di Lorenzo Pini
COLLE VAL D’ELSA: Dopo i successi a “Eufonika” e “Siena in Rock” nel 2008 e la finale regionale nel contest “Rock Targato Italia” di quest’anno, la band di Colle val d’Elsa si presenta a un pubblico più ampio con l’uscita dell’omonimo EP “Merry-go-Round”. Un esordio affidato alla produzione artistica di Giuseppe Galgani. In questa intervista la parola al portavoce del gruppo, il chitarrista Luca Cecchi.
Luca, chi sono i Merry-go-Round?
Il gruppo è nato nel 2007. Avevo voglia di creare una nuova band con brani del tutto originali e mi sono impegnato in questo progetto. Inizialmente Merry-go-Round era un quartetto composto da Luisa Quaglia alla voce, Luca Cecchi alla chitarra, Francesco Galgani al basso e Riccardo Baroni alla batteria. Dopo alcuni mesi ci siamo accorti di aver bisogno di un’altra chitarra per ottenere un sound un po’ più ricercato. Ci serviva un tappeto musicale, un amalgama: così si è unito a noi Damiano Guarguaglini. Dopo la produzione del nostro primo EP Francesco ha abbandonato il progetto a causa di alcune diversità di vedute ed è arrivato in pianta stabile il giovane bassista Jury Maccianti.
Riuscire a produrre un disco è un buon modo per mettersi alla prova. La prossima settimana (14 dicembre), sarà in vendita il vostro primo EP. Con quali parole lo presenteresti?
Il sogno di ogni gruppo è realizzare un’opera originale, che non percorra piste già troppo battute. Se dovessi descrivere il nostro prodotto lo definirei un giusto compromesso tra melodie di “facile comprensione” e sfumature più raffinate.
“Merry Go Round” è il titolo del film più dilatato e sconnesso del francese Jacques Rivette, regista che è sempre stato riconosciuto dalla critica e meno dal pubblico. In Italia Merry Go Round passò a ora tarda in Fuori Orario. Fareste a cambio con lo stesso destino?
Come musicista preferirei “passare” in un programma alle cinque del mattino ma essere sicuro che chi ci ascolta apprezzi la nostra musica (anche perché per aspettarci fino alle cinque di mattina ce ne vuole di cuore). Come persona mi auguro di riuscire a sopravvivere con la nostra passione, che è la musica, quindi…
La Valdelsa a livello musicale è nota, più che altro, come scena di gruppi punk-rock o metal o di progetti sperimentali legati alla musica elettronica. Che cosa pensate del panorama musicale locale e delle strutture che lo sostengono?
Così su due piedi risponderei che ci potrebbero essere dati molti più spazi per la nostra libertà d’espressione. Ma devo ammettere che Colle val d’Elsa, rispetto al “vicinato”, non è male, pur
non avendo grosse strutture a disposizione. Si pensi a città come Siena e Firenze, che avrebbero spazi adeguati, ma non li sfruttano per promuovere le band emergenti.
“This is me” è uno dei brani del nuovo album. Dal titolo si può intuire che rispecchi l’identità del gruppo. Vi riconoscete nella musica che siete riusciti a produrre, sia a livello di sound che di significati?
Non avevo mai pensato a questa associazione. In realtà “This is me” è il pezzo secondo me più rappresentativo di questo EP. Sia come atmosfere, che come sound, fino alle componenti tecniche, è il brano che meglio esprime l’anima dei Merry-go-Round.
Il rischio, per una band agli esordi, è quello di annegare nel marasma delle proposte e non riuscire a imprimere il proprio marchio nella scena musicale. Nel 2008 avete vinto i concorsi “Eufonika” e “Siena in Rock”. Dov’è la vostra marcia in più?
La passione è l’elemento che ci contraddistingue e che ci ha fatto fare il nostro piccolo, ma importante, salto di qualità. L’impegno consiste nel passare giornate e serate, fino a tarda notte, a plasmare i nostri pezzi. Dal punto di vista tecnico una cosa che ci distingue è la voce di Luisa, precisa, pulita: un ottimo motore percussivo della batteria, unito al contesto aggressivo e spigoloso di basso e chitarre. Una delle nostre fortune è stata quella di incontrare Giuseppe Galgani (chitarrista che ha collaborato con svariati artisti, insegnante scuola musicale Lizard), che ha collaborato con noi per la produzione artistica del progetto.
L'inglese è la lingua universale. Voi, come molti altri gruppi italiani, componete così i vostri testi. Da cosa nasce questa scelta? Vi “convertirete” mai all’italiano?
La risposta sta nella domanda. L’inglese è una lingua che si presta molto bene a questo genere musicale, sia per le sonorità che per le metriche, a differenza dell’italiano che ha una sintassi più complessa. Non è detto che in futuro non faremo qualche brano in italiano. Per il momento non sono previsti.
Una domanda banale, ma necessaria: gli artisti a cui vi ispirate.
Per quanto mi riguarda, il più grande riferimento del passato sono i Led Zeppelin: Page è il più grande chitarrista di tutti i tempi. Nel panorama musicale odierno uno dei gruppi più innovativi sono secondo me i Tool. Tra gli altri artisti cha da sempre mi hanno accompagnato c’è la musica dei Pearl Jam, Alice in Chains, King Crimson, Frank Zappa, De André.
La voce di Luisa suona come un affondo melodico nella giungla rock delle percussioni e delle chitarre. Come lavorate su una canzone? Come avviene il vostro processo compositivo? Sto pensando a un brano particolare come “Rust”, per esempio.
Devo dire che involontariamente hai scelto il brano sul quale abbiamo lavorato più intensamente, specie nell’arrangiamento tra voce e strumenti. Di solito, al momento di comporre un pezzo, sono io che propongo una base musicale, e su quella interveniamo con diverse variazioni. In questo caso il brano è stato totalmente stravolto: eccezion fatta per il ritornello, il resto del pezzo è stato del tutto rivisitato sulla melodia della voce.
La dimensione live per un gruppo come il vostro è senza dubbio fondamentale. Cosa rappresenta per voi il live e qual è il vostro rapporto con la scena e il pubblico di casa vostra?
Il live è il momento più bello per la band. È qui che il gruppo raccoglie il frutto del suo duro lavoro, naturalmente se tutto fila liscio. Il problema è sempre quello: trovare lo spazio adeguato per esibirsi. Ad esempio, una delle serate più belle è stata quella del Siena Città Aromatica (2008), manifestazione in cui abbiamo potuto suonare con ottima strumentazione, davanti a un bellissimo pubblico e, soprattutto, insieme a Mauro Pagani. Più in particolare, come ti ho già detto, siamo aperti a varie influenze musicali, e per questo ci aspettiamo noi per primi di coinvolgere una sempre maggiore varietà di pubblico.
Presente, e, soprattutto, futuro. Dove e quando saranno di scena i Merry-go-Round?
In questo momento stiamo promuovendo il nostro primo disco. L’uscita è prevista nei prossimi giorni (sarà distribuito con l’etichetta indipendente Horus Music di Gianluca Galli, tramite Audioglobe – distribuzione italiana e Europea). Le date delle prossime esibizioni sono costantemente aggiornate sul nostro myspace (www.myspace.com/merrygoroundgroup). Nei progetti a breve termine abbiamo già brani in produzione, che di sicuro potrete ascoltare ai nostri concerti e, speriamo a breve, in un nuovo disco.
COLLE VAL D’ELSA: Dopo i successi a “Eufonika” e “Siena in Rock” nel 2008 e la finale regionale nel contest “Rock Targato Italia” di quest’anno, la band di Colle val d’Elsa si presenta a un pubblico più ampio con l’uscita dell’omonimo EP “Merry-go-Round”. Un esordio affidato alla produzione artistica di Giuseppe Galgani. In questa intervista la parola al portavoce del gruppo, il chitarrista Luca Cecchi.
Luca, chi sono i Merry-go-Round?
Il gruppo è nato nel 2007. Avevo voglia di creare una nuova band con brani del tutto originali e mi sono impegnato in questo progetto. Inizialmente Merry-go-Round era un quartetto composto da Luisa Quaglia alla voce, Luca Cecchi alla chitarra, Francesco Galgani al basso e Riccardo Baroni alla batteria. Dopo alcuni mesi ci siamo accorti di aver bisogno di un’altra chitarra per ottenere un sound un po’ più ricercato. Ci serviva un tappeto musicale, un amalgama: così si è unito a noi Damiano Guarguaglini. Dopo la produzione del nostro primo EP Francesco ha abbandonato il progetto a causa di alcune diversità di vedute ed è arrivato in pianta stabile il giovane bassista Jury Maccianti.
Riuscire a produrre un disco è un buon modo per mettersi alla prova. La prossima settimana (14 dicembre), sarà in vendita il vostro primo EP. Con quali parole lo presenteresti?
Il sogno di ogni gruppo è realizzare un’opera originale, che non percorra piste già troppo battute. Se dovessi descrivere il nostro prodotto lo definirei un giusto compromesso tra melodie di “facile comprensione” e sfumature più raffinate.
“Merry Go Round” è il titolo del film più dilatato e sconnesso del francese Jacques Rivette, regista che è sempre stato riconosciuto dalla critica e meno dal pubblico. In Italia Merry Go Round passò a ora tarda in Fuori Orario. Fareste a cambio con lo stesso destino?
Come musicista preferirei “passare” in un programma alle cinque del mattino ma essere sicuro che chi ci ascolta apprezzi la nostra musica (anche perché per aspettarci fino alle cinque di mattina ce ne vuole di cuore). Come persona mi auguro di riuscire a sopravvivere con la nostra passione, che è la musica, quindi…
La Valdelsa a livello musicale è nota, più che altro, come scena di gruppi punk-rock o metal o di progetti sperimentali legati alla musica elettronica. Che cosa pensate del panorama musicale locale e delle strutture che lo sostengono?
Così su due piedi risponderei che ci potrebbero essere dati molti più spazi per la nostra libertà d’espressione. Ma devo ammettere che Colle val d’Elsa, rispetto al “vicinato”, non è male, pur
non avendo grosse strutture a disposizione. Si pensi a città come Siena e Firenze, che avrebbero spazi adeguati, ma non li sfruttano per promuovere le band emergenti.“This is me” è uno dei brani del nuovo album. Dal titolo si può intuire che rispecchi l’identità del gruppo. Vi riconoscete nella musica che siete riusciti a produrre, sia a livello di sound che di significati?
Non avevo mai pensato a questa associazione. In realtà “This is me” è il pezzo secondo me più rappresentativo di questo EP. Sia come atmosfere, che come sound, fino alle componenti tecniche, è il brano che meglio esprime l’anima dei Merry-go-Round.
Il rischio, per una band agli esordi, è quello di annegare nel marasma delle proposte e non riuscire a imprimere il proprio marchio nella scena musicale. Nel 2008 avete vinto i concorsi “Eufonika” e “Siena in Rock”. Dov’è la vostra marcia in più?
La passione è l’elemento che ci contraddistingue e che ci ha fatto fare il nostro piccolo, ma importante, salto di qualità. L’impegno consiste nel passare giornate e serate, fino a tarda notte, a plasmare i nostri pezzi. Dal punto di vista tecnico una cosa che ci distingue è la voce di Luisa, precisa, pulita: un ottimo motore percussivo della batteria, unito al contesto aggressivo e spigoloso di basso e chitarre. Una delle nostre fortune è stata quella di incontrare Giuseppe Galgani (chitarrista che ha collaborato con svariati artisti, insegnante scuola musicale Lizard), che ha collaborato con noi per la produzione artistica del progetto.
L'inglese è la lingua universale. Voi, come molti altri gruppi italiani, componete così i vostri testi. Da cosa nasce questa scelta? Vi “convertirete” mai all’italiano?
La risposta sta nella domanda. L’inglese è una lingua che si presta molto bene a questo genere musicale, sia per le sonorità che per le metriche, a differenza dell’italiano che ha una sintassi più complessa. Non è detto che in futuro non faremo qualche brano in italiano. Per il momento non sono previsti.
Una domanda banale, ma necessaria: gli artisti a cui vi ispirate.
Per quanto mi riguarda, il più grande riferimento del passato sono i Led Zeppelin: Page è il più grande chitarrista di tutti i tempi. Nel panorama musicale odierno uno dei gruppi più innovativi sono secondo me i Tool. Tra gli altri artisti cha da sempre mi hanno accompagnato c’è la musica dei Pearl Jam, Alice in Chains, King Crimson, Frank Zappa, De André.
La voce di Luisa suona come un affondo melodico nella giungla rock delle percussioni e delle chitarre. Come lavorate su una canzone? Come avviene il vostro processo compositivo? Sto pensando a un brano particolare come “Rust”, per esempio.
Devo dire che involontariamente hai scelto il brano sul quale abbiamo lavorato più intensamente, specie nell’arrangiamento tra voce e strumenti. Di solito, al momento di comporre un pezzo, sono io che propongo una base musicale, e su quella interveniamo con diverse variazioni. In questo caso il brano è stato totalmente stravolto: eccezion fatta per il ritornello, il resto del pezzo è stato del tutto rivisitato sulla melodia della voce.
La dimensione live per un gruppo come il vostro è senza dubbio fondamentale. Cosa rappresenta per voi il live e qual è il vostro rapporto con la scena e il pubblico di casa vostra?
Il live è il momento più bello per la band. È qui che il gruppo raccoglie il frutto del suo duro lavoro, naturalmente se tutto fila liscio. Il problema è sempre quello: trovare lo spazio adeguato per esibirsi. Ad esempio, una delle serate più belle è stata quella del Siena Città Aromatica (2008), manifestazione in cui abbiamo potuto suonare con ottima strumentazione, davanti a un bellissimo pubblico e, soprattutto, insieme a Mauro Pagani. Più in particolare, come ti ho già detto, siamo aperti a varie influenze musicali, e per questo ci aspettiamo noi per primi di coinvolgere una sempre maggiore varietà di pubblico.
Presente, e, soprattutto, futuro. Dove e quando saranno di scena i Merry-go-Round?
In questo momento stiamo promuovendo il nostro primo disco. L’uscita è prevista nei prossimi giorni (sarà distribuito con l’etichetta indipendente Horus Music di Gianluca Galli, tramite Audioglobe – distribuzione italiana e Europea). Le date delle prossime esibizioni sono costantemente aggiornate sul nostro myspace (www.myspace.com/merrygoroundgroup). Nei progetti a breve termine abbiamo già brani in produzione, che di sicuro potrete ascoltare ai nostri concerti e, speriamo a breve, in un nuovo disco.
