Mostra di Anacleto “Nino” Della Gatta, dal 10 agosto al 30 settembre
PIANCASTAGNAIO. Piancastagnaio riscopre Anacleto “Nino” Della Gatta, ultimo esponente dei macchiaoli, in una mostra alla Rocca aldobrandesca che verrà inaugurata giovedì 10 agosto (ore 19,30).
Si celebra così un pittore che ha tratto ispirazione dalla Toscana e in particolare dalle aree senesi e fiorentine. La sua opera è anche una testimonianza di una Firenze “com’era” (alla quale il Museo comunale dedicò un’intera saletta), con scorci di vie e di piazze andate distrutte o trasformate. Del resto in questa città aveva stabilito la sua dimora e fissato il suo studio in via della Vigna Nuova. Non mancano altre affascinanti ispirazioni: la cittadina di San Gimignano con i vicoli, le torri e gli uliveti. Allo stesso modo, ai piedi del cono vulcanico dell’Amiata ha ritratto la vallata dell’Orcia, dalle sorgenti fino al crinale oltre il quale il letto del fiume si getta nell’Ombrone. A Campiglia d’Orcia, ecco fissati gli scorci di una campagna che al calar del sole vedeva gli animali tornare alle stalle e agli ovili, oltre agli alberi o al grano accarezzato dal vento morbide forme dei “gretoni” valdorciani.
A Livorno, apprezzato da Fattori, Cannucci e Romanelli, il pittore venne premiato per le sue opere. La sua arte ebbe tanti altri estimatori. Ne è esempio il taccuino di disegni e acquerelli che testimonia la sua amicizia con Enrico Caruso, il grande tenore, pieno di schizzi e studi preparatori per le decorazioni eseguite in una delle ville del cantante, ma anche caricature che Nino fece a Caruso (quest’ultimo – a sua volta abile disegnatore – fece altrettanto con il pittore). Tutto questo patrimonio, compresi numerosi autoritratti e ritratti di familiari (anche questi esposti a Piancastagnaio), assume un’ulteriore valenza anche storica e antropologica: trova una collocazione ideale nel cassero che domina il paese amiatino in suggestive sale dalle pareti a pietra, dentro una Rocca che regala affacci mozzafiato.
Della Gatta è nato a Sezze, nel Lazio, nel 1868, da una nobile famiglia imparentata con i Pecci (il ceppo di papa Leone XIII). Morì a San Martino (Firenze) l’8 febbraio 1932, probabilmente a causa di un’intossicazione dovuta alle pitture che aveva utilizzato per una vita. I primi rudimenti di pittura li ricevette, a Roma, dagli spagnoli Antonio Fabres e José Vallegas. Trasferitosi a Firenze incontrò il suo grande maestro, un macchiaiolo: Odoardo Borrani. Le opere di Della Gatta trovarono un posto di riguardo in collezioni pubbliche e private (principessa Borghese, Ricci, Mancini, Triscornia); molte arrivarono fino all’estero (in Brasile) altre sono andate perdute o conservate in qualche collezione privata. La mostra di Piancastagnaio termina il 30 settembre 2023.