Il racconto si apre a Treviso nel 1259 con un severo e impenetrabile Ezzelino da Romano seduto sul suo scranno a decidere la sorte di venticinque sudditi, tutti papisti e traditori: i colpevoli devono morire sulla forca, perché hanno deciso di parteggiare per il Papa e tradire il loro signore. Nessuna pietà, debolezza o indecisione nei confronti del nemico. E’ in questo modo che i da Romano hanno raggiunto la fama e la fortuna governando sulla Marca Trevigiana e gran parte dell'Italia nord orientale, ad opera del condottiero Ezzelino, aiutato dal fratello Alberico.
I da Romano moriranno, poi, dopo la sconfitta patita a Cassano d'Adda per mano delle truppe papiste: Ezzelino a causa delle gravi ferite riportate in battaglia, mentre il resto della famiglia, compreso Alberico, con una feroce esecuzione pubblica a dimostrazione della volontà di annientamento dell'ultimo baluardo dell'Impero e della sua stirpe.
Il cuore del libro è nel personaggio di Guido da Treviso, figlio adottivo di Alberico, e figlio naturale di Ezzelino, che, sopravvissuto al massacro, con il suo racconto in prima persona ci permette di entrare, progressivamente, dentro un periodo storico caratterizzato da forti tradizioni feudatarie, scontri tra vicinie, borghi e castelli.
Il volume, strutturato come un ciclo di affreschi, così come li troviamo nell'abside delle chiese, per dar vita a una mirabile opera d'arte dove Salvador ne è il pittore.
Il romanzo attraversa il Friuli della seconda metà del '200 con una ricostruzione dettagliata degli accadimenti storici arricchiti da una miriade di particolari presi dalla vita quotidiana. Dalle abitudini alimentari dell'epoca all'abbigliamento, dagli usi e costumi medievali alle regole di comportamento, compresi gli aspetti religiosi.
La ricostruzione narrativa è estremamente dinamica, in grado di calare il lettore in ambientazioni cariche di fascinazione.