociana, arriva per studio e riflessione interiore ad abbracciare una corrente di pensiero agli antipodi del liberalisimo e dei littori fasci che ancora guarnivano l’esistenza e i drammi degli italiani, che imparavano a viverli sulla propria pelle. Abbraccia il marxismo fin dal 1944 e partecipa al movimento clandestino di Liberazione.
Negli anni Cinquanta fonda una cooperativa con i mezzadri che lavoravano le terre della sua famiglia, per poi arrivare a donare ai contadini i poderi in cui lavoravano.
Una vita non banale divisa fra studi e ricerche sul campo di archeologia (i cui testi sono ancora fra i più importanti del settore) la parte politica e culturale viste dal suo osservatorio sul mondo che era la Villa di Geggiano, nel comune di Castelnuovo Berardenga e a due passi da Siena.
Nel 2016 è uscito un documentario di Mario Caria “L’uomo che non cambiò la storia“; a Castelnuovo Berardenga è intitolata a Ranuccio Bianchi Bandinelli la Biblioteca Comunale, mentre oggi 17 gennaio 2025, 50° anniversario della morte, non si prevede (purtroppo) alcun ricordo e iniziativa culturale.