Il cast nel complesso risulta brillante tanto che il pubblico lo richiama più volte per applaudirlo
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di Giulia Tacchetti
SIENA. “….La risata arriva là dove tanta morale, tanta ipocrisia…fa spesso danni irreparabili. Ridere continuando a descrivere la doppiezza della società che non parla e se lo fa mente, accettando tutti di essere protagonisti del nulla…” (da note di regia). Questo è il concentrato di “Un’ora di tranquillità”, commedia brillante e divertente che regala al pubblico 100 minuti di pura comicità, scritta dal drammaturgo francese Florian Zeller (classe ’79). In un loft parigino con una enorme finestra sulla torre Eiffel (realizzata da Roberto Crea)
si svolge l’intera vicenda. Michel (Massimo Ghini), appassionato di musica jazz, trova per caso sulla bancarella di un rigattiere un vecchio disco in vinile “Me, myself and I”, il primo album di Niel Youart. Al colmo della felicità torna a casa con l’intento di ascoltare subito la sua musica preferita. Invece le cose non vanno così, perché sulla scena irrompono personaggi e fatti che sconvolgono il suo piano. Nathalie (Galatea Ranzi) la moglie, gli comunica che per uscire dalla depressione gli deve confessare una terribile verità: tanti anni fa dalla relazione con Pierre (Massimo Ciavarro) è nato Sébastien, che lui ha sempre creduto suo figlio.
Un poco credibile idraulico, non polacco ma portoghese, notizia irrilevante, ma fonte di comicità, sta effettuando lavori di restauro, ma in realtà distrugge la casa. Il figlio Sébastien (Alessandro Giuggioli) poco intelligente e reattivo, si presuppone anche per l’abuso di droga (ha mangiato un topo), fa parte di un complesso mettallaro e vuole essere chiamato Fucking rat. Irrompe la moglie di Pierre, la quale vuole
confessare a Nathalie, sua migliore amica, la relazione con Michel. L’inquilino del piano di sotto con grande controllo fa presente che si sta allagando la sua casa per colpa dell’idraulico. Quando tutto sembra finito e Michel finalmente incomincia ad ascoltare la musica, ecco la catastrofe: l’aiutante idraulico cade sopra al giradischi e distrugge tutto.
Ghini, conosciuto soprattutto per la sua attività televisiva e cinematografica (“Raccontami”, serie televisiva con Lunetta Savino ed i vari cinepanettoni con De Sica) per la prima volta debutta come regista in teatro, grazie anche ad una iniziale attività teatrale con Strehler, Lavia, Patroni Griffi . Si dimostra abile nel gestire gli incidenti e nel dirigere i personaggi, costruendo un lavoro di gruppo: ogni attore ha un ruolo fondamentale nella vicenda ed è contemporaneamente comico e spalla dell’altro. Il congegno della comicità, che nasce anche dall’alternarsi tra la tranquillità e la catastrofe, consente ritmi serrati nell’avvicendarsi dei fatti, battute serrate, equivoci, situazioni al limite dell’assurdo. Tuttavia la recitazione, in alcuni momenti, sembra portata all’eccesso, anche per i forti rumori, che segnalano che sta
accadendo qualche cosa di grave. Meno convincente nella sua performance è Ciavarro, che non riesce a dare spessore al suo personaggio, forse anche per il breve spazio a lui riservato. Il figlio Sébastien è troppo concentrato nella resa esteriore del metallaro, per cui la sua recitazione è volutamente limitata a poche battute.
Il cast nel complesso risulta brillante tanto che il pubblico lo richiama più volte sul palcoscenico per tributare il meritato applauso.