Il libro, al cui interno viene data voce a personalità di spicco nel mondo della semiotica internazionale, e non solo, come Maurizio Bettini, Umberto Eco, Ruggero Eugeni, Tarcisio Lancioni, Giovanni Manetti, Herman Parret e Antonio Prete, è un’esplorazione dell’azione reciproca del ricordo e del suo rovescio, la dimenticanza, attraverso alcuni aspetti del pensiero filosofico, della teoria del linguaggio e del mito, per arrivare alla letteratura e al cinema contemporanei.
L’introduzione, redatta da Herman Parret, è l’inizio della considerazione sulle due dimensioni della memoria e dell’oblio che sarà sviluppata nelle due parti principali di cui il libro si compone. La prima parte è dedicata specificatamente alla semiotica della memoria e dell’oblio in cui è racchiuso l’intervento di Maurizio Bettini sulle figure mitiche greco-romane dell’oblio, al quale segue il problema dell’inesistenza di un’Ars Oblivionalis affrontato da Eco e quello dei segni e del linguaggio nel caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron trattato da Manetti.
La seconda parte, che inizia con il testo di Antonio Prete sull’eco della nostalgia, invece, sviluppa il tema delle forme delle due dimensioni attraverso la costruzione, data da testi letterari e cinematografici, dell’interazione fra memoria e oblio di cui hanno parlato: Ruggero Eugeni, con le figure della memoria in Stanley Kubrick e Hideo Nakata; Tarciso Lancioni, con le produzioni di Faulkner e in particolare dell’opera L’urlo e il furore. A concludere è l’intervento della curatrice che attraverso il prodotto cinematografico dal titolo Muriel di Alain Resnais dove viene esplorato il tema del trauma e del lavoro memoriale a esso connesso.
Si tratta dunque di un testo in cui, attraverso le figure mitiche dell’oblio, le tecniche impossibili della dimenticanza e i paradossi della memoria ferita e dell’oblio negato, gli autori reperiscono il lavoro dell’oblio nella memoria, la dimensione sempre possibile di un lavoro sul passato capace di aprire il presente sul futuro.